BARI - La rottura di un giunto di isolamento sul binario tra Chieuti e Campomarino lunedì ha diviso in due l’Italia dei treni. E - se due ore prima non fosse stato lanciato l’allarme, imponendo in quel tratto il limite dei 30 km all’ora - oggi non staremmo raccontando solo un Primo Maggio di disagi sulla linea Adriatica, ma qualcosa di ben più grave.
Non si può non ricordare che i 35 km da Lesina a Termoli sono l’ultimo tratto tra Lecce e Berlino rimasto ancora a binario unico, per la contrarietà della Regione Molise. Lunedì la circolazione dei treni è rimasta sospesa dalle 13,45 alle 19, e i convogli a lunga percorrenza hanno accumulato ritardi fino a quattro ore. Tutto per la rottura (si legga l’intervista in basso) di uno dei 45mila giunti presenti sulla rete ferroviaria italiana, un fatto imprevedibile che solo per miracolo non è stato improvviso: il Frecciabianca Milano-Lecce è sopraggiunto a velocità ridottissima e dunque è solo rimasto bloccato, ma in quel tratto di norma si procede a 150 km l’ora. Sono stati i treni passati in precedenza a segnalare rumori anomali, innescando l’allarme e la riduzione di velocità: il dispositivo di sicurezza, dunque, ha funzionato.
I macchinisti però sono preoccupati. Sull’Adriatica - spiegano fonti sindacali - è installato il «blocco conta assi», il sistema più semplice di controllo del traffico, che a differenza del «blocco automatico» (il più evoluto) non è dotato della ripetizione dei segnali in cabina (il macchinista vede prima quello che incontrerà): un dispositivo che si accorge anche dell’interruzione fisica del binario e permette di fermare il treno. A maggio 2016, peraltro, dalle parti di Ortona (tratta già a doppio binario) un errore umano - l’errato sblocco da parte di un manutentore di una sezione del binario dispari - fece sì che un Frecciabianca si ritrovò davanti un treno regionale: solo la prontezza dei macchinisti (e molta fortuna) hanno evitato il tamponamento.
Va detto chiaro: il treno è di gran lunga il mezzo di trasporto più sicuro, soprattutto sulle tratte lunghe. Resta però il problema del raddoppio della Termoli-Lesina. «Se ci fosse stato il secondo binario non si sarebbe registrato alcun disagio», dicono da Rfi. Da anni ormai la Regione Molise si oppone al raddoppio in affiancamento alla linea esistente tra Termoli e Ripalta, e continua a chiedere varianti sostanziali al progetto già approvato e finora non finanziato se non in parte: ogni ulteriore richiesta (si parla di gallerie e di interramento) comporterà l’ulteriore allungamento dei tempi, oltre che la difficoltà di reperire i fondi necessari. [m.s.]