È il 27 dicembre 1968. Su «La Gazzetta del Mezzogiorno» si legge la cronaca di una straordinaria notte di Natale. «Da Taranto il grande abbraccio di Paolo VI al mondo del lavoro»: il Pontefice ha trascorso la vigilia con gli operai del Siderurgico del capoluogo jonico. Quattro pagine intere ricche di foto e di racconti appassionati sono dedicati allo storico evento. Indimenticabile l’immagine di Montini sul muletto con le braccia spalancate fra gli operai dell’acciaieria Italsider in tuta e caschetto: «Finché Paolo VI non apparve all’ingresso del treno-lamiere in piedi sul carrello giallo che lo trasportò leggero, sorridente tra le due cortine di mani che si protendevano verso le sue, avevo a lungo dubitato che il grande padiglione potesse davvero trasformarsi nel tempio d’acciaio del quale noi stessi e tutti avevamo parlato con un pizzico di inevitabile retorica», scrive Pietro Marino sul quotidiano.
«M’era sembrato che il quadro del Siderurgico stentasse a combinarsi nella nuova dimensione dell’evento eccezionale che la gente con pazienza attendeva. L’altare sulla bramma di acciaio con la bianca sedia vuota troneggiante sulla pedana, il presepio ritagliato nella lamiera luccicante contro un sipario di tubi rugginosi restavano inerti sotto i padelloni della tv che man mano si accendevano. [...] Gli operai dell’Italsider – il volto teso dalla stanchezza – erano come marziani, per noi, nella incomprensibile varietà di tinte delle tute e degli elmetti. [...] Poi arrivò il Papa, le braccia protese sotto il mantello rosso, lo sguardo vivido e affettuoso che cercava quasi di individuare uno per uno i volti delle migliaia di fedeli, dipendenti del Siderurgico e loro parenti».
La Chiesa è , in quegli anni complessi, percepita come un’istituzione lontana dalle dinamiche sociali e dal mondo del lavoro: «Fra la Chiesa e il mondo operaio» – dichiarò il Papa senza reticenze – «sembra che ci sia separazione e incomprensione. Ma siamo venuti qui a dirvi che questa separazione non esiste. Non di solo pane vive l’uomo, dice la Chiesa ripetendo le parole di Cristo; non di sola giustizia economica, di salario, di qualche benessere materiale, ha bisogno il lavoratore, ma di giustizia civile e sociale». La disumanizzazione del lavoro, il prevalere della tecnologia e della macchina sull’uomo ha per Paolo VI un’unica soluzione: la riscoperta del Vangelo, la nascita di Cristo e il suo farsi uomo tra gli uomini. Alla fine della cerimonia papa Montini, dal palco rialzato, si getta in ginocchio per riuscire a stringere le mani degli operai e tenerle strette a lungo tra le sue. «Ed è Natale, veramente, autenticamente, anche nel tempio di acciaio», conclude Marino.
















