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Lizzanello, uccise 21enne per vendetta: confermata la condanna a 30 anni

 
Redazione online

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Gabriele Manca

L’omicidio di Gabriele Manca: la Corte d’Assise d’appello ha ribadito il verdetto per Carmine Mazzotta

Venerdì 09 Aprile 2021, 11:07

LIZZANELLO - Confermata la condanna a 30 anni di carcere per Carmine Mazzotta, 45enne di Lecce, ritenuto responsabile dell’omicidio di Gabriele Manca , 21enne scomparso da Lizzanello il 17 marzo 1999 e ritrovato senza vita il 5 aprile, in una zona di campagna.

Il verdetto è stato pronunciato ieri dai giudici della Corte d’Appello ( presidente Vincenzo Scardia) nell’aula Bunker di Borgo San Nicola.
La Corte ha disposto anche una provvisionale immediatamente esecutiva per il danno morale, in favore dei familiari di Gabriele Manca che si erano costituiti parte civile, attraverso l’avvocato Fabrizio D’Errico. Nello specifico: 30mila euro per ciascuno dei genitori e di 15mila euro ciascuno, per la sorella ed i due fratelli.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Ros, il giovane venne ucciso con tre colpi di pistola, una Tokarev semiautomatica calibro 7.62, al torace, al braccio e al gluteo destro. Sarebbe stato colpito di spalle da Carmine Mazzotta mentre cercava una disperata quanto inutile fuga. Il cadavere del giovane venne ritrovato il 5 aprile, giorno di Pasquetta, accanto a un muretto a secco sulla strada tra Lizzanello e Merine.
Gli investigatori hanno fatto luce sull’omicidio a distanza di ben 18 anni, grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Alessandro Verardi e Alessandro Saponaro.

Una lettera anonima consegnata al papà di Gabriele e gli elementi raccolti dai carabinieri orientarono le indagini verso Omar Marchello, indicato dagli investigatori come soggetto in ascesa nel clan egemone e figura di spicco a Lizzanello e Merine, già condannato all’ergastolo. Marchello - come riferito da testimoni e documentato dagli accertamenti - aveva un conto in sospeso con Gabriele Manca, Nel corso di un litigio avvenuto in piazza, Manca avrebbe ferito al volto Marchello con un taglierino. Non solo. Il 21enne avrebbe definito Marchello «un infame» per averlo denunciato ai carabinieri quale autore del suo ferimento.

In questo contrasto sarebbe maturato - secondo gli investigatori - il movente: la vittima avrebbe pagato con la vita la insubordinazione e la irriverenza nei confronto di Marchello che tentava di imporre la sua supremazia criminale a Lizzanello. La sera dell’omicidio Manca sarebbe stato attirato in un tranello.
Mazzotta era difeso dall’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti ed Enrico Grosso.

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