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Petrolio gate, i pm sentiranno
a Roma Guidi e Boschi
Renzi: non ci manderanno a casa

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

boschi e guidi

Venerdì 01 Aprile 2016, 15:29

02 Aprile 2016, 21:23

Altri nomi eccellenti nell'inchiesta sul petrolio lucano. Nell'elenco degli indagati è finito anche il Capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi. Secondo quanto si è appreso, infatti, De Giorgi è indagato nell’ambito di accertamenti sull'attività dell’Autorità portuale di Augusta insieme a Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministra Federica Guidi, al dirigente della Total, Giuseppe Cobianchi, all’ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino, all’imprenditore Pasquale Criscuolo, a Nicola Colicchi, collaboratore della Camera di Commercio di Roma, e al presidente del Collegio dei Revisori dei conti della stessa Camera di Commercio, Valter Pastena (ex direttore generale della Ragioneria di Stato). «Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune», ha detto De Giorgi. 

Di certo ci sarebbe la novità che la procura, nel frattempo, farà appello al Tribunale del Riesame contro il rigetto dell'arresto di Gemelli da parte del gip potentino, insistendo nel richiedere per lui la custodia cautelare nel filone Total. Tutto ciò mentre le indagini della Direzione nazionale antimafia e della procura di Potenza proseguono, anche su eventuali ipotesi di disastro ambientale relative all'inquinamento prodotto dal centro oli dell’Eni, a Viggiano (Potenza), l'altro filone del petrolio gate. In particolare saranno effettuate nuove analisi epidemiologiche sulle matrici ambientali. Nel centro oli la produzione è stata sospesa dalla compagnia petrolifera due giorni fa.

I pm di Potenza ascolteranno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi (oggi a Firenze ha evitato l'assedio dei giornalisti), e il Ministro dimissionario dello Sviluppo economico, Federica Guidi, come persone informate dei fatti in ordine alla famosa telefonata che sarebbe costata il posto alla responsabile del Mise. Secondo quanto si è appreso nel capoluogo lucano, i magistrati si recheranno a Roma per ascoltare Boschi e la dimissionaria Guidi che è rientrata a Modena e nei prossimi giorni farà il passaggio di consegne. L'ex ministro, in una lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera ha ribadito di non aver fatto alcun favoritismo nei confronti di quello che ritiene suo marito. 

Matteo Renzi, invece, interviene ancora una volta sulla vicenda, stavolta sulla sua eNews. «La disponibilità immediata di Guidi
ad un passo indietro ha gettato nel panico le varie opposizioni che a quel punto non sapendo che fare hanno iniziato ad urlare
ancora più forte chiedendo le dimissioni dell’intero governo, responsabile non si sa bene di cosa. E presentando l’ennesima
mozione di sfiducia. Andremo in Parlamento, spero prima possibile. E ancora una volta il Parlamento potrà mandarci a
casa, se vorrà. Ma non credo succederà neanche stavolta». 

«Nel 2014 - aggiunge - il governo ha autorizzato lo sblocco del progetto francese Tempa Rossa fermo dal 1989. Ci lamentiamo che nel sud non c'è lavoro. Bene, se ci sono investimenti stranieri che sono bloccati da 25 anni anziché parlare, diamo loro le autorizzazioni, no? Avevo già annunciato pubblicamente, in più sedi, che avremmo dato il via libera a questo progetto». Così il premier Matteo Renzi nell’eNews torna a difendere il via libera al progetto lucano. Sulla telefonata inopportuna della Guidi al suo compagno, il premier fa riferimento al caso (del 2013) dell'ex ministro Cancellieri per una telefonata inopportuna. In quella circostanza, Renzi ricorda che chiese le dimissioni del ministro. «Noi crediamo che la coerenza non sia un optional».

E aggiunge: «Le opposizioni sanno perfettamente che l’unico modo per molti di loro di restare aggrappati ad una poltrona comoda e ben pagata è che questa legislatura vada avanti: con la nuova legge elettorale con le preferenze molti di loro non rientrerebbero in Parlamento nemmeno con le gite scolastiche».

