LECCE - La polizia penitenziaria scopre un detenuto mentre usa un telefono cellulare in prigione. Sono stati gli agenti in servizio nel carcere circondariale di Borgo San Nicola di Lecce, al termine di un’ampia attività investigativa, a scoprire che un uomo di origine barese, detenuto all’interno della struttura penitenziaria leccese, aveva introdotto illegalmente in cella uno smartphone.
I poliziotti sospettavano che stesse avvenendo qualcosa di illecito e hanno attivato un servizio intensivo di osservanza, specie notturna, che ha comportato anche l’ascolto di alcune zone del carcere in particolar modo durante le ore notturne. Alla fine si sono accorti che il detenuto, disteso sulla sua branda, stava effettuando una telefonata con il dispositivo elettronico, in barba a tutte le norme in materia che lo vietano. La perquisizione in cella è scattata venerdì sera intorno alle 20, nella sezione a regime chiuso del reparto C2. Al momento del controllo l’uomo aveva ancora il telefonino vicino all’orecchio.
Il telefono cellulare è stato immediatamente posto sotto sequestro e sull’episodio è stata informata la Procura della Repubblica di Lecce. L’indagine degli agenti della penitenziaria però non è finita, perché puntano a scoprire in che modo il dispositivo sia stato introdotto all’interno della struttura detentiva, se ci sono state complicità nell’episodio e se si tratta di un fenomeno isolato oppure no.
Da tempo le sigle sindacali degli appartenenti al Corpo, tra cui l’Osapp, avevano lanciato l’allarme sull’introduzione illecita nelle carceri di materiale illegale, temendo la presenza anche di armi visto che la tensione con la fascia più facinorosa della popolazione carceraria sta crescendo di giorno in giorno. Non sono mancati infatti episodi di violenza ai danni di agenti che sono rimasti feriti, messi in atto da gruppi di carcerati che hanno approfittato della carenza di personale durante i turni di vigilanza.
I rappresentanti sindacali da mesi ormai, chiedono alle Istituzioni di provvedere urgentemente al trasferimento dei soggetti pericolosi, lo sfollamento delle carceri e l’incremento della pianta organica degli agenti, costretti a turni massacranti.
«Il detenuto è stato colto in flagranza di reato attraverso un lavoro di intelligence – spiega il segretario regionale dell’Osapp, Ruggero Damato – la polizia penitenziaria del carcere di Lecce ha dimostrato ancora una volta il proprio valore, nonostante la grave carenza di personale».