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Cattolici e ortodossi si abbracciano

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Cattolici e ortodossi si abbracciano

Dicembre 1965, alla cerimonia mons. Nicodemo

Giovedì 08 Dicembre 2022, 10:48

«L’abbraccio fra le Chiese cattolica e ortodossa» titola in prima pagina La Gazzetta del Mezzogiorno dell’8 dicembre 1965. Un momento decisivo per la Storia della Chiesa sta per volgere al termine: il Concilio vaticano II, apertosi nell’ottobre 1962, fortemente voluto da Giovanni XXIII per discutere dei rapporti tra la Chiesa e la società moderna e affrontare problemi dottrinali e pastorali, si chiudeva proprio nel dicembre del ‘65. Dopo la morte di papa Roncalli, il 3 giugno 1963, il successore Paolo VI aveva portato avanti il Concilio, facendosi garante dell’unità della Chiesa.

Tra i diversi risultati del sinodo, rivoluzionarie saranno le innovazioni apportate nella liturgia, con l’abbandono del latino e l’utilizzo delle lingue nazionali durante le celebrazioni: sarà il più importante tentativo compiuto dalla Chiesa cattolica di modernizzazione e di avvicinamento alla società laica.

A fare notizia sulla Gazzetta, così come sul resto della stampa nazionale e mondiale, è però un altro storico avvenimento, collaterale all’assise conciliare: il 7 dicembre 1965 vengono annullate le scomuniche lanciate reciprocamente dalle Chiese di Roma e di Costantinopoli circa novecento anni prima. Con lo scisma del 1054, infatti, e con la doppia scomunica, si era consumata la definitiva rottura tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Simultaneamente – nella sessione solenne del Concilio vaticano in San Pietro e nella Cattedrale di San Giorgio a Istanbul – viene letta la Dichiarazione comune di Paolo VI e del patriarca Atenagora. Non è il raggiungimento della piena pacificazione tra Oriente e Occidente, ma un passo significativo verso l’obiettivo che aprirà la strada ad altri incontri importanti.

Sul quotidiano compare la foto che ritrae il Pontefice nell’atto di consegnare al Metropolita Melitone, rappresentante del patriarca Atenagora, la Bolla di cancellazione della scomunica: «il Papa al termine scendeva dal trono e abbracciava Melitone di Eliopoli e gli rimetteva il testo del documento pontificio. L’applauso dei Padri, lungo, insistente, salutava la rinnovata pace e fraternità fra le due Chiese, mentre si levavano sotto le volte della Basilica le note semplici e commoventi dell’antico inno cristiano Ubi charitas. In quel momento i Padri del Concilio, tutti presenti in San Pietro, avevano la netta sensazione di vivere un’ora storica, propiziata dalle iniziative di papa Giovanni e attuata da Paolo VI e dal Concilio».

Un rappresentante pugliese prende parte a questo momento storico: componente della delegazione vaticana inviata a Istanbul, presieduta dal cardinale Shehan, è l’arcivescovo di Bari, mons. Enrico Nicodemo.

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