È il 29 agosto 1955: a Venezia si sta svolgendo la 16° edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica. Su «La Gazzetta del Mezzogiorno» Piero Virgintino titola: «Un pubblico troppo indulgente s’è divertito alla Caccia al ladro». Il giudizio del critico sull’ultima produzione hollywoodiana del grande Hitchcock, con protagonisti Cary Grant e Grace Kelly, è perentorio: «To catch a thief della Paramount si è trovato in un’atmosfera piuttosto simile all’attesa di una grande prima della stagione cinematografica che non a quella di una mostra d’arte [...] Il film non ha niente a che vedere con una competizione artistica». Virgintino aggiunge: «Dopo Fronte del porto, che pure non vinse il Leone d’oro, sembra che Hollywood mandi al festival solo opere di normale calibro. Caccia al ladro è un film normale, di cassetta, niente di più: è un raccontino lucido, spesso frizzante, scorrevolissimo, cordiale e divertente, ma la sua brillantezza è tutta esteriore, abbozza bravamente i personaggi con pochi sapienti tratti ma sempre in superficie». Il pubblico è, inoltre, «troppo propenso e indulgente», poiché applaude in continuazione, anche a sproposito. Dopo aver dato notizie dell’arrivo di Pablito Calvo, il piccolo protagonista di Marcellino pane e vino, Virgintino chiude la sua corrispondenza dal Festival con un’altra sottile notazione «critica»: «Grazie a Dio la nave delle “celebrità” ha preso il largo ed ora viaggia verso la Grecia capitanata dalla “pettegola” Elsa Maxwell».
Il 2 settembre 1968 in prima pagina compaiono gli aggiornamenti dalla Cecoslovacchia, invasa due settimane prima, nella notte tra il 20 e il 21 agosto, dai carri armati sovietici: è la fine della Primavera di Praga. Nelle pagine interne è sempre Virgintino, lo storico critico cinematografico della Gazzetta, a raccontare con estrema dovizia di particolari ciò che sta accadendo a Venezia. Quella di cinquantacinque anni fa, infatti, passerà alla storia come «edizione della contestazione». Pochi mesi prima, nel maggio 1968, persino il Festival di Cannes - occupato da studenti contestatori, a cui si sono aggiunti diversi critici e registi - è stato annullato: una simile sorte sembra in quei giorni toccare anche alla Mostra veneziana. I membri dell’Associazione nazionale autori cinematografici dichiarano aperta ostilità alla rassegna e il giorno dell’inaugurazione occupano il Palazzo del cinema. Oggetto della protesta degli intellettuali è, in particolar modo, lo statuto della Mostra, risalente al ventennio fascista. Si rincorrono comunicati e smentite, botta e risposta tra i contestatori e il direttore del Festival, Luigi Chiarini, che alla fine decide: l’apertura è rimandata.
Così commenta pochi giorni prima Virgintino sulle colonne della «Gazzetta»: «Per ironia della sorte o per comica fatalità di circostanze, è qui al Lido un circo equestre. Il «Circo Budapest» (tanto per complicare le sfumature politiche), che per ovvie ragioni pubblicitarie si manifesta come si manifestano tutti i circhi di questo mondo: facendo cioè sfilare per le vie della città gli artisti e le bestie. Così, anche qui, sul grande viale che lambisce l’Excelsior e il Palazzo del Cinema, è apparso un elefante, cavalcato dal suo domatore che ogni tanto sollecitava il pachiderma a sollevare la proboscide e a lanciare tonanti barriti. E in un circo equestre, di un vago sapore clairiano o surrealisticamente felliniano, sembra di stare qui, negli ambulacri di una Mostra al suo secondo giorno di mancata apertura». Il Festival si inaugura, quindi, dopo lo sgombero degli occupanti dal Palazzo del cinema e qualche tafferuglio, con un ritardo di soli due giorni. Pier Paolo Pasolini, che avrebbe dovuto presentare il film Teorema, organizza un controfestival, mentre Bernardo Bertolucci, Liliana Cavani, Dino Risi e Giorgio Bontempi, che pure hanno aderito alla contestazione, confermano la loro regolare partecipazione. La 29° Mostra del cinema di Venezia si svolgerà quasi regolarmente e il Leone d’Oro verrà assegnato al tedesco Alexander Kluge: a partire dal 1969, tuttavia, le edizioni diventeranno non competitive e per dieci anni consecutivi non verranno assegnati premi.