LO SCANDALO - «Sta circolando corrispondenza interna, dove si dice che la persona interverrà a nostro favore verso Total». La persona in questione è l’ormai ex ministro Federica Guidi e a parlare del suo interessamento verso l'azienda petrolifera per la questione di Tempa Rossa è uno dei protagonisti della vicenda, Franco Broggi, dirigente di Tecnimont, la società che ha concesso in subappalto dei lavori per 2,5 milioni al compagno del ministro, Gianluca Gemelli. Broggi fa riferimento ad un incontro tra Guidi e uno dei rappresentanti dell’azienda; un incontro fondamentale per lo stesso Broggi visto che giorni prima, in una telefonata intercettata proprio con Gemelli - in cui quest’ultimo era interessato ad un affare nel quale il dirigente avrebbe potuto intervenire - diceva al compagno del ministro: «si non ti preoccupare, tu fai. Se c'è quell'incontro a breve, tra chi tu sai e chi tu sai...tutto si fa nella vita». Gemelli rispondeva così: «tu sei un mafioso siciliano». Di quell'incontro, però, il compagno del ministro afferma di non aver saputo nulla visto che quando Broggi gli racconta l’esito, rimane sorpreso. «Io di sto fatto dell’incontro, quella...non me l’ha detto». Il tema dell’interessamento del ministro sulla vicenda torna in diverse telefonate tra la stessa Guidi e il compagno, riportate nelle informative agli atti dell’inchiesta di Potenza. Gli investigatori annotano ad esempio due telefonate nelle quali Gemelli «rimproverava al ministro di non avergli dato il supporto richiesto», «di non averlo agevolato in generale nella conclusione dei suoi affari» e di «non avergli procurato contatti utili in riferimento ai risultati non positivi che la Guidi aveva ottenuto in occasione di un incontro a Torino».


«NON DEVONO ESSERCI DANNI»: Altre due telefonate significative tra Guidi e il compagno sono quelle del 22/23 gennaio 2015. I due sembrano sapere dell’inchiesta e affrontano la questione dei «problemi - scrivono gli investigatori - cui si era esposto il Gemelli proprio in relazione agli affari intrapresi a Corleto e alle possibili indagini che lo avrebbero riguardato». Sia il ministro sia il compagno fanno «espliciti riferimenti al probabile coinvolgimento del Gemelli in una certa vicenda ed alla possibilità di conseguenze politiche indirette anche per lo stesso ministro». Ad un certo punto Guidi dice al compagno: «non ci devono essere danni per entrambi». Il giorno successivo è ancora Guidi a chiedere se Gemelli «stesse andando ad acquisire notizie sulla vicenda» e ad informarsi su eventuali assunzioni: «hai preso gente del posto?». Gemelli risponde di si e poi aggiunge: «comunque la cosa su cui devi stare più che tranquilla è che è tutto ipertrasparente, tutto antecedente, quindi non...cioè tu mi hai detto 'non lo trovo una cosa seria farlò e basta, e io non la faccio stop'». A quel punto il ministro stoppava la conversazione: «però adesso basta dai...non stiamo qui a parlarne adesso».

«A ME BRUCIA L’ORECCHIO»: La paura delle intercettazioni torna una settimana dopo, ma stavolta è Gemelli a mostrarsi preoccupato. Guidi racconta dei problemi «per quella roba lì su Total e Tecnimont', facendo esplicito riferimento ad un colloquio richiestole da entrambe le aziende e di una lettera formale nella quale Tecnimont chiede di tutelarla di fronte a Total, in quanto azienda italiana. «Non mi interessano queste cose qua - risponde Gemelli - io già sto facendo che non lavoro dove ci sei tu, basta, non me le raccontare, non mi interessano, punto, basta...non ne voglio sapere proprio, non so come dirtelo». Il ministro sembra non capire: «ma sei normale, oppure ogni tanto ti...?». Nella successiva telefonata allora Gemelli è più esplicito. Appena lei nomina Tecnimont, infatti, reagisce così: «a me mi brucia l’orecchio con il telefono!"

