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Puglia patria del «tarocco»: allarme per l’agroalimentare

 
Redazione Primo Piano

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olio d'oliva

Olio extravergine e prodotti da forno Dop i più esposti ai rischi

Giovedì 20 Ottobre 2022, 13:46

Manovalanza a buon mercato, reperita anche nei centri di accoglienza per gli immigrati, e capacità di realizzare e commercializzare un gran numero di prodotti: da quelli tessili a quelli tecnologici, fino a quelli dell’agroalimentare.

La Puglia resta un centro nazionale, e non solo, della contraffazione, fenomeno spesso sottovalutato perché si tende ad associarlo ai venditori ambulanti che per strada o nelle spiagge propongono i prodotti finali dell’attività illegale, le false griffe. La verità, come hanno appurato negli anni numerose inchieste, è che all’ombra della contraffazione agisce un sistema che, in diversi casi, non sfugge alle logiche della criminalità organizzata e della sua capacità di tessere relazioni internazionali, alla stessa stregua dei commerci di droga o di armi.

Ecco perché la contraffazione resta impresa fiorente in Puglia, come dimostra, da ultimo, l’operazione condotta nelle scorse settimane dalla Guardia di finanza. Tra la provincia di Bari e Andria, i militari delle Fiamme gialle hanno sequestrato ben 900mila prodotti contraffatti e un’intera fabbrica che produceva capi di abbigliamento con i marchi falsificati di note aziende della moda. Più nello specifico, a dimostrare la varietà dei signori della contraffazione, sono stati sottratti al mercato illegale 700mila tra capi di abbigliamento e oggetti di bigiotteria, 50mila prodotti elettrici ed elettronici, 30mila giocattoli ed altro materiale, tutti con falsa marcatura CE e loghi contraffatti di «brand» leader ni settori della moda, dei videogiochi e della telefonia. In 5 sono stati denunciati all’autorità giudiziaria, altri 19 sono stati segnalati alla Camera di commercio.

La Puglia, e la provincia di Bari in particolare, «brillano» poi nella contraffazione di prodotti agroalimentari. Un record negativo certificato anche da uno studio condotto nel 2016 dal Censis per conto della Direzione generale per la Lotta alla contraffazione - UIBM del Ministero dello sviluppo economico. La produzione olearia pugliese è la prima in Italia ma, evidenzia il rapporto, in Puglia approda anche una quota rilevante di olio sfuso di qualità inferiore, proveniente prevalentemente da Spagna, Grecia e Tunisia per essere trasformato, imbottigliato e rivenduto. E «la presenza di una consistente domanda interna e internazionale di olio extravergine di qualità made in Italy, che la nostra produzione non è in grado di soddisfare, e insieme l’esistenza di un commercio internazionale di olio legato, oltre che al consumo, alle attività di trasformazione e imbottigliamento che si realizzano sul nostro territorio, favoriscono il compimento di frodi e di contraffazione, come dimostrano alcuni casi scoperti negli ultimi anni». La ricerca ricorda le operazioni che hanno portato al sequestro di tonnellate e tonnelate di olio spacciato per extravergine italiano e in realtà proveniente da altri Paesi. Indagini che in qualche caso hanno appurato la presenza di gruppi criminali attivi tra la Puglia e la Calabria o altre regioni. E lo stesso fenomeno è emerso per altri prodotti dell’agroalimentare pugliese di qualità, come la contraffazione di prodotti da forno Dop.

E la manovalanza? I dati raccolti negli ultimi due anni dal progetto regionale «La Puglia non Tratta 5, insieme per le vittime» presentati martedì in occasione della Giornata europea contro la Tratta di esseri umani evidenziano che i Centri accoglienza e richiedenti asilo (in particolare Bari Palese), i Centri di accoglienza straordinaria e i Sistemi di accoglienza e integrazione sarebbero «spesso fonte di forza lavoro, soprattutto giovanile: le donne nigeriane, anche minori, sono vittime di sfruttamento sessuale; gli uomini, spesso bengalesi, di sfruttamento lavorativo». Lavoro nei campi e a volte, si può ipotizzare, nella centrali della contraffazione.

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