Sabato 06 Settembre 2025 | 03:53

Il mondo in ansia per Giovanni Paolo II

 
Annabella de Robertis

Reporter:

Annabella de Robertis

Il mondo in ansia per Giovanni Paolo II

Quarantatré anni fa l’attentato a Giovanni Paolo II. «Il mondo è in ansia per la vita del Papa» titola «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 14 maggio 1981.

Mercoledì 15 Maggio 2024, 14:47

Quarantatré anni fa l’attentato a Giovanni Paolo II. «Il mondo è in ansia per la vita del Papa» titola «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 14 maggio 1981. «Come hanno potuto fare», avrebbe detto il Papa con un filo di voce ad un infermiere che lo accompagnava in sala operatoria per l’intervento di urgenza. Ecco quanto si sa in quel momento dei fatti accaduti il giorno prima: «Erano le 17.21 quando Mohamed Ali Agca – cosi ha detto di chiamarsi – ha sparato in rapida successione alcuni colpi di pistola contro Giovanni Paolo II mentre, a bordo dell’auto scoperta, percorreva piazza San Pietro per l’udienza generale. Due colpi hanno raggiunto il Papa che si trovava in piedi nella campagnola bianca nei pressi dell’ufficio postale vaticano, fra la basilica di San Pietro e il colonnato. Anche due turiste americane sono state ferite dai proiettili: una sembra sia molto grave.

Racconta una donna, la signora Caterina Damiani di Roma, che era a circa dieci metri dall’auto del pontefice: “II Papa tendeva le mani verso la folla, quando improvvisamente si sono uditi due colpi. Ho visto due nuvolette. Il Papa è rimasto per un attimo immobile poi si è accasciato. È stato sorretto ed adagiato sui sedili dell’auto, che è immediatamente partita”. Giovanni Paolo II è stato colpito pochi momenti dopo aver lasciato un bambino biondo di pochi anni che aveva tenuto in braccio e che gli era stato teso da una donna al disopra della portiera della campagnola». Immediatamente trasportato al Policlinico Gemelli, è stato subito operato all’intestino: l’intervento è durato oltre 5 ore, ma le sue condizioni generali sono buone. Wojtyła è stato anche leggermente ferito all’omero destro e al mignolo della mano sinistra, ma la pallottola, penetrata all’altezza dell’ombelico e fuoriuscita dall’addome, non ha leso organi vitali. Il primo a far visita al Pontefice in ospedale è stato il capo dello Stato: «Pertini, che appariva estremamente commosso, è stato accompagnato in una saletta vicina alla sala operatoria, dove ha aspettato la fine dell’intervento chirurgico. Solo quando i medici lo hanno rassicurato, ha lasciato l’ospedale e fatto ritorno al Quirinale». Ad animare il dibattito pubblico del Paese in quel momento, oltre alla diffusa preoccupazione per la salute del Pontefice, c’è anche un’altra questione: il referendum abrogativo previsto per il 17 e 18 maggio.

Diverse personalità politiche – tra cui il segretario repubblicano Spadolini, il socialista Signorile e il liberale Biondi – si dicono favorevoli ad un rinvio, preoccupati che l’ondata emotiva per l’attentato al Papa possa turbare la serenità della consultazione. Gli esponenti della Dc e del Pci, invece, sono nettamente contrari a rimandare il voto: prima si chiude la partita, meglio è. «In caso contrario rimarrebbe in piedi una cosa che rischia di essere lacerante», sono le parole dell’on. Mastella. Le tematiche oggetto del referendum non sono di poco conto. Due dei quesiti riguardano l’aborto, già consentito nelle strutture pubbliche dalla legge 194: “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Il Partito Radicale chiede la totale liberalizzazione della pratica abortiva, con l’estensione anche nelle case di cura private. Il Movimento pro vita, invece, si batte per riconoscere come lecito soltanto l’aborto terapeutico: qualche giorno prima, il 10 maggio 1981, in una manifestazione, in cui è intervenuta persino madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II ha condannato ogni legge favorevole all’aborto e ha parlato in difesa della vita e dei nascituri.

Le consultazioni referendarie avranno luogo regolarmente: il 19 maggio 1981 la «Gazzetta» titola a caratteri cubitali «Cinque volte no». Tutti i quesiti, compresi quelli riguardanti l’abrogazione dell’ergastolo, il porto d’armi e il fermo di polizia, vengono bocciati alle urne. Gli italiani scelgono, pertanto, di mantenere inalterata la legge 194 approvata tre anni prima, il 22 maggio 1978, in un contesto altrettanto complicato, mentre il Paese affrontava l’emergenza terrorismo ed era scosso dal delitto Moro. Resta in parte avvolta nel mistero la verità sull’attentato a Giovanni Paolo II, il cui pontificato durerà ancora molto a lungo. Il 23enne Ali Agca, militante turco dei Lupi grigi, cercherà di attribuire la responsabilità del delitto a diverse potenze straniere e ad elementi interni al Vaticano: Wojtyła, in un incontro in carcere due anni dopo l’attentato, gli concederà il suo perdono, ma la giustizia italiana lo condannerà all’ergastolo. Riceverà, nel 2000, la grazia dal presidente della Repubblica Ciampi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)