BARI - Più fendenti: alcuni all’addome e al torace. Ma il colpo mortale è stato inferto alla gola e ha reciso la giugulare: così è morta la 48enne barese Donata De Bello, durante l’ennesimo litigio con il suo compagno. L'uomo, il 32enne Marco Basile, con piccoli precedenti di Polizia, è attualmente in carcere in stato in fermo con l’accusa di omicidio volontario.
La morte di Donata De Bello segue di pochi giorni quella di un’altra donna, la 30enne polacca Anita Betata Rzepecka, deceduta nel capoluogo pugliese sabato scorso dopo circa 24 ore di agonia per essere stata schiaffeggiata dal suo compagno e fatta cadere, battendo la testa.
Due donne, due relazioni sentimentali complicate, due uomini violenti. Entrambe morte. Troppo presto per parlare di femminicidi in attesa che sia la giustizia a stabilirlo, ma ciò che accomuna queste due storie - che vedono due vittime in meno di una settimana a Bari - è il sospetto che ad ucciderle siano stati i loro compagni.
Il corpo senza vita di Donata De Bello è stato trovato dai Carabinieri nel primo pomeriggio di oggi nella camera da letto, avvolto in un tappeto, nell’abitazione in corso Sonnino, nel quartiere Madonnella di Bari, dove la donna viveva con il suo compagno. La morte risalirebbe alla tarda serata di ieri, epilogo di un violento litigio sentito persino dai vicini di casa. I sospetti dei Carabinieri, coordinati dal pm di turno Giuseppe Dentamaro, si sono subiti concentrati sul 32enne dopo aver sentito diverse persone informate sui fatti che hanno consentito di chiudere il cerchio attorno all’uomo. Basile è stato interrogato in caserma per ore ma non ha confessato il delitto, ha anzi spiegato di averla abbracciata per calmarla durante la lite e lei, che aveva in mano un coltello, si sarebbe così ferita mortalmente da sola.
I due, ha raccontato Basile agli investigatori, stavano litigando e sarebbe stata lei ad aggredirlo minacciando di colpirlo con un coltello di cucina, poi ritrovato in casa durante i rilievi della Scientifica. Lui avrebbe quindi provato a difendersi e, nell’abbracciarla, - questo è quello che ha raccontato - la donna si sarebbe colpita da sola alla giugulare. La versione dei fatti resa dall’uomo non ha convinto gli inquirenti che, al termine dell’interrogatorio, lo hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto con l’accusa di omicidio.
Nei prossimi giorni la Procura conferirà l’incarico per l'autopsia. Gli accertamenti medico-legali potranno chiarire l'esatta dinamica dei fatti, tempi e modalità.
In serata, quando ancora davanti al portone dell’abitazione della vittima c'erano Carabinieri, cronisti e curiosi, il fratello della donna è arrivato sul posto dopo aver appreso da Facebook della morte della sorella, avendone così conferma, mentre i vicini di casa raccontavano che spesso venivano svegliati in piena notte dalle urla della coppia e che in una occasione era addirittura intervenuta una pattuglia dei Carabinieri per sedare un litigio tra i due.
«Lei e il fidanzato litigavano in continuazione, e spesso di notte venivamo svegliati dalle loro urla, perché sentivamo sbattere le porte, parolacce e molte minacce», hanno riferito i vicini di casa della donna. L'uomo, secondo le testimonianze, tornava spesso a casa verso le tre o le quattro del mattino: «Dimenticava sempre le chiavi - riferisce chi abita nel palazzo - e molte volte citofonava a noi e per questo veniva severamente sgridato». A volte pare chiedesse anche ai proprietari di una vicina pizzeria di dargli qualche arnese per aprire la porta.
Anche chi abita nel palazzo accanto ricorda i due come «una coppia litigiosa, che si era trasferita da poco nella zona».