Se qualcuno dicesse «Abracadabra» mentre sparge del concime sulle piante, lo prenderemmo per matto o tutt’al più ci metteremmo a ridere. Eppure c’è qualcosa di molto simile che avviene tutti i giorni, silenziosamente, e che produce vino, frutta e ortaggi venduti sotto le insegne di un metodo che di scientifico ha poco ma spesso è accostato ai migliori frutti della terra. L’agricoltura biodinamica è, tutto sommato, una barzelletta. Eppure sta facendo molto discutere il voto con cui il Senato ne ha equiparato i metodi a quella biologica, che non è meno discussa ma che si basa sull’utilizzo di tecniche ritenute (a torto o ragione) meno invasive rispetto ai pesticidi industriali.
Il fatto è che il biodinamico nasce dalle teorie dell’esoterista austriaco Rudolf Steiner, inventore di discipline strampalate ma di grande impatto scenografico. L’applicazione in agricoltura è il cornoletame (detto anche preparato 500), letame di vacca inserito nel corno di una vacca che abbia partorito almeno una volta e che viene riempito, sotterrato e lasciato fermentare durante l’inverno: a Pasqua si tira fuori, si miscela con acqua e così - garantiscono gli adepti - si aumenta la resa produttiva del terreno.
Il problema non è solo che si tratta, a tutti gli effetti, di una pseudoscienza (l’aumento di resa produttiva del terreno sarebbe dovuto, dice Steiner, alle «forze vitali» irradiate dalle corna della vacca e all’effetto di non meglio precisate «forze cosmiche»), ma che l’equiparazione per legge al biologico porta alla possibilità per chi pratica la biodinamica di accedere ai contributi pubblici. Denaro pubblico per interrare corna di vacca, ma soprattutto - in ultima analisi - per arricchire chi sfrutta questo metodo: perché per poter utilizzare il marchio «biodinamico» è necessario non solo superare le ispezioni previste per il biologico ma anche ottenere la certificazione da parte dei tecnici dell’associazione Demeter, che chiede una quota annua e poi una somma a titolo di diritti che arriva fino al 3% sul fatturato. Questo spiega, tra l’altro, sia perché i prodotti biodinamici costano di più, sia perché ci sono numerosi produttori che pur dichiarando di ispirarsi alle tecniche dell’agricoltura biodinamica non ne utilizzano il marchio.
In Puglia, dove nei fatti grazie alla giunta Emiliano gli agricoltori biodinamici possono già ottenere l’accesso ai finanziamenti europei, il ricorso al cornoletame è diffuso soprattutto nell’arco jonico dove sono concentrati ad esempio cinque dei sette produttori di uve per vinificazione a base di cornoletame, ma anche diverse aziende agricole biodinamiche che distribuiscono «organic wine». Nel 2018 fa la giunta regionale ha inserito i prodotti biodinamici nell’Apulian Lifestile, il progetto che mirava a distribuire prodotti pugliesi per migliorare gli stili di vita prevedendo finanziamenti per 1,2 milioni: ne è nata una polemica che però non è stata sufficiente a cambiare direzione. Ma uno dei più ascoltati consulenti di Emiliano dell’epoca, l’«agroecologo» Gianluigi Cesari, già tra i negazionisti della Xylella e consulente di Apulian Lifestyle, era stato ospite al congresso di Milano sul biodinamico.
La situazione sul territorio è estremamente fluida. Non esistono dati ufficiali su chi pratica il biodinamico in Puglia, anche se ufficialmente sono certificate circa 35 aziende (quelle biologiche dovrebbero essere invece circa 4mila) a fronte delle circa 550 esistenti in Italia tra produttori e trasformatori (la metà è nelle regioni del Nord, la più importante è Zuegg). È certo che in molti hanno già fatto marcia indietro. Un marchio molto diffuso sugli scaffali dei supermercati è «l’archetipo» di Castellaneta, della famiglia Dibenedetto, viticoltori di grande passione che hanno abbandonato il biodinamico e ora perseguono l’«agricoltura sinergica». Ma c’è ad esempio anche un big del settore, Valentina Passalacqua, che nei suoi 80 ettari di vigne sul Gargano dichiara di produrre vini «seguendo la filosofia biodinamica», che significa applicare una o più delle regole di Steiner ma senza chiedere la certificazione. Nel caso del vino, di solito significa ricorrere all’uso della bentonite, una argilla che ha effetti chiarificanti, al posto di altre tecniche ritenute più aggressive.
I «biodinamici» dicono che i loro prodotti hanno qualità maggiore perché applicano un complesso di regole ancora più restrittivo rispetto alle certificazioni biologiche, vietando ad esempio l’utilizzo del rame e ricorrendo a tecniche naturali per il diserbo (l’aceto). E spiegano che il famigerato cornoletame è, alla fine, un potente fertilizzante naturale (ma non ci sono ricerche scientifiche accreditate che lo confermino). Chi usa il marchio Demeter, comunque, lo fa soprattutto per l’esportazione: nel 2020 (dato dell’Apab, l’associazione biodinamica presieduta da Carlo Triarico) il 95% della produzione italiana è stato destinato a Germania, Scandinavia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone, dove esiste una «sensibilità» maggiore (e anche la disponibilità a spendere di più) per questo tipo di prodotti. Sempre secondo l’associazione di categoria, il fatturato medio per ettaro di una azienda certificata biodinamica è quattro volte più alto rispetto a quello di chi usa i metodi tradizionali. Il prezzo medio di una bottiglia di vino «biodinamico», ha calcolato il ricercatore Enrico Bucci sul «Foglio», è di 41 euro contro i 28 dei vini biologici. E questo, alla fine, spiega tutto.
ELENA CATTANEO: QUEI PRODOTTI NON SONO MIGLIORI EPPURE COSTANO TRE VOLTE DI PIU' - Professoressa Cattaneo, il titolo del suo nuovo libro invita a presentarci alle cose del mondo «Armati di Scienza» (Raffaello Cortina editore, in libreria dal 27 maggio). La scienza ci fa da scudo rispetto alle conseguenze della pandemia eppure siamo ancora alle prese con pratiche come l’agricoltura biodinamica che lei ha recentemente definito in Senato «esoteriche e stregonesche». Eppure hanno un mercato. Perché?
«Armati di scienza è un libro che vuole trasmettere il valore del metodo scientifico nel comprendere le “cose del mondo”. La scienza non è tutta la verità né vuole esserlo, semplicemente, grazie al suo metodo, è il migliore strumento a disposizione per affrontare fatti, eventi, informazioni anche imprevisti senza correre il rischio di essere trascinati da mode, narrazioni fantasiose e suggestioni pericolose. La biodinamica è solo l’ultimo esempio di una deriva in cui i fatti della scienza sono stati superati e sovrastati da “narrazioni” - in questo caso a base di raggi cosmici, vesciche di cervo e pelli di topi scuoiati incenerite e cosparse sui campi. In molti - me ne accorgo in questi giorni - non sanno che dietro al biodinamico c’è un approccio esoterico e antiscientifico; non sanno che quei prodotti, che costano anche più del triplo rispetto ai prodotti da agricoltura integrata, non sono migliori dal punto di vista nutrizionale o più sostenibili, ma semplicemente ottenuti da colture trattate con rituali magici. Siamo di fronte ad una sorta di “terrapiattismo agricolo” fondato sul pensiero magico, secondo tesi elaborate un secolo fa dall’esoterista austriaco Rudolf Steiner, fondatore dell’“antroposofia”».
Nei Paesi occidentali osserviamo una corsa all’uso, spesso all’abuso, di termini come «naturale», «biologico» che accompagnano sugli scaffali prodotti di prezzo più alto rispetto a quelli tradizionali. Ma è sempre vero che «naturale» fa rima con «salutare»?
«Nell’immaginario comune, “biologico” è diventato sinonimo di “più sano”, “più sicuro”. Complice una vasta operazione di marketing con “sponsor” d’eccezione nelle istituzioni, “essere bio” è avvertito come segno di eccellenza. Ma, in realtà, a qualificare un prodotto come “biologico” è la certificazione del rispetto di una serie di procedure ben definite e disciplinate in ambito nazionale ed europeo. Aspetti certamente importanti rispetto agli esoterismi citati prima, ma che di per sé non danno alcuna garanzia di maggiore qualità anche perché sono procedure a cui, in alcune circostanze, si può derogare. Soprattutto, il prodotto ottenuto seguendo quelle procedure, dicono le analisi, è indistinguibile da uno “non bio”. Tranne che nel prezzo. La differenza principale tra agricoltura biologica e integrata sta nel fatto che il biologico proibisce l’uso di pesticidi “di sintesi” e permette di usare pesticidi “non di sintesi”. Ma questa distinzione non garantisce nulla. Il solfato di rame è permesso in biologico, ma inquina molto di più ed è più pericoloso per la fauna di altri pesticidi “di sintesi”. Ciò di cui abbiamo bisogno, credo, sono prodotti sani per tutti e di fatto li abbiamo. Lo certifica la European food safety authority (Efsa). I prodotti dell’agricoltura italiana, integrata o biologica che sia, sono tra i più sicuri al mondo ed è questo il messaggio di interesse nazionale che vorrei tutelato da una politica basata sulle evidenze. L’agricoltura è una sola, da declinare con intelligenza e innovazione in funzione del territorio, della coltura, della dimensione dell’azienda».
Non può sfuggire il paradosso in base a cui, per restare in tema di agricoltura, assistiamo a una guerra cieca contro gli Organismi geneticamente modificati e poi nel Ddl sul Biologico si sdogana il cornoletame della biodinamica. Forse il letame di mucca è meno dannoso di un trattamento con il rame. Ma quale messaggio passa a chi, distratto o magari non interessato, quel prodotto deve portarlo a casa?
«Riconoscere per legge il pensiero magico e dare dignità di legge a queste pratiche esoteriche comporterebbe un problema etico in quanto contribuirebbe a creare nei cittadini un’idea di affidabilità, sicurezza, valore e appropriatezza di certe pratiche. Ma il tema che a me preoccupa di più è istituzionale: con il pensiero magico nelle leggi tutto è possibile perché salta la distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso. Quando viene meno il rapporto con la realtà, tutto si riduce ad un rapporto di forza tra chi dice che due più due fa 4 e chi sostiene che faccia 5, senza nessuna base comune di discussione».
Sul punto c’è pure un problema di comunicazione. Un sito importante del settore definisce la biodinamica «un’agricoltura sviluppata in armonia con l’ambiente che passa inderogabilmente per la sua conservazione» e minimizza il problema: sarebbe interessante analizzare se tra i loro inserzionisti ci sono aziende che applicano quei metodi. Questo per dire che spesso dietro le «stregonerie» ci sono interessi commerciali e conflitti di interessi..
«Molte delle “narