«Francesco, il papa dei poveri»: è il 14 marzo 2013 e «La Gazzetta del Mezzogiorno» con queste parole annuncia l’elezione del nuovo pontefice, avvenuta la sera prima al quinto scrutinio. «Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo alla fine del mondo»: ecco le prime parole pronunciate dal nuovo papa dalla finestra della Santa Sede, annunciando di voler omaggiare con il suo nuovo nome il Santo di Assisi.
Argentino di 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio è il primo pontefice latinoamericano, il primo gesuita e il primo, dopo diversi secoli, ad essere eletto mentre il suo predecessore è ancora in vita. «Sarà il tempo a stabilire come sarà il pontificato di papa Francesco ma i primi atti del suo magistero autorizzano a pensare che non sarà un pontificato di transizione, bensì di svolta» si legge sulla «Gazzetta».
Il 17 marzo di quarantacinque anni fa, invece, le prime pagine di tutti i giornali nazionali sono occupate dalla stessa tragica notizia: il giorno prima, il 16 marzo 1978, un commando delle Brigate rosse ha rapito l’on. Aldo Moro, uccidendo cinque uomini della sua scorta. L’azione si è svolta in pieno giorno a Roma, in via Fani, nel quartiere di Monte Mario. Moro è stato l’artefice dell’accordo che solo pochi giorni prima ha portato il Partito comunista a fare il suo ingresso nella maggioranza di governo: in quelle ore il Parlamento avrebbe dovuto votare la fiducia al nuovo esecutivo.
«La Repubblica è in grave pericolo» scrive il direttore della Gazzetta Oronzo Valentini. «La capitale è praticamente in stato di assedio. Migliaia di carabinieri e di agenti di Pubblica Sicurezza presidiano gli aeroporti di Fiumicino, di Ciampino, identificano quasi tutti i passeggeri, controllano le autostrade, tutte le vie che escono dalla capitale, compiono perquisizioni in zone in cui si sospetta possa esserci qualcosa o qualcuno che interessi alle indagini. La gente ha paura, esce solo se è necessario», racconta l’inviato a Roma. Le parti politiche sembrano essere, almeno in questa primissima fase, tutte d’accordo: nessun compromesso col terrorismo.
Cortei unitari di studenti e lavoratori hanno sfilato nella capitale, ma anche a Bari, Brindisi, Lecce, Foggia, Taranto e in Basilicata. Tra le cinque vittime dell’attentato c’è anche un pugliese: Francesco Zizzi. Quasi trent’anni, di Fasano, quel giorno Zizzi sostituiva un collega malato e – si sarebbe scoperto più tardi – per la prima volta prestava servizio di scorta a Moro. Il Comitato di redazione e il consiglio di fabbrica della «Gazzetta», esprimono la propria condanna: «I giornalisti e poligrafici della Gazzetta hanno concordato con la Direzione politica del giornale l’iniziativa di una edizione straordinaria, mobilitandosi per garantire un’ampia e completa informazione sul grave atto di terrorismo che ha colpito questa volta un uomo dall’altissima statura politica, strenuo difensore delle libertà democratiche».
Nel capoluogo pugliese, si legge sul quotidiano, si respira un’aria tesa: «Bari ha vissuto una giornata lunga. Moro non è un politico lontano, è sempre stato vicino alla gente qualunque. La paura, oltre che il dolore, si è impossessata ieri mattina dei baresi. In centro i negozianti hanno abbassato le saracinesche verso le 11. In via Sparano si parla del grave episodio; lo si paragona al segnale di un prossimo colpo di Stato: molti chiudono i negozi e vanno a casa». Il signor Augusto M., è padre da appena tre giorni: «Tutta la mia felicità è scomparsa stamattina, quando ho saputo. Ora mi chiedo se Sonia avrà la forza di affrontare un mondo così cattivo. Mi chiedo in che comunità l’ho fatta nascere e non so cosa fare per assicurarle un futuro sereno».
Quarantacinque anni fa – dopo un decennio complicato, segnato da continui attacchi alla democrazia da parte del terrorismo politico – l’Italia viveva il momento più duro della «notte della Repubblica»: cinquantacinque giorni di tensione, paura, indecisione e contrasti interni ai partiti e alle forze di governo raggiungeranno il culmine il 9 maggio con il drammatico ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani.