Domenica 07 Settembre 2025 | 00:24

Amina ritrova la libertà e accusa gli agenti. Tajani: «Sta bene, ecco la nostra telefonata»

 
Pierfrancesco Albanese

Reporter:

Pierfrancesco Albanese

Amina ritrova la libertà e accusa gli agenti. Tajani: «Sta bene, ecco la nostra telefonata»

La procura speciale di Astana ha aperto un fascicolo sui maltrattamenti che avrebbe subito

Sabato 04 Novembre 2023, 06:00

LECCE - Il ritorno alla normalità per Amina Milo sarà un processo graduale. Niente di quanto vissuto sparirà in un nonnulla. Ma le prime 24 ore di libertà sono trascorse serenamente, tra una cena in compagnia della madre, Assemgul Sapenova, e del legale, Alibek Sekerov, subito dopo la scarcerazione. Ieri mattina l’incontro nell’ambasciata italiana ad Astana. Ad attenderla l’ambasciatore, Marco Alberti, e la rete che, congiuntamente alla Farnesina, si è impegnata per il rilascio della ragazza. A quanti le domandano cosa voglia fare ora che è in libertà, Amina risponde senza pensare: «Voglio tornare in Italia», dice. Ma ci vorrà qualche altro giorno.

Parallelamente al suo arresto per traffico internazionale di stupefacenti - fascicolo chiuso con il proscioglimento da ogni accusa - è in corso il procedimento avviato nei confronti degli agenti kazaki, per le condotte che hanno caratterizzato la prima fase dell’arbitraria detenzione. Portata in un appartamento segreto, un locale in uso alle forze di polizia kazake, Amina ha denunciato di essere stata sottoposta a pressioni psicologiche e violenze d’ogni tipo. Ha spiegato di essere stata costretta dagli agenti a visionare filmati di torture e uccisioni di animali e persone, alla mercè di aguzzini che le prospettavano le violenze che avrebbe subito durante la detenzione. Poi anche di un tentativo di stupro: un agente avrebbe infatti iniziato a molestarla e si sarebbe spogliato, ma Amina, a quel punto, sarebbe corsa in cucina e avrebbe minacciato il suicidio impugnandolo un coltello e facendolo così desistere.

Di tutto questo la ragazza sta parlando alla procura speciale di Astana, che cura gli aspetti investigativi sulla prima fase della detenzione: due settimane e oltre su cui occorre fare chiarezza e sulle quali la 18 enne, comprensibilmente, glissa di fronte alle domande delle televisioni che provano a strapparle le prime parole dopo la scarcerazione. Amina parla, tenendosi sul vago, di «cose brutte», svia le domande sui particolari. Ma afferma, ancora, che gli agenti ruotavano nell’appartamento, e che lei ricorda molto bene chi ha tentato di violentarla.

Già negli scorsi giorni, come raccontato su queste colonne, Amina ha riferito in Procura di una evidente cicatrice che l’agente autore del tentativo di stupro avrebbe all’altezza del bacino: un particolare che la ragazza non avrebbe potuto conoscere se lui non si fosse spogliato, e che sarebbe stato già confermato dalla procura. Fatti che sono squadernati nelle udienze che la ragazza sta sostenendo in questi giorni, dove sta fornendo tutti i dettagli del caso. Ora, invece, a scarcerazione avvenuta, il pensiero di Amina corre al Salento. Dice di sentire la mancanza dell’amico fidato e del mare. Anche della scuola, il liceo artistico di Lecce. L’attesa per il suo ritorno intanto cresce nel suo paese, Lequile.

Ieri Amina ha parlato, in videochiamata, con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha ringraziato insieme a tutto il governo. «Amina si trova in ambasciata ad Astana - ha riferito il ministro -, sta bene, è con sua madre e presto finite le formalità tornerà in Puglia. È uscita dal carcere risultando completamente estranea alle accuse che le erano state mosse e da accusata è ora diventata parte lesa, vittima delle pressioni psicologiche che le sono state fatte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)