Daniele Greco aveva appena tre mesi quando fu strappato dall’amore della mamma Maria Monteduro. Oggi è un uomo che vuole fare della sua triste esperienza un manifesto contro la violenza sulle donne in tutte le sue forme, sposando un tema che la «Gazzetta» ritiene di fondamentale importanza.
Dopo aver terminato gli studi a Perugia nel 2021, oggi vive nel Lussemburgo, dove lavora nel settore della finanza e dei fondi d’investimento. Nel frattempo sta terminando l’ultimo anno di magistrale alla Luiss di Roma.
Daniele, cosa ha provato quando hai conosciuto tutta la vicenda legata alla scomparsa di tua madre? Rabbia? Stupore? Rancore? Pensi che in quel momento non sia stata adeguatamente difesa sia come donna che come professionista?
«È stata una tragedia che inevitabilmente ha segnato la mia vita fin dalla più tenera età. Tentare di descrivere le emozioni che ho provato in quel momento è sempre difficile, ma posso dire che c’è stata una gamma di sentimenti complessi, dalla rabbia alla tristezza, dallo sconcerto al senso di ingiustizia. Non posso dire di averla conosciuta come madre, ma ho ereditato da lei una profonda consapevolezza dell’importanza di combattere la violenza contro le donne in ogni sua forma».
È stato difficile crescere con questa pesante eredità? I suoi familiari (suo padre e sua nonna in particolare), in che modo l’hanno aiutata a metabolizzare quanto accaduto?
«La mia famiglia, soprattutto mio padre e mia nonna, hanno giocato un ruolo fondamentale nel sostenermi e aiutarmi a elaborare questo dolore. Hanno sempre cercato di farmi sentire amato e protetto nonostante le circostanze. Nel ricordare sempre che una tragedia del genere non fa una sola vittima, ritengo importante sottolineare che chi non è la vittima diretta di tali tragedie deve essere pronto a combattere una guerra inimmaginabile, soprattutto a livello mentale. Detto ciò, la forza che entrambi hanno dimostrato nel superare tutto questo e nell’educarmi senza mai farmi mancare quell’amore che nessuno dovrebbe mai perdere, è la conferma che, nonostante tutto, mi sento fortunato nell’avere nella mia vita persone come loro».
Pensa che in questi anni sia cambiato qualcosa nelle condizioni di vita delle professioniste? Esiste cioè a suo avviso un problema di sicurezza per le lavoratrici?
«Credo che ci siano stati progressi, ma c’è ancora molto da fare. È fondamentale garantire la sicurezza sul lavoro per tutti, indipendentemente dal genere. È triste vedere casi di violenza contro le donne che svolgono lavori di primaria importanza nella società; credo che sia un problema che deve essere affrontato a livello legislativo e sociale».
Ha mai pensato di diventare un testimonial di una campagna antiviolenza nelle scuole, qualcuno le ha chiesto di raccontare pubblicamente la sua esperienza?
«Devo ammettere di non aver ancora avuto esperienze dirette in tal senso. Sono stato piuttosto riservato su questo fronte, ma non escludo la possibilità di considerare una tale opportunità in futuro. Ritengo che sensibilizzare i giovani sia fondamentale per combattere la violenza di genere, quindi potrei valutare questa possibilità quando mi sentirò più pronto».
Immaginiamo lei insegnare che nulla al mondo può giustificare un sopruso nei confronti dell’altro sesso. Quale messaggio affiderebbe a giovani ed adulti?
«L’uguaglianza di genere è un principio fondamentale che dovrebbe essere rispettato da tutti. Invito tutti a riflettere sulle proprie azioni e ad impegnarsi attivamente per creare una società più equa e rispettosa, dove la violenza contro le donne non abbia più spazio».
Cosa possono fare le Istituzioni per cercare di arginare un fenomeno che purtroppo è in costante aumento, con le statistiche che riportano in crescita il numero dei femminicidi in Italia?
«Le Istituzioni devono fare di più per proteggere le vittime di violenza, aumentando le risorse dedicate alla prevenzione e al sostegno delle vittime. È importante anche rafforzare le leggi esistenti e garantire che vengano effettivamente applicate per assicurare una maggiore sicurezza per tutte le donne».
Fa parte, o pensa di poter farne parte in futuro, di associazioni o enti morali che si occupano delle attività di sensibilizzazione?
«Non faccio ancora parte di nessuna organizzazione specifica, tuttavia non chiudo le porte a un futuro coinvolgimento. Potrei valutare di farne parte quando avrò maturato maggiore consapevolezza e prontezza nell’affrontare questa importante causa».
Quale pregio pensa di aver ereditato da sua madre, che tutti ricordano come una donna tenace, una professionista seria e un’amministratrice grintosa?
«Penso di aver ereditato da mia madre la sua tenacia nel perseguire i suoi obiettivi e il suo profondo altruismo verso chiunque avesse bisogno di aiuto. Mia madre era una donna determinata e coraggiosa, che non si arrendeva mai di fronte alle difficoltà e lottava con determinazione per ciò in cui credeva, sia dal punto di vista lavorativo, che sociale. Non ha mai smesso di lottare per i suoi ideali».