FACCIAMO UN PO' DI SHOW: il 28 ottobre del 2014, pochi giorni prima del convegno a Roma in cui ha invitato i vertici di Total e Tecnimont, Gemelli chiama la compagna. «Allora guarda che io vengo al convegno...ho inviato anche il numero due di Total, l'ho fatto invitare... e me lo faccio sedere vicino così facciamo un pò di show». Il convegno va benissimo tanto che Gemelli se ne vanta con il suo socio, Salvatore Lanzieri. "C'erano questi qua di Total...ringraziamenti, alliccamenti che non ti dico, questi ce li abbiamo, ce li abbiamo, cioè secondo me abbiamo un rapporto molto forte, il rapporto è buono hai capito?». E in un’altra telefonata, sempre con Lanzieri: «dai che sta andando come volevano noi, perfetto!...gioia mi pare che stiamo andando nella direzione giusta dai!...».

«LA DOLCE META'» E LA SHELL: Guidi, stando a quanto rivela il compagno in una telefonata con l’imprenditore Pasquale Criscuolo, avrebbe interceduto per lui anche nei confronti della Shell. «Mi ha appena chiamato la mia dolce metà - dice Gemelli - mi diceva che è stata a colloquio con Brun (Marco Brun, Ad di Shell Italia, ndr)...e gli ha parlato di te...mi dice muoviti con Brun attraverso Pasquale...quindi se riusciamo ad organizzare un appuntamento per la prossima settimana ci andiamo a trovarlo». Più tardi Gemelli gli invia un sms: «se riesci fagli capire anche chi sono».

GIP: GEMELLI ATTENTO A EMENDAMENTI ENERGIA: Gianluca Gemelli - compagno dell’ex Ministro Federica Guidi e indagato anche nel filone siciliano dell’inchiesta sul petrolio che parte dalla Basilicata - «si mostra particolarmente attento agli emendamenti che interessano comunque il settore energetico», secondo il gip di Potenza, citando in diverse conversazioni anche «mire» in Sicilia e in Sardegna.

E’ quanto emerge dalle ordinanze dell’inchiesta della Procura di Potenza. Questo potrebbe rappresentare il punto di partenza del filone «siciliano» delle indagini dei magistrati lucani, che però mantengono il massimo riserbo sull'intera vicenda, oggetto di segreto istruttorio. Gemelli il 2 dicembre 2014 parla con un consulente della Camera di Commercio di Roma, Nicola Colicchi (anch’egli indagato nel filone siciliano) pure di un emendamento presentato dal deputato siciliano Ignazio Abrignani (Ala), chiedendo se si trattasse di un emendamento che poteva interessargli: «No - dice Colicchi - di quell'emendamento non ce ne frega nulla... ma è una marchetta, evidentemente per qualche impianto che interessa a lui» riferendosi al deputato, e proseguendo la conversazione precisa «diciamo... ai grossi non serve a nulla».

Il 18 dicembre 2014, parlando con un’altra persona (nell’ordinanza è identificata con il cognome Lantieri), Gemelli "si sofferma su alcune compagnie (Lukoil ed Esso, fra le altre)" in relazione «all’avvenuto commissariamento di Confindustria Siracusa», precisa il gip di Potenza. Il compagno dell’ex Ministro, quindi, prosegue annunciando che «da gennaio cominciamo pure su Saipem... tramite Confindustria ci arrivo, mi segui? C'arrivo pure abbastanza bene. Quindi vediamo come farlo e... facciamo una passeggiata in Sardegna, ci stiamo un paio di giorni, facciamo le presentazioni, bordelli... e quello che dobbiamo fare facciamo». 

