GALATINA - Dieci ore in pronto soccorso per un colpo di frusta. Una giornata di passione, quella dell’altro ieri, per una 35enne di Aradeo che ha avuto la sfortuna di essere tamponata violentemente sulla Lecce-Galatina. Paura, dolore, preoccupazione, tutto quello che consegue dopo un incidente si è presentato alla giovane donna che è stata subito portata in ospedale dal compagno. Alle 11.45 sono arrivati al pronto soccorso del “Santa Caterina Novella” di Galatina e dopo il triage è cominciata una lunga attesa in una sala d’aspetto che i parenti della donna descrivono spoglia: «Ci sono solo due sedie e una panca vecchie, ma anche poco stabili».
Stando al racconto dei parenti, per un’ora nessuno l’ha visitata o si è accertato delle sue condizioni di salute. Quindi solo dopo un’ora di attesa le è stato messo un collare per poi rimanere nella sala d’aspetto sino alle 21 quando finalmente è stata visitata dal medico di turno che ha diagnosticato una prognosi di una settimana. «Non abbiamo aspettato perché doveva essere monitorata - spiegano i parenti - ma ci è stato detto che non c’erano barelle e che il personale era poco: in turno solo un medico. Eppure non c’era troppa gente. Non è giusto stare dieci ore in ospedale per un colpo di frusta, ma soprattutto nessuno ha controllato per tempo se con l’incidente aveva subito qualche danno più grave. Purtroppo abbiamo trovato un servizio sanitario molto scadente».
La carenza di personale negli ospedali salentini è un fatto ormai strutturale. Tra necessità di contenere la spesa per il personale a cui sono tenute le regioni sottoposte a piano di rientro, come è il caso della Puglia, e la penuria di medici specializzati, le criticità sono scontate. Altra cosa è il decoro dei luoghi che attiene alla cura degli spazi da parte di chi dirige la struttura. Certo è che le attese in pronto soccorso sono pane quotidiano e se molto spesso sono dovute a necessità cliniche, ossia tempi di esecuzione degli esami e l’osservazione dell’evoluzione del malessere lamentato ci sono comunque i coni d’ombra legati al fatto che il personale non è sufficiente a dare tutte le risposte in tempi accettabili. Vero è che ad appesantire i pronto soccorso sono anche i ben noti codici verdi e bianchi (si aggirano attorno al 70% di tutti gli accessi) e qui si torna ad altro tema conosciuto che chiama in causa una riforma ancora in fieri che dovrebbe risolvere i problemi. La panacea dovrebbero essere ospedali e case di comunità, ma se i contenitori si stanno realizzando con i fondi del Pnrr, rimane il punto interrogativo del personale.