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G8, la morte di Carlo Giuliani e l’Apollo 11 torna sulla Terra

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

G8, la morte di Carlo Giuliani e l’Apollo 11 torna sulla Terra

Succedeva il 21 luglio del 2001 e del 1969

Sabato 22 Luglio 2023, 14:34

È il 21 luglio 2001. «La Gazzetta del Mezzogiorno» pubblica in prima pagina una foto drammatica: il corpo esanime di un ragazzo e tutt’intorno – «con qualche indifferenza», recita la didascalia – poliziotti, carabinieri, manifestanti. È Carlo Giuliani, un ragazzo di 23 anni, ucciso a Genova mentre prendeva parte alle manifestazioni di protesta contro il G8 in corso. Così si legge in cronaca: «Quella di Genova è stata una giornata più che nera: un morto, due feriti gravi (un carabiniere e un dimostrante), 180 feriti leggeri.

Un giorno nero per il colore degli aderenti al cosiddetto Black Block, il movimento autonomo transnazionale che raggruppa le frange più violente di ragazzi greci, baschi, tedeschi, inglesi, anche qualche italiano; nero perché se la cosiddetta zona rossa è stata effettivamente lontana da ogni incidente, tutta la parte a levante della città è stata letteralmente messa a ferro e a fuoco; nero perché, secondo alcune testimonianze e fotografie, quel morto è stato ucciso da un colpo degli uomini delle forze dell’ordine sparato ad altezza uomo, come confermato anche dal ministro dell’Interno Scajola. Non solo: il corpo sarebbe poi stato travolto da una camionetta dei carabinieri, come documentano fotografie scattate al momento dell’incidente. Doveva essere “disobbedienza civile”. È stata invece guerriglia. Di più: guerra metropolitana globale e totale». Il bilancio dei feriti durante le manifestazioni salirà ulteriormente nelle ore successive, ma solo dopo alcune settimane verranno alla luce le altre violenze compiute dalla polizia nei confronti dei manifestanti, il sangue versato nella scuola Diaz: ventidue anni fa aveva luogo la più grave sospensione dei diritti democratici della storia della Repubblica.

«Ed ora a casa!» è il titolo a caratteri cubitali che compare, invece, sulla prima pagina della «Gazzetta» del 22 luglio 1969 insieme alla storica foto degli astronauti americani Neil Armstrong e Edwin Aldrin mentre muovono i primi passi sulla luna. Due giorni prima, alle 22.18 di domenica 20 luglio 1969, l’equipaggio dell’Aquila ha realizzato il sogno più antico dell’uomo. «Stanno tornando a casa. Dopo lo storico sbarco sulla Luna, la “passeggiata” sul suolo selenico, il perfetto decollo del “ragno” e l’aggancio con l’Apollo 11 che è stato ad aspettarlo in orbita, Armstrong, Aldrin e Collins imboccano la via che porta alla Terra. Vi giungeranno giovedì, con un pugno di luna nel sacco. La più grande avventura della storia dell’umanità sarà allora finita», si legge sul quotidiano, che riporta minuto per minuto le fasi della missione e le comunicazioni all’interno della navicella. «È un viaggio tranquillissimo. Mio dio com’è bello», ha esclamato Aldrin poco prima di atterrare sul suolo lunare. «Durante la ripresa diretta dell’esplorazione i telespettatori avranno notato che gli astronauti proiettavano sulla superficie lunghissime ombre molto nere e marcate. Ciò è dovuto al fatto che il periodo dell’esplorazione è stato prescelto in corrispondenza dell’alba lunare», spiega Franco Foresta Martin.

A seguire lo straordinario evento per la «Gazzetta» dallo studio romano della Rai - che ha trasmesso in diretta, in collegamento con Houston, il momento più spettacolare ed emozionante dell’impresa - è il giornalista Mario Gismondi. «Un momento facile da ricordare, per sempre, non da raccontare. È un groviglio di emozioni, una più gelida dell’altra, il cuore percosso come un tamburo e gli occhi maledettamente lucidi per un groppo forse troppo infantile, anche se per tutti irresistibile. È davvero un’immensa distesa di niente questa Luna. Una spiaggia senza mare, una distesa di gesso. Il suolo sembra un angolo di Murgia, dove la terra è pietrosa e senza un filo di acqua e di erba», commenta Gismondi. Per vedere Armstrong posare il primo piede umano sulla Luna moltissimi baresi hanno trascorso quasi tutta la notte in bianco. Nelle pagine della cronaca di Bari campeggia la foto dei piccoli ricoverati all’Ospedaletto dei bambini mentre guardano in tv le scene dell’allunaggio. Nella notte una donna ha dato alla luce all’Ospedale di Venere una bimba cui è stato imposto – «poteva andare diversamente?», si chiede il cronista – il nome di Mariluna. «Avrei preferito un maschietto», commenta la neomamma, «con la speranza di poterne fare un astronauta».

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