GIORNATA DIFFICILE PER IL GOVERNO - Il day after gli arresti dell'inchiesta sul petrolio lucano che hanno portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi, il termometro politico si fa incandescente. Nonostante il tentativo del Premier di raffreddare nella giornata di ieri la temperatura delle polemiche a seguito dell'intercettazione dell'orma ex ministro (in qualche modo "invitata" a dimettersi in serata), evitando di dare fiato al referendum sulle trivelle, le opposizioni alzano le barricate e si concentrano sul ministro Maria Elena Boschi, anche lei tirata in ballo «ma senza alcun ruolo o responsabilità». A Bologna, oggi, la Boschi - invitata a un incontro in un hotel - ha evitato i giornalisti. Renzi, intanto, da Washington rilancia e difende il progetto Tempa Rossa, finito al centro dell'inchiesta: «Il progetto di cui stiamo parlando dà posti di lavoro, è una cosa sacrosanta da fare, aver consentito a delle persone di venire in Italia e fare degli investimenti è una cosa sacrosanta, io lavoro perché si creino posti di lavoro. Progetto che io stesso avevo annunciato mesi prima». Eni ha confermato la sospensione dell'attività estrattiva e da Total non arriva nessun commento alla vicenda.

Per Beppe Grillo ,«Booom. Salta tutto»: il leader del Movimento 5 stelle chiede le dimissioni del Governo. Il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini lancia un appello ai grillini invitandoli a sottiscrivere insieme una mozione di sfiducia contro l'esecutivo: ipotesi rispedita al mittente dal deputato M5S Riberto Fico. Incalza il presidente del deputati di Fi, Renato Brunetta annunciando la firma di una morzione di sfiducia contro l'esecutivo e chiedendo anche le dimissioni della Boschi. «Renzi - ha aggiunto - ha trasformato le leggi di stabilità in marchettifici. Abbiamo sempre denunciato come le leggi di stabilità fossero diventate un caravan serraglio, una carovana di favori, marchette, provvedimenti senza capo né coda che portavano in alto il deficit e il debito».

Andrea Romano (Pd) difende il Governo e sottolinea come le dimissioni della Guidi siano state «rapidissime, doverose, che era giusto dare». E aggiunge: «non era opportuno nel corso della Legge di Stabilità del 2014, quando ha promosso un emendamento che avrebbe favorito il fidanzato. Su quell'emendamento avrebbe dovuto astenersi». Sulla Boschi sottolinea che «né lei né nessun altro sapeva di questo conflitto di interessi». Eppure Brunetta ha chiesto le dimissioni della Boschi. E su Brunetta dice che «vive in un suo mondo di fantasia» e aggiunge: «E' probabile - ha concluso a Radio2 - che Renzi non sapesse che il fidanzato della Guidi lavorasse nel petrolio». FDI, attraverso Giorgia Meloni, interviene sul caso Guidi definendolo inquietant. «Non riguarda solo lei, la vicenda riguarda un’ intercettazione telefonica dalla quale si evince che ci sono due ministre che brigano per fare gli interessi di una lobby petrolifera - aggiunge - Uno di quei ministri si dimette, l'altro non si sa bene cosa stia facendo. Si vede che Renzi ha ministri di serie A e ministri di serie B. Ha sacrificato il ministro sacrificabile per provare a salvare lui e il ministro meno sacrificabile. Ciò non toglie che sono coinvolti tutti». E precisa: «Adesso andremo a votare a maggior ragione sì». Così la candidata sindaco di Roma Giorgia Meloni commentando, ai microfoni di Radio Ti Ricordi, le dimissioni del ministro Federica Guidi.

Anche lo scrittore Roberto Saviano attacca il Governo. «L'ormai ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha scelto la strada delle dimissioni e questo le consentirà di spiegare, probabilmente ai magistrati, il senso delle sue parole. Un altro ministro, Maria Elena Boschi, dovrà invece chiarire in Parlamento se le tante ombre che si addensano sul suo ruolo istituzionale sono solo sfortunate coincidenze. O se c'è dell’altro». Ncd rispolvera il caso dell'ex ministro Lupi. «In quel caso - dice Raffaele Cattaneo (Ncd), presidente del Consiglio regionale della Lombardia - non ci fu nessun sostegno da parte delle altre forze di governo. Credo che il trattamento debba essere uguale per tutti: non ci possono essere figli e figliastri.

