Civile, franco, denso. Comunque la si pensi, il confronto – svoltosi ieri mattina nella redazione della Gazzetta, trasmesso in diretta streaming e disponibile sul nostro sito e alle pagine social collegate - tra Michele Laforgia e Vito Leccese, candidati alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco al Comune di Bari, è stato ricco di spunti interessanti.
In un momento nel quale la lotta politica viene fatta a colpi di slogan e di meme, all’insegna della propaganda piuttosto che delle dialettica composta e costruttiva, con dichiarazioni ad effetto piene di nulla, ecco che fa piacere, e un po’ rassicura sulle sorti delle nostre comunità, assistere a un dibattito contrassegnato da idee, rispetto e visione.
Laforgia e Leccese pur rivolgendosi allo stesso perimetro politico e anzi delimitandolo probabilmente ai due estremi, hanno storie personali diverse. Laforgia viene dal mondo delle professioni, non ha mai amministrato la cosa pubblica, ha sbandierato la sua appartenenza politica, è intervenuto costantemente, anche grazie al lavoro svolto dall’associazione “La Giusta Causa” nella discussione cittadina, proponendo, polemizzando, sottolineando.
Vito Leccese, invece, ha aggiunto al suo originario ruolo politico, svolto con la casacca dei Verdi anche sui banchi di Montecitorio, quello più tecnico nella burocrazia del Comune di Bari, prima con Michele Emiliano e poi con Antonio Decaro, mettendo insieme un non trascurabile bagaglio di esperienza e competenza amministrativa, sui problemi e con le soluzioni.
Comunque vadano le Primarie, o Unitarie che siano, il centrosinistra avrà un candidato sindaco di valore, in grado di intercettare i voti del fronte progressista e riformista, capace anche di rassicurare chi non vuole eccessivi cambiamenti rispetto all’ultimo ventennio di governo cittadino. Non si sa ancora se il centrosinistra potrà contare comunque l’8 e il 9 giugno, giorni di apertura delle urne, sul ticket Laforgia-Leccese (anche in un altro ordine) giacché il frazionismo è sempre una sirena ammaliante ma di questi tempi, segnati dalle inchieste che chiamano in campo anche la pubblica amministrazione, sarebbe un errore forse fatale.
Il centrosinistra di Bari arriva all’appuntamento con le amministrative sospinto dal consenso del sindaco uscente Antonio Decaro – tra i primi cittadini più amati d’Italia – ma con il fiatone per le ultime inchieste della magistratura che hanno portato all’amministrazione giudiziaria per l’Amtab, l’azienda comunale per i trasporti, all’arresto di una consigliera comunale finora in prima fila in quest’inizio di campagna elettorale, alla messa in discussione dei metodi utilizzati per raccogliere il consenso degli elettori.
E il centrodestra? Buio fitto. Non si sa nulla né riguardo al possibile candidato sindaco, né al perimetro della coalizione, né sulle proposte programmatiche. Eppure è da 20 anni che il centrodestra non governa Bari – certo perché così hanno deciso gli elettori ma agevolati in qualche occasione da candidature improvvide, quasi a perdere – e sembra anche stavolta indeciso a tutto. Peccato. Perché non solo l’alternanza è il sale della democrazia ma l’opposizione è anche un ruolo di controllo esiziale per evitare certe ultime degenerazioni. Il tempo sta per scadere, il fronte moderato deve darsi una mossa per offrire ai baresi una proposta di governo nuova e credibile, frutto di una sintesi alta tra le varie anime e non di una scelta al ribasso, adottata per onor di firma.