«Calme occupazioni di città settentrionali e meridionali»: suona quasi come un ossimoro il titolo con cui il «Corriere delle Puglie» del 29 ottobre 1922 dà notizia della marcia su Roma e degli assalti violenti agli edifici pubblici che le camicie nere, su ordine di Mussolini e dei quadrumviri, hanno compiuto in tutto il Paese. Il Consiglio dei Ministri guidato da Luigi Facta, che solo due giorni prima ha rassegnato le dimissioni al Re, ha proclamato lo stato d’assedio in tutte le province del Regno. Sul «Corriere» si riporta il proclama governativo: «Manifestazioni sediziose avvengono in alcune province d’Italia, coordinate al fine di ostacolare il normale funzionamento dei poteri dello Stato e tali da gettare il Paese nel più grave turbamento. Il Governo, fino a quando era possibile, ha tentato tutte le vie della conciliazione nella speranza di ricondurre la concordia degli animi e di assicurare la tranquilla soluzione della crisi. Di fronte ai tentativi insurrezionali, esso dimissionario, ha il dovere di mantenere con tutti i mezzi, ed a qualunque costo l’ordine pubblico». Le cose, invece, andranno diversamente. Anche Foggia è occupata dagli squadristi: i cronisti del «Corriere» incontrano l’onorevole Giuseppe Caradonna, capo dello squadrismo agrario pugliese, mentre guida 150 camicie nere - nonché alcuni Carabinieri «senz’altro passati al Fascio» - e si mette alla testa del corteo che sfila per la città, preceduto da cartelli con le scritte «Viva il Re, Viva Mussolini, Viva Caradonna». Nel capoluogo dauno si sono concentrate, in realtà, le legioni pugliesi che tornavano dalla grande adunata fascista tenutasi a Napoli il 24 ottobre: dopo colloqui con il prefetto e alcuni scontri con alcuni reparti dell’esercito, l’on. Caradonna ha assunto il comando della città. Un’analoga situazione si è verificata a Brindisi, dove non si sono verificati gravi incidenti, e in molte altre città della regione. A Bari le due sedi delle Camere del Lavoro sono state occupate militarmente, ma la sera del 28 ottobre in città si è potuta persino svolgere l’inaugurazione del Cinema Umberto, nell’omonima piazza, a cui hanno partecipato autorità civili e militari e il Consiglio comunale quasi al completo. Nel pomeriggio, intanto, si è diffusa l’assurda notizia: l’ordine dello stato d’assedio è stato revocato. Vittorio Emanuele III si è rifiutato di firmare il decreto: è solo la prima delle decisioni scellerate assunte dal sovrano nel corso di un ventennio, la prima di una serie di azioni complici e colpevoli che spianano la strada al disegno del futuro duce. Il re è già sotto il ricatto di Mussolini, a cui il giorno dopo affiderà l’incarico di formare un nuovo governo.

Così il «Corriere» sulla Marcia su Roma
Sabato 29 Ottobre 2022, 08:50