«Onore delle armi» a Federica Guidi "ma non possiamo far finta di non vedere il conflitto di interessi ben maggiore che è recentemente emerso nell’azione di governo dell’ex ministra e che coinvolge la maggioranza»: è questa la posizione. Lo afferma il presidente della commissione industria Massimo Mucchetti nel suo blog sottolineando che dopo «Tempa Rossa» è "diabolico confermare il favore ad Enel nel DDl concorrenza. Tempa rossa humanum, Enel diabolicum» sintetizza l’esponente della minoranza Pd e spiega: «nel ddl Concorrenza si prevede il superamento del servizio in maggior tutela nell’ambito del mercato elettrico, già liberalizzato nel 2007, in modo tale da favorire l’Enel e danneggiare i consumatori. La Ducati Energia, azienda bolognese che appartiene alla famiglia Guidi, è fornitrice dell’Enel. È stato finora inutile ogni tentativo di convincere il ministero e la maggioranza a correggere la distorsione della concorrenza insita nel suo modo di superare la maggior tutela. Il governo - conclude - trema e scatta davanti a un’intercettazione mentre non vede nulla quando deve decidere da solo, senza il pungolo dei magistrati».

Intanto, Gianluca Gemelli, il compagno della Guidi finiti nel ciclone dell'inchiesta ribadisce la sua «estraneità ad ogni condotta illecita» e fa sapere di aver chiesto al Procuratore della Repubblica di Potenza, attraverso il suo avvocato, di poter chiarire la sua posizione.«Esprimo piena fiducia nel lavoro dei magistrati - ha aggiunto - che ritengo essere in questa fase i miei unici interlocutori». Nel frattempo, Gemelli si è dimesso dall'incarico di commissario di Confindustria di Siracusa.

EMILIANO: SE BASTA POCO PER UNA LEGGE... - Il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, conversando a Taranto con i giornalisti a margine di un congresso della Cgil, lancia una stilettata contro il Governo. «Se basta così poco per ottenere un emendamento in un provvedimento legislativo, onestamente la preoccupazione è altissima. È tutto talmente evidente che non ha bisogno di spiegazioni. C'è una telefonata che dice tutto e sulla quale il Paese intero deve riflettere perché non è una questione che riguarda solo il Ministro». E aggiunge: «Noi abbiamo bisogno di disinquinare o di evitare l'inquinamento non solo dell’ambiente, ma anche delle istituzioni - ha aggiunto - Questo disinquinamento delle istituzioni è un processo democratico, che va condotto con grande rigore e con grande senso della Costituzione». «Senza questi due elementi - ha concluso - sarà difficile venir fuori da una vicenda sulla quale evidentemente il Paese intero deve riflettere».

PITTELLA: NON MI ISCRIVO AL PARTITO DI EMILIANO - «Il 17 aprile andrò a votare e sarò coerente con la posizione che ho sempre espresso. Sono un promotore dei quesiti referendari, ma di certo non mi iscrivo al partito di Emiliano». Lo afferma Marcello Pitella, governatore della Basilicata ai microfoni di Un Giorno da Pecora su Rai Radio2. «Andrò a votare, fermo restando che sono contrario alle strumentazioni che ci sono state in queste settimane», ha aggiunto. «Renzi sembrerebbe aver dato delle 'indicazionì diverse», gli fanno notare i conduttori. «Non mi sembra però che siano elezioni amministrative, dove c'è l’indirizzo del quadro di partito da seguire», ha risposto Pitella

GLI ARRESTI CHIESTI 7 MESI FA - E’ stato iscritto nel 2010, al numero 4542 del registro notizie di reato della Procura di Potenza, il procedimento penale, per fatti di corruzione, sulle estrazioni petrolifere in Val d’Agri, nel potentino, nel quale è finita l'intercettazione telefonica che ha determinato le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guida.
Il fascicolo - nei tempi fisiologici legati ai carichi di lavoro della Procura - è stato delegato alla polizia giudiziaria, che ha svolto varie attività d’indagine, comprese intercettazioni telefoniche ed ambientali, protratte per circa due anni.
La prima informativa della polizia ha la data del 22 gennaio 2014; ne sono poi seguite delle altre. I risultati investigativi hanno indotto i pubblici ministeri di Potenza - all’attività inquirente ha partecipato anche un magistrato della Direzione Nazionale Antimafia - a richiedere, il 12 agosto dello scorso anno, l’applicazione di alcune misure cautelari.
Il giudice per le indagini preliminari ha studiato l'inchiesta - raccolta in decine di faldoni - in sette mesi, ha parzialmente accolto le richieste dei pm e il 22 marzo scorso ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, che è stata eseguita ieri, 31 marzo.
Percorso analogo, quanto ai tempi, ha seguito un secondo fascicolo, iscritto nel 2011 con il numero 3154, relativo ai presunti reati ambientali legati alle estrazioni petrolifere. I risultati finali dell’indagine sono stati raccolti in una informativa del Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri che ha la data del 27 maggio dello scorso anno. E’ seguita dopo qualche mese la richiesta dei pm di applicazione di misure cautelari nei confronti di alcuni indagati, parzialmente accolta dal gip con ordinanza eseguita ieri.

«IL SISTEMA VICINO» - Altri dettagli emergono sull’ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino (Pd), ai domiciliari da giovedì scorso: sostituì un presidente di seggio il venerdì precedente le elezioni europee del 2014, con una «condotta chiaramente contra legem», secondo quanto scrive il gip del capoluogo lucano in una delle due ordinanze che riguardano l’inchiesta.

Vicino - in una conversazione registrata alle ore 9.36 di venerdì 23 maggio 2015 - comunicò a una persona (suo autista personale quando l’ex sindaco ricopriva anche la carica di assessore alla Provincia di Potenza, e assunto alla Total nel 2013) di averla individuata in sostituzione di un presidente di seggio «che avrebbe segnalato - scrive il gip - l’impossibilità di prendere parte all’ufficio elettorale per problemi di salute». Vicino raccomanda all’uomo «di non dire nulla a nessuno, tanto meno agli scrutatori, poiché si tratta di un potere riservato al sindaco che in casi di urgenza può procedere alla sostituzione». Vicino «si interessa anche alle elezioni dei possibili sindaci» dei Comuni vicini (Guardia Perticara e Gorgoglione, nell’area di Tempa Rossa) in modo da «far eleggere quei candidati che le si sono rivolti per ottenere maggiori consensi elettorali».

L’ex sindaco di Corleto Perticara, inoltre, si impegna alla ricerca dei voti per altri politici candidati alle europee, per alimentare il suo bacino elettorale in vista di un nuovo mandato (il terzo) da primo cittadino: e coinvolge anche il parroco del suo paese, avvisandolo che il suo possibile avversario per la carica di sindaco sta preparando una lista elettorale. Il sacerdote «la rassicura dicendole che se lei si candiderà non ci sarà partita politica» e le assicura «mettendola al corrente - scrive ancora il gip - dell’azione 'incisivà intrapresa nei confronti» del presidente dell’Azione Cattolica, «uno dei 'nemicì politici della Vicino": e «quello - dice il parroco in una conversazione intercettata - ora lo sto aspettando al varco, lo sto aspettando!» e assicura anche il suo intervento per non farlo candidare: «non si può presentare a settembre - afferma ancora il sacerdote - che farò il Consiglio Pastorale». Vicino, quindi, «procura dei posti di lavoro anche a persone che si sono rivolte al parroco, incluso - scrive il giudice - il fratello di costui» e annuncia di aiutare il prete «nel sostenere le spese per la festa patronale».

Da lunedì nel Tribunale di Potenza i riflettori saranno puntati sugli interrogatori di garanzia, a partire da quelli delle sei persone arrestate.

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