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Finisce nel sangue la rivolta degli inermi

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Finisce nel sangue la rivolta degli inermi

Nel 1973 in Grecia fuoco sugli studenti

Venerdì 18 Novembre 2022, 08:13

«Schiacciano con i tanks la rivolta degli inermi»: è il 18 novembre 1973 e «La Gazzetta del Mezzogiorno» riporta in prima pagina la cronaca di quanto accaduto il giorno prima ad Atene.

Dal 1967 la Grecia è governata dalla giunta militare dei Colonnelli, una vera e propria dittatura, che aveva proibito, tra le altre cose, le associazioni studentesche e le elezioni dei consigli universitari. Avevano già avuto luogo, negli anni precedenti, diverse manifestazioni di protesta. Il 14 novembre gli studenti del Politecnico di Atene proclamano uno sciopero: occupano la facoltà e mettono in funzione una stazione radiofonica clandestina, utilizzando l’attrezzatura dell’Università, attraverso la quale incitano la popolazione a protestare. In breve tempo migliaia di persone si radunano attorno al Politecnico. Nel Paese viene immediatamente imposta la legge marziale ed entra in vigore il coprifuoco: viene ripristinata la censura sulla stampa e sono ricostituiti i tribunali militari speciali.

Il quarto giorno, il 17 novembre, la giunta invia i mezzi blindati: «Il momento più drammatico della rivolta si è avuto nel cuore della notte quando numerosi carri armati hanno circondato il Politecnico e hanno puntato i cannoni contro i cancelli dell’edificio. Alcuni studenti hanno gridato: “Siamo vostri fratelli, non sparate”». L’esercito interviene ad Atene per la terza volta in pochi anni. I carri armati avevano, infatti, occupato la capitale il 21 aprile 1967, nel corso del colpo di stato dei colonnelli, e poi nel dicembre successivo, per reprimere il fallito tentativo del re Costantino di rovesciare il regime di Papadopulos. «Accanto ai carri armati hanno preso posizione circa 300 paracadutisti, pronti a fare irruzione all’interno del politecnico. Con un altoparlante hanno intimato agli studenti di evacuare la facoltà. Dall’esterno si vedevano dietro le inferriate, sotto l’abbagliante luce di grandi proiettori montati su autocarri della polizia, i volti di numerosi studenti e una selva di braccia che usciva dalle sbarre agitando bandiere greche. Ogni tanto gli studenti intonavano l’inno nazionale con il ritornello “Viva la libertà”. Ad un certo punto uno dei carri armati si è avvicinato ai cancelli d’ingresso dell’edificio e li ha abbattuti. Molti studenti che si erano arrampicati sulle grate con le braccia e le mani tese verso i soldati, sono rimasti feriti essendo rimasti travolti dal mezzo blindato».

Nella terribile notte di scontri e violenze, anche all’esterno del Politecnico, ventiquattro persone vengono uccise. Un anno dopo la giunta militare cadrà definitivamente: il generale Dimitrios Ioannidis, verrà condannato in quanto responsabile del massacro.

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