Ridimensionamento delle Province e taglio immediato a vitalizi e benefit per i politici. È questa, secondo il presidente dell’Upi Puglia (nonché leader dell’omonimo movimento politico) Francesco Schittulli l’unica strada per uscire dal «pantano» dei costi della politica e della questione morale che sta devastando in modo trasversale i partiti.
Presidente della Provincia di Bari, in Parlamento è stato sfiorato il taglio delle Province, considerate enti inutili. Che ne pensa? Ricordo che le Province gestiscono l’85% di tutte le strade che attraversano il Paese, altro che enti inutili. Il problema è un altro: che risparmi comporterebbe la chiusura e il trasferimento di personale e risorse ai Comuni accorpati, se non solo quello delle indennità di presidente e consiglieri? Invece che gettare fumo negli occhi della gente, perché, chiedo io, si continuano a moltiplicare gli enti controllati? A Bari ci sono due Amgas e 3 Asi, con relative poltrone. Piuttosto, si punti sulle dimensioni: si eliminino le Province sotto i 5-700mila abitanti. Arriveremmo a quota 40 in Italia, un terzo del totale. Non è possibile avere una Sardegna con 2 milioni di abitanti e 8 province. E poi, si lavori sul decentramento.
Si spieghi. La Regione ha il compito di programmare, legiferare e controllare, ma nella sanità - ad esempio - continua ad avere la gestione, svolgendo funzioni di controllore e controllato. In Puglia ogni Asl ha una realtà socio-sanitaria diversa dall’altra, ma non vengono governate dagli enti locali più vicini ai cittadini. Non lo dico per interesse, non mi ricandiderò alla guida della Provincia di Bari, ma che si faccia chiarezza una volta per tutte sui veri sprechi e sulle responsabilità di un ceto dirigente «stipendiato» dalla politica (sono 1 milione e 300mila in Italia) e non ha alcun interesse a mollare la poltrona, perché teme di non arrivare ai 5 anni necessari per il vitalizio.
E la manovra Tremonti? Era necessaria, ma si è rivelata iniqua, perché colpisce l’asse portante del Paese: il ceto medio-basso. Si mettono le mani nelle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, si allarga la forbice tra povertà e ricchezza e si dà una stangata all’unico, vero ammortizzatore sociale che è rimasto: le famiglie. Un brutto segnale per i giovani, ancora in cerca di lavoro, e per i nonni, baluardo del nostro welfare. Quanto all’entità degli interventi, tutto rinviato tra due anni per evitare la prova delle urne, mentre si accelera la beffa dei ministeri al Nord. Per fortuna che c’è un capo dello Stato come Napolitano, ma temo da un momento all’altro una vera rivolta sociale.
Che fa, polemizza proprio ora che Regione Puglia e governo hanno ritrovato l’intesa sui fondi Fas e il Patto di stabilità? È un segnale positivo, ma aspetto di vedere fatti concreti e disponibilità finanziarie reali. Quanto ai vincoli del Patto, è giusto liberare gli enti virtuosi dai vincoli per consentire loro di mettere in circolo ciò che hanno in cassa: qui abbiamo 160 milioni che potrebbero creare lavoro e ridare fiato alle imprese fornitrici. Quanto agli enti non virtuosi, giusto vietare la ricandidatura di chi li guida ma che lo si faccia anche per tutti gli amministratori delle società controllate o dei 7mila enti inutili sparsi in Italia, così come per i parlamentari: diversamente da sindaci o presidenti di provincia, non sono nemmeno eletti dal popolo, ma nominati!
Ne ha per tutti, ma come sono i suoi rapporti con il centrodestra di Fitto e col centrosinistra di Vendola? Ne abbiamo dato prova in consiglio regionale: il gruppo dei «Pugliesi» si è astenuto sul taglietto a 60 consiglieri, messo lì come un pannicello caldo. Volevamo un taglio a 50 consiglieri, com’è stato per ben 4 legislature, e una regolamentazione vera del Consiglio, per aumentarne la produttività legislativa. Siamo autonomi e lo restiamo: con il centrosinistra dialogo istituzionale e con il centrodestra lealtà comportamentale: funzionali sì, ma mai servili. Le urne ci hanno premiato: siamo il terzo partito nella Provincia e nella città di Bari dal 2009 e alle ultime amministrative abbiamo superato l’8%.