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Lecce, «Imposero» un trattamento sanitario a una maestra: tutti assolti

 
Redazione Lecce

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Lecce tribunale nuova

Dirigente scolastico, un maresciallo dei carabinieri e due medici secondo il giudice «hanno solo fatto il loro dovere»

Sabato 04 Marzo 2023, 13:47

LECCE - Non hanno commesso alcun reato, ma fatto solo il loro dovere. Assoluzione perché il fatto non sussiste per una dirigente scolastica, un maresciallo dei carabinieri, un medico del pronto soccorso e un altro dottore in servizio al centro di igiene mentale.

Erano finiti sotto processo con l’accusa di violenza privata aggravata ai danni di una professoressa obbligata, secondo l’accusa, a sottoporsi ad un trattamento sanitario obbligatorio.

Ad emettere la sentenza è stata la giudice monocratica Annalisa De Benedictis che non ha condiviso le richieste di condanna di 2 anni e 6 mesi chiesta dalla pubblica accusa.

Stando alle accuse, la preside di una scuola primaria in un paese dell’hinterland di Lecce - insieme con un maresciallo dell’Arma - avrebbe costretto l’insegnante a subire la notifica di alcuni atti amministrativi con ripetute violenze verbali (minacce di far ricorso alla forza pubblica, ad altre autorità, nonché di commettere ulteriori abusi di potere) e fisiche (afferrando la donna conducendola fisicamente presso un ufficio del plesso scolastico trattenendola con la forza per un tempo considerevole).

Queste le accuse contenute nella denuncia. Poi, le accuse hanno coinvolto anche un medico del pronto soccorso giunto presso l’istituto scolastico dopo la richiesta di intervento del 118 e con il medico del centro igiene mentale, pure intervenuto sul posto. I due professionisti avrebbero costretto la professoressa a subire un trattamento sanitario obbligatorio non necessario (consistito nell’iniezione di farmaci sedativi e successivo ricovero in ospedale) nonostante la donna non manifestasse alcun segno di malessere.

In un primo tempo, era stata chiesta l’archiviazione del caso, ma il giudice Edoardo D’Ambrosio aveva imposto al pubblico ministero Francesca Miglietta l’imputazione coatta degli imputati.

Gli avvocati difensori - Laura Minosi, Luigi Covella e Viola Messa - dal canto loro avevano sempre sostenuto una ricostruzione differente dell’accaduto: ossia, il dirigente scolastico avrebbe chiamato il maresciallo perché l’insegnante si rifiutava di ritirare degli atti (procedimenti disciplinari) che le dovevano notificare. A quel punto la docente (parte civile con l’avvocato Stefano Prontera) si sarebbe stesa per terra urlando di non sentirsi bene con problemi cardiaci. Sarebbe stato così richiesto l’intervento del 118 che, alla vista della docente in preda all’ira, avebbe chiesto l’intervento del Centro Igiene Mentale.

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