BARI - Alla paventata rivoluzione minacciata dal presidente nazionale Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, se il probabile nuovo governo di centrodestra dovesse ritoccare gli stanziamenti del Pnrr, - «i soldi del Pnrr per i Comuni non si toccano. Se qualcuno pensa di toglierci quelle risorse, noi sindaci faremo la rivoluzione» ha spiegato l’esponente dem - l’europarlamentare (e capolista alla Camera nel Salento) di FdI Raffaele Fitto risponde facendo ricorso all’arma dell’ironia sottolineando come «Decaro prende atto del fatto che il prossimo governo sarà di centrodestra con Giorgia Meloni premier» e rimarcando che «non mi sembra abbia le caratteristiche del rivoluzionario quindi forse all’interno del centrosinistra dovrebbe lasciare questo compito a chi riesce meglio a fare il Masaniello». Poi entrando nello specifico della questione, precisa che «il Pnrr è una questione molto seria che FdI pone seguendo alcuni schemi molto chiari». L’inaugurazione del comitato elettorale barese dei meloniani diventa quindi occasione per contrattaccare alla sfida lanciata dal presidente Anci.
Per Fitto è oggettivo «che il Pnrr sia stato approvato dopo l’arrivo della pandemia e prima dello scoppia della guerra, quindi è assolutamente inadeguato su alcune questioni» ovvero il costo delle materie prime che, a detta di Fitto «non consente di realizzare gli appalti, non lo diciamo noi – rimarca Fitto – ma l’associazione nazionale dei costruttori che ci indica in oltre il 70% le gare d’appalto che non sono realizzabili per l’aumento del costo delle materie prime». A detta di Fitto esiste poi il tema energetico, ovvero il RePower Eu, il piano della Commissione europea per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi prima del 2030. Fitto rileva che il piano «non può essere utilizzato dal nostro Paese perché prevede un utilizzo per gli Stati membri delle risorse a debito, l’Italia ha già utilizzato tutta la sua quota a debito di 122 miliardi». La scelta di FdI, dunque punta «a rimodulare il Pnrr e non perché siamo dei rivoluzionari, non vogliamo sfasciare l’Europa, vogliamo utilizzare gli articoli che il regolamento europeo sull’utilizzo di queste risorse prevede. Siamo in linea, c’è chi urla inutilmente cercando di rappresentare un mostro e chi – aggiunge Fitto – come Giorgia Meloni e FdI che presentano seriamente proposte negli interessi del Paese. Noi dobbiamo adeguare le opere pubbliche. La rimodulazione prevede l’individuazione e l’utilizzo delle risorse per poter realizzare queste infrastrutture».
A testa bassa contro Decaro va anche il coordinatore regionale (e capolista alla Camera a Bari, dopo la Meloni, e Taranto) Marcello Gemmato che rileva come «Decaro più che fare dichiarazioni avrebbe dovuto trovare le soluzioni essendo espressione del Pd, il partito che per più di dieci anni ha governato e governa ancora questa nazione. Noi contrapponiamo un modello diverso che è il modello di Giorgia Meloni che indica le cose e le fa». Durissimo, infine, anche il numero uno di Fal, Matteo Colamussi (ugualmente candidato al proprorzionale alla Camera nel Barese) che mette in evidenza come la rimodulazione del Pnrr sia «una necessità per non accumulare altri debiti, soprattutto per non lasciare opere a metà ed eliminare spese folli di uno Stato che è riconosciuto in tutto il mondo per il proprio debito pubblico» polemizza. E ancora un attacco a Decaro: «Spiace constatare le dichiarazioni del presidente dell’Anci in cui invocava rivoluzioni per la sottrazione dei fondi, la rivoluzione la faremo nei fatti e nell’attenzione sulle procedure».