È il 29 dicembre 1927. «La Gazzetta di Puglia» - giornale fondato nel 1922 da Raffaele Gorjux, che ha assorbito gran parte della redazione del «Corriere delle Puglie» e ne ha raccolto l’eredità - annuncia sulle proprie colonne una grande novità. «Ieri mattina La Gazzetta di Puglia ha inaugurato la sua casa con una cerimonia semplice e austera, schiettamente fascista».
Si tratta del nuovo palazzo della Gazzetta di piazza Roma, angolo via Zuppetta, disegnata dall’architetto Saverio Dioguardi: «Il giovane artista è troppo noto ormai e troppo a noi legato per poterne parlare così come vorremmo e come egli meriterebbe.[...] Dioguardi è un artefice compiuto e completo, uno di quelli che sa dare espressione di arte e di vita alle cose, contemperando mirabilmente gli elementi dei quali si serve fondendo in un insieme unico e magnifico la tecnica con l’estro creativo… Nella ideazione e nella costruzione di questa nostra Casa egli ha superato se stesso e la sua passione, la sua fede, il suo amore e la sua competenza, ha portato in ogni cosa perché tutto fosse a posto e rispondesse perfettamente e completamente a quelle che sono le esigenze ed i bisogni di un grande giornale. Diciamo poco affermando che Saverio Dioguardi, creata e attuata la mole architettonica, superba e maestosa, ha saputo dimenticare l’architetto per dedicarsi al dettaglio».
Fino al dicembre ‘27 la sede del giornale era a pochi passi da lì, al civico 18 della stessa piazza Roma: del nuovo palazzo di quattro piani, in stile eclettico, spiccano i quattro telamoni inseriti nelle finestre angolari, che danno l’impressione di sorreggere tutto il peso del palazzo. Sulla sommità, una grandiosa cupola regge un mappamondo luminoso. L’edificio è abbastanza ampio da contenere le nove macchine compositrici del giornale, «che rappresentano un sensibilissimo apporto alla celerità della nostra attività tipografica»: c’è persino una «maestosa compositrice per 7 tipi di caratteri, una delle più recenti conquiste della genialità umana e la prima e sola macchina del genere adottata in Italia da aziende giornalistiche».
Notevoli anche gli impianti per «il processo di stereotipia e gli elevatori meccanici per portare i grandi rulli di carta dal deposito sotterraneo al piano dello stabilimento». Nella redazione del quotidiano - che due mesi dopo assumerà il suo nome definitivo - ci sono già celebri firme, come Luigi de Secly e Paolo Magrone, ma «della grande famiglia della Gazzetta fa parte anche una donna», si legge con orgoglio sull’edizione di 95 anni fa: è Wanda Gorjux, meglio nota con lo pseudonimo «Medusa». Nell’agosto 1982, però, lo storico palazzo sarà demolito per lasciare il posto ad un nuovo, moderno edificio.
















