Copertino - In attesa di una consulenza oncologica e che si liberi un posto in Medicina, muore dopo una sosta di 28 ore nel pronto soccorso dell’ospedale di Copertino.
Vittima del presunto disservizio sanitario un 80enne del posto. Secondo quanto raccontato dai familiari lo sfortunato pensionato sarebbe giunto in ospedale intorno alle 11 di mercoledì 10 gennaio, su consiglio del medico di base e dopo consulto con il primario di oncologia del «V. Fazzi». Raggiunto il Pronto soccorso e sottoposto agli esami e ai trattamenti sanitari del caso, i medici dell’unità operativa avrebbero richiesto telefonicamente e con insistenza, per l’uomo, una consulenza ai colleghi dell’Oncologia del Fazzi, senza che dall’altro capo del telefono ricevessero risposta. Il trascorrere infruttuoso delle ore ha inevitabilmente messo in agitazione i familiari che hanno deciso di recarsi personalmente a Lecce per sollecitare l’agognata consulenza specialistica.
Nel frattempo, il pensionato sarebbe rimasto sotto la stretta sorveglianza dei medici del Pronto soccorso in attesa che si liberasse un posto in Medicina dove sarebbe stato trasferito 28 ore dopo il suo arrivo in ospedale. Purtroppo, però, il suo cuore ha cessato di battere trenta minuti dopo essere stato trasferito in reparto. Il tutto avveniva mentre nella stessa giornata di mercoledì veniva inaugurata la postazione medicalizzata del 118. La presunta vicenda di malasanità è stata portata all’attenzione dal sindaco della Città, Sandrina Schito, attraverso un post pubblicato sulla sua bacheca Fb.
«Assistito da medici e infermieri, l’altro ieri un uomo è morto dopo una vana attesa di 28 ore in Pronto soccorso - è l’amara riflessione. «Uno dei tanti malati che muoiono, un numero per qualcuno appassionato di darwinismo, uno che non ce l’ha fatta». Ma per il sindaco il punto sarebbe anche un altro e riguarda la ripresa delle attività dell’ospedale dopo essere stato trasformato per accogliere le post acuzie da Covid-19. «Funziona o no?», si domanda il sindaco. «Medici, infermieri, oss di tutti i reparti sono in numero adeguato? Le professionalità presenti sono messe nelle condizioni di lavorare bene e in sicurezza? Se non si possono fare tamponi con esiti della tempistica degli ospedali vicini, se non funziona il Centro trasfusionale e le sacche di sangue giungono a Copertino dopo 13 ore, se Cardiologia è oberata, Ortopedia non è nel pieno della funzionalità al pari di Radiologia e la Terapia del dolore si può fare solo nel reparto oncologico del Fazzi, il San Giuseppe da Copertino può definirsi ospedale?».
A questo punto il sindaco non usa mezzi termini e conclude: «O l’ospedale di Copertino torna ad essere quello che era, o meglio che non sia più se questo deve costare la dignità della sua storia».