Domenica 28 Dicembre 2025 | 12:27

Bari, un calcio ai ricercatori precari dell'università. «Bisogna stabilizzarli»

Bari, un calcio ai ricercatori precari dell'università. «Bisogna stabilizzarli»

 
barbara minafra

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Bari, un calcio ai ricercatori precari dell'università. «Bisogna stabilizzarli»

In scadenza i contratti finanziati dal Pnrr. Il prof. Danilo Caivano, «Non si può decidere di bloccare il reclutamento per tre anni. È follia pura perché non si dà loro alcuna prospettiva»

Domenica 28 Dicembre 2025, 10:13

Sono una cinquantina i professori d’area scientifica che hanno firmato la petizione con cui i ricercatori e le ricercatrici precarie dell’Università di Bari chiedono di essere stabilizzati. Fra loro il prof. Danilo Caivano, ordinario di Informatica e candidato rettore nella corsa che ha assegnato il mandato a Roberto Bellotti.

Professore, perché ha firmato e perché è importante rinnovare i contratti? Solo nel suo Dipartimento ci sono state venti adesioni. È un problema che evidentemente vi tocca.

«Non mi tocca perché è del mio Dipartimento. Tocca perché è un problema che l’università si dovrebbe porre: non si può decidere di bloccare il reclutamento per tre anni. È follia pura perché non si dà a questa giovane generazione di ricercatori alcuna prospettiva. Non è giusto, si infrangono i loro sogni. In realtà la programmazione universitaria è sempre stata fatta di alti e bassi. Il tema è che bisogna saper navigare tra quegli alti e bassi. Innanzitutto si può ragionare sui reintegri rispetto ai pensionamenti. Ma dire blocco tutto per tre anni è assurdo».

Soluzioni?

«In uscita l’anno scorso abbiamo programmato un reclutamento di oltre 40 Rtd (ricercatori a tempo determinato, ndr) per iniziare a stabilizzare questo contingente di giovani ricercatori. Bisognerebbe proseguire su quella falsariga capendo quali saranno le fluttuazioni del Fondo di Finanziamento Ordinario degli Atenei, che nel 2024 è stato ridotto in maniera sostanziale. Uniba ha subito un taglio di circa 10 milioni ma già quest’anno dovrebbe esserci un reintegro dal Ministero. Ma è da tempo che si chiede un piano straordinario per integrare gli Rtda in uscita dal Pnrr».

Bari è solo un pezzo del problema nazionale.

«In Italia con il Pnrr sono stati formati circa 9 mila ricercatori. È un problema nazionale e il governo dovrebbe farsene carico o si rischia di alimentare le Università telematiche. Questa è la verità».

Quanti progetti potrebbero fermarsi?

«Si tenga conto che l’Università di Bari è in 10 Partenariati estesi e 4 Campioni nazionali. Il che significa che tutti questi progetti avranno un contraccolpo anche se, dobbiamo essere onesti, sono tutti in chiusura a marzo. Poi sono state avviate una serie di progettualità che al momento sono in corso di valutazione come follow-up dei Pnrr e che potrebbero in parte essere utilizzati per rinnovare almeno biennalmente gli Rtda in uscita».

Comunque, sono sempre soluzioni precarie.

«Per quelle strutturali bisogna lavorare sulla programmazione d’Ateneo, capire l’impatto del Ffo e agire sulle cessazioni per capire se stabilizzare le giovani leve o procedere con gli upgrade o i reclutamenti di associati e ordinari dall’estero».

Coperta corta, da una parte o dall’altra.

«Salvo gli ultimi anni, lo è sempre stata. Serve una mediazione. Perché la pressione è forte da tutti i fronti, dagli associati abilitati che ambiscono all’ordinariato come dai ricercatori che vorrebbero garantirsi un Rtd o un’associatura».

Il Pnrr ha creato una bolla che ora sta esplodendo.

«Il Pnrr paradossalmente ti arricchisce in termini finanziari, ma non ti struttura perché parliamo di iniziative temporanee e di fondi che non si possono utilizzare per stabilizzare le risorse. Se bisogna mediare tra cessazioni e reintegri, ci possono essere altri piani straordinari a cui lo stesso ministero ci ha abituati in questi anni. Purtroppo la soluzione sarà straordinaria e non ordinaria perché straordinari sono stati i fondi di cui abbiamo beneficiato e su cui sono state attivate tutte queste posizioni da ricercatore a tempo».

Domani ci sarà un incontro in rettorato.

«L’appello degli Rtda è il risultato di una delibera di Senato che, sulla base del bilancio di previsione, sostanzialmente ha dichiarato che per i prossimi tre anni si bloccheranno i reclutamenti. Follia pura. Dire stop per tre anni, significa non dare orizzonti. L’università ha sempre vissuto di alti e bassi, vacche magre e vacche grasse. Però nessuno mai si è mai sognato di bloccare tutto per tre anni».

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