CASARANO - Lo scorso primo marzo si è aperta una nuova era nel mondo imprenditoriale salentino. Per la prima volta, un’azienda casaranese ha avviato la produzione di pelletteria per i top brand del lusso. Si tratta della Manifattura Salento AF, dove da circa un mese e mezzo si producono borse di lusso. È la terza unità produttiva del gruppo presieduto da Antonio Filograna Sergio, che va ad aggiungersi alle aziende LeoShoes e Antonio Filograna.
Presidente Filograna, ci dice qualcosa in più su questo progetto?
«La zona di Casarano ha avuto sempre una vocazione calzaturiera, attraversando le varie epoche, prima gli anni gloriosi e poi quelli difficili della desertificazione del territorio. Poi, con lungimiranza, 12 anni fa siamo ripartiti, puntando in modo forte sul Made in Italy. Un paio di anni fa, abbiam pensato di cimentarci in un altro ambito, che è complementare alla calzatura: la pelletteria. È partito tutto come un sogno ed è diventata una sfida. Siamo partiti velocemente, con un periodo di formazione iniziale presso altre aziende, perché il territorio non aveva conoscenze pregresse su questo tipo di produzione. Oggi, l’azienda conta 70 persone, ma il progetto è ambizioso e lungimirante. Peraltro, il termine pelletteria è molto vasto. Parliamo di accessori complementari alle calzature e non solo di borse. Non posso anticipare nulla, ma ci stiamo lavorando su».
Quanti posti di lavoro sono previsti una volta a regime?
«Ribadisco che abbiamo un progetto ambizioso, ma dire adesso quanti posti ci saranno a regime non è il caso. È un progetto dalla tempistica non veloce, che investirà molto sulla formazione. È fondamentale creare opportunità di formazione per i giovani, perché il mondo del lusso ha necessità di essere seguito in una certa maniera».
Questo progetto può essere un modello industriale territoriale?
«Me lo auguro. Nella vita bisogna avere coraggio. Ci deve esser qualcuno che possa creare un solco. Sono convinto che le cattedrali nel deserto non servano. Serve il contesto, fatto da piccole aziende e artigiani. D’altronde il Made in Italy è conoscenza, artigianalità, passione, con il desiderio di favorire uno sviluppo anche sociale. Dieci anni fa, quando ero ancora agli inizi, il problema era la logistica, la distanza. Poi pian piano ci hanno conosciuto e apprezzato. Il territorio ha messo sul tavolo le sue qualità: ospitalità, clima, passione, voglia di fare. Mi auguro che il nostro possa essere un modello da replicare. Il mercato è talmente vasto che c’è spazio per tutti».
Possiamo guardare con ottimismo al futuro?
«Dieci anni fa, la zona industriale di Casarano era vuota. Oggi non ci sono più spazi. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo dato il nostro contributo e non si tratta solo della nostra azienda. Abbiamo creato una vera e propria filiera, con tante aziende che si sono strutturate e oggi collaborano con noi. Siamo stati ottimisti quando il mondo era tutto nero, dobbiamo esserlo anche oggi. Ottimisti, positivi, ma anche realisti. I passi vanno fatti uno per volta, nel pieno rispetto del territorio. Ricordiamoci che questa è una terra che ha sofferto tanto, ma sempre con grande dignità, aspettando un momento per poter avere la sua rivalsa. Oggi è giusto che quei momenti drammatici siano ricompensati con le nuove opportunità».