«Non s’è fermato a Eboli» scrive Leonardo Azzarita in prima pagina su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 23 luglio 1950: il giorno prima, il capo del Governo Alcide De Gasperi ha iniziato la sua prima visita in Lucania, un momento di svolta per la storia di questo straordinario territorio. Il pezzo di Azzarita richiama per contrasto il libro con cui Carlo Levi cinque anni prima ha reso tristemente nota nel nostro Paese, e non solo, la condizione di un Mezzogiorno dimenticato da politiche inadeguate e che vent’anni di regime fascista non hanno affatto contribuito a sviluppare: «Ci piace pensare che questo viaggio dell’on. De Gasperi in Terra Lucana si compie senza clamori e senza sfoggi inutili di una retorica stantia e di bassa demagogia, come si usava fare nei tempi ormai tramontati per sempre dell’oligarchia fascista», scrive l’ex direttore del quotidiano.
De Gasperi arriva nel Potentino 45 anni dopo la visita di Giuseppe Zanardelli e l’approvazione della legge speciale in favore della Basilicata voluta da Giolitti: le condizioni di vita e di sviluppo sociale di questa e di tante altre zone del Mezzogiorno, sono tuttavia rimaste, secondo Azzarita, pressoché invariate. «L’on. De Gasperi non troverà gran che di mutato da quello che vide Zanardelli e da quello che denunziarono gli illustri e non dimenticati figli della nobile terra lucana: da Emanuele Gianturco a Pietro Lacava, da Giustino Fortunato a Michele Torraca, da Ettore Ciccotti a Francesco Saverio Nitti». Ciò che serve al territorio sono acquedotti, ferrovie, strade, scuole, bonifiche, case popolari e case coloniche, fognature, sistemazione delle acque e consolidamento delle frane: la visita di De Gasperi dà il via, infatti, alle opere di irrigazione nell’alta Valle d’Agri, ai lavori di costruzione della diga di sbarramento sul Bradano e per lo sbarramento e la derivazione del fiume Sinni.
A fare da cronista di questo evento significativo è un giovanissimo Oronzo Valentini, futuro direttore della «Gazzetta». Alle 8 in punto il Presidente del Consiglio – accompagnato dal Sottosegretario all’Agricoltura Emilio Colombo e dall’on. Maria Jervolino – arriva nella stazione di Montesano: la visita ufficiale inizia, però, a Tramutola, comune della Val D’Agri già noto per la presenza di affioramenti naturali di idrocarburi. Parlano chiaro i cartelli improvvisati dei contadini che accolgono la delegazione romana: «Tramutola non è in Val Padana, ma spera lo stesso»; «Il petrolio c’è!». La visita continua poi alla centrale idroelettrica del torrente Caolo per poi culminare a Potenza. Il giorno dopo, da Nova Siri De Gasperi fa tappa a San Giuliano sul Bradano e, infine, a Matera. «Si è diretto alla zona dei Sassi, nelle quali vivono come trogloditi, uomini, donne, animali, tutti insieme, tra l’umido, che è il nemico più feroce della salute degli abitanti, i due terzi della popolazione di Matera, cioè circa sedicimila persone», racconta Valentini. «Nella grotta abitata da Angelo Robina e dalla sua famigliola il Presidente ha sostato a lungo pensoso. Ha quindi rivolto brevi domande alla moglie del Robina, che gli ripeteva monotonamente “Stam’ brutt Signò, stam’ brutt Signò. È umid, è umid”. Poi è disceso nella grotta di Vito Andrisano. In un angolo scalpitava una mula, insofferente forse di così insolito affollamento, mentre fuggivano spaventati pulcini e galline. Nel buio – perché aria e luce in queste grotte entrano solo dalla piccola porta d’ingresso – De Gasperi chiedeva notizie della loro vita, del loro lavoro, chiedeva insistentemente, con un senso di angoscia, quasi volesse imprimersi nella mente e negli occhi il ricordo indelebile di uno spettacolo che ha avuto profonda eco nel suo animo. E quando ne è uscito, la gente delle grotte lo ha attorniato, lo ha applaudito a lungo gridando: “Lavoro e case, lavoro e case!”».
Nel maggio 1952, anche grazie all’intervento del ministro lucano Colombo, verrà approvata la Legge speciale sui Sassi di Matera e prenderà avvio il lungo e controverso percorso per il risanamento dell’area e la costruzione di nuovi rioni che accoglieranno la popolazione costretta ad abbandonare le proprie case: un anno dopo De Gasperi tornerà a Matera per l’inaugurazione e la consegna delle prime chiavi agli abitanti del borgo La Martella. «E Matera stasera, dopo la sua partenza, è ancora in festa. Un uomo del nord, nato tra le Alpi, è sceso qui tra i monti di Lucania a riaffermare una solidarietà indefettibile che va dalle Alpi alla Sicilia: la solidarietà di tutto il popolo italiano in uno sforzo comune di progresso e di fraterna operosità», conclude Valentini settantaquattro anni fa.