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Ai pugliesi non piace l’«intramoenia»: scandalo al Policlinico di Bari

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Ai pugliesi non piace l’«intramoenia»

Poche visite a pagamento negli ospedali pubblici. Ma c’è il caso del Policlinico di Bari

Martedì 14 Marzo 2023, 10:41

BARI - L’unica anomalia evidente riguarda il Policlinico di Bari, dove si fanno più interventi di cataratta a pagamento che in regime istituzionale. C’è poi il problema (nazionale) delle ecografie ginecologiche. Ma per il resto - sorpresa - in Puglia l’attività in intra-moenia (acronimo Alpi: quella che i medici pubblici svolgono privatamente) ha un carattere assolutamente fisiologico, e molto più contenuto rispetto al resto d’Italia.

Lo dicono sia il rapporto dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari) che la relazione al Parlamento del ministero della Salute. Un numero su tutti: a fronte di 387mila ricoveri totali registrati nel 2021 nel sistema sanitario pubblico pugliese, quelli a pagamento sono stati appena 510. Lo 0,13% del totale regionale, il 3,1% di tutti i ricoveri intra-moenia italiani.

Il nodo è casomai nelle prestazioni ambulatoriali, ovvero lì dove le liste d’attesa si fanno sentire di più e dove - dunque - potrebbe esserci la tentazione di pagare per fare prima. A livello nazionale la prestazione intra-moenia più richiesta è la visita cardiologica. In Puglia invece è la visita neurologica, che a pagamento si ottiene (sempre dato 2021) in 14 giorni, mentre l’attesa media istituzionale (settimana indice 9-13 gennaio 2023, pubblicata ieri) oggi è di 66 giorni: il 7% è disposto a pagare. Stesso discorso comunque per la cardiologia: l’attesa media (a ieri) per la prenotazione è di 97 giorni, volendo pagare si scende a 27 giorni.

Ma ciò che davvero sorprende sono le ecografie: quelle a pagamento sono il 2% del totale. Mma per quelle ginecologiche in Puglia si sale al 47% (quasi una su due), ma c’è chi sta peggio: in Toscana si sale al 160%, in Emilia-Romagna al 171.

Il fenomeno va spiegato. Esiste infatti una intra-moenia «fisiologica», collegata al fatto che il paziente preferisce farsi visitare (senza attendere) dallo specialista di fiducia. Ma è una dinamica che per ostetricia e ginecologia assume contorni eccessivi: il risultato, infatti, è che anche nella struttura pubblica il parto diventa un evento a pagamento.

La stortura diventa poi patologica nel caso del Policlinico di Bari e della cataratta, uno dei 16 a livello nazionale per cui sono stati registrati sforamenti significativi. La legge prescrive che il numero di prestazioni a pagamento (da effettuare fuori dall’orario di lavoro) non può superare quello effettuato in regime istituzionale. E invece nel triennio 2019-2021 al Policlinico il rapporto è stato di tre cataratte a pagamento contro una. Praticamente una clinica privata: chissà dov’è chi dovrebbe controllare.

Va pure detto, ad onor del vero, che in Puglia solo il 37% dei dirigenti medici esercita in intra-moenia (41% media nazionale), ma la percentuale sale al 60% tra gli universitari (nella media nazionale). Solo il 10% dei medici pugliesi può ancora esercitare in Alpi allargata, cioè effettuare le visite private all’esterno dell’ospedale (in ambulatorio privato), possibilità che a regime dovrebbe essere eliminata perché è questa la modalità in cui (comprensibilmente) potrebbe essere più facile sfuggire alle regole. Sempre nell’esempio dell’oftalmologia del Policlinico di Bari, diversi medici del reparto universitario diretto dal professor Giovanni Alessio risultano autorizzati all’attività esterna, tutti nello stesso studio privato del centro di Bari.

In generale, comunque, il fenomeno dell’intra-moenia è residuale. Ogni cittadino pugliese spende in media 9,7 euro l’anno per le visite private in ospedale (la media nazionale è circa il doppio). E dall’intra-moenia gli ospedali pugliesi incassano 38 milioni l’anno, erogando circa 30 milioni ai medici come compartecipazione. Il saldo è positivo per 7,2 milioni. Ma il calcolo, fatto sulle voci di bilancio delle aziende ospedaliere e sanitarie, potrebbe non tenere conto dei costi indiretti collegati all’utilizzo di spazi e attrezzature per le finalità private.

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