Oggi il Consiglio dei Ministri si riunisce a Cutro, in Calabria, dove nella notte fra il 25 e il 26 febbraio è naufragato un barcone di migranti salpato dalla Turchia. Finora sono settantadue i corpi senza vita restituiti dal mare, decine i dispersi, ottantuno i sopravvissuti. A bordo c’erano uomini, donne e bambini in fuga dall’Afghanistan e da altri Paesi asiatici in cui le condizioni economiche e politiche rendono la vita impossibile. Fra le vittime c’è Torpekai Amarkhel, 42 anni, giornalista afghana invisa al regime dei talebani.
La decisione del Governo Meloni di riunirsi a Cutro è una forma di risarcimento simbolico, invero tardivo. Il presidente Sergio Mattarella il 2 marzo ha reso omaggio alle bare allineate nel palazzetto dello sport della località calabrese, senza parole, interpretando il dolore dell’Italia. A sentirsi maggiormente coinvolti e colpiti, secondo una rilevazione di Euromedia Research, sono i residenti del Sud e delle Isole, più prossimi geograficamente al luogo della tragedia, ma diremmo vicini anche storicamente («la malinconia dei bastimenti» che assaliva i meridionali in partenza per le Americhe). Vedremo quali saranno i provvedimenti adottati oggi dal Consiglio dei Ministri. Potrebbero prevedere un inasprimento delle pene per gli scafisti accanto alla messa a punto di «alcune regole di salvataggio e di sicurezza», secondo quanto anticipato ieri dal vicepremier Salvini.
Giorgia Meloni ha fatto di un rinverdito «piano Mattei», cioè delle relazioni euro-mediterranee (Algeria, Libia, Egitto), il perno della sua iniziale politica estera. D’altro canto, la premier insiste sul concetto di «nazione» nella chiave del patriottismo caro alla cultura della destra. Preme ricordare in proposito quanto ha detto Matteo Renzi intervenendo al Senato dopo l’informativa del ministro Piantedosi su Cutro. Un discorso nitido ed efficace, quello di Renzi. Secondo il leader di Italia Viva ha preso forza «il principio dell’identità nazionale che si afferma attraverso i respingimenti, alzando i muri. Non condivido l’analisi: l’identità italiana da Virgilio, che vede la fondazione della città attraverso un popolo di naufraghi, è di chi salva le vite, non di chi fa respingimenti».
Siamo d’accordo, è così anche in epoca contemporanea, dall’arrivo della «Vlora» nel porto di Bari in poi: l’Italia è luce nello sguardo degli esuli, è futuro per i figli dei senza terra, è una terra promessa per cui rischiare la morte. Se altrove smettessero di sognare di noi, quella non sarebbe più Italia. O sarebbe un’altra Italia, peggiore.