«Luigi aveva una bella famiglia è stato il demonio che si è messo in mezzo perché non vuole la nostra gioia». Sono parole insolite quelle usate da don Tonino Nisi, parroco di San Pasquale che ieri pomeriggio ha celebrato i funerali di Luigi Alfarano, il 50enne che la sera del 7 giugno ha ucciso la moglie Federica De Luca e il figlio Andrea di 3 anni, prima di togliersi la vita. Nella sua omelia ha scelto parole di fede per mostrare vicinanza alla madre del 50enne. E Maria Letizia Zavatta Prete, madre dell'omicida, a fine celebrazione, ha manifestato l’intenzione di trasformare la villa in cui è avvenuto il delitto in un centro Ant.
Oggi intanto le esequie della moglie de del figlio. Al passaggio dei feretri il silenzio commosso della folla per l’ultimo saluto a Federica De Luca, di 30 anni, e suo figlio Andrea, di 4, uccisi martedì sera da Luigi Alfarano, di 50 anni, dipendente dell’Ant (Associazione nazionale tumori). In migliaia hanno partecipato alla messa concelebrata da don Ciro Alabrese, don Luca Lorusso, don Emanuele Ferro e don Gino Romanazzi.
Le due bare erano ricoperte di fiori: rose rosse per la donna, margherite bianche per il bimbo, davanti alle quali - sull'altare - sono state adagiate le loro foto. In prima fila i genitori di Federica e nonni di Andrea, Pino e Giuseppina. Poi gli altri parenti, amici e conoscenti. E i colleghi della Fipav di Federica, che era arbitro di volley. Durante l’omelia, don Ciro Alabrese ha citato il passo del capitolo 21 del libro dell’Apocalisse. «Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose": ha ripetuto spesso questa frase don Ciro, sottolineando che un giorno non ci saranno più la morte, il pianto, la violenza. «Un bimbo di 4 anni - ha detto il parroco - oggi avrebbe dovuto fare la recita con la sua mamma. Ho pensato alla vita di Federica, che si è distinta per le sue attività che svolgeva con passione: il volontariato e il volley. A lei che era un promettente arbitro ora chiediamo un time out per noi in questo spazio in cui siamo schiacciati nel dolore».
«Spesso cerchiamo il colpevole senza cercare il problema. Il problema è la violenza. Oggi celebriamo questo rito funebre, l’altro ieri a San Giorgio Jonico un altro funerale legato a un episodio simile. Non possiamo rimanere indifferenti. C'è qualcosa che non va» ha sottolineato con Ciro. «Federica - ha aggiunto - era arbitro di volley ma faceva anche volontariato. Aveva la capacità di donarsi agli altri. Ognuno di noi deve cercare di fare bene in ogni settore in cui opera. Dobbiamo fare gioco di squadra». Il sacerdote ha parlato del dolore e della rabbia che accomuna tutti in questo momento. «Chiediamo a Federica - ha detto ancora don Ciro - di continuare ad arbitrare la partita della nostra vita. Di aiutarci a portare avanti la voglia di vivere e d’amare, che lei ha portato nel cuore e ha donato al piccolo Andrea. Come arbitro continua a farci capire l'importanza di non litigare per qualche centimetro». «Dobbiamo vivere - ha concluso don Ciro - con una speranza testarda, come ha sottolineato il nostro arcivescovo Santoro. La speranza di chi non sta a lamentarsi. Non lasciamoci vincere dal male. Il male si vince con il bene. Andrea con la sua mamma farà il tifo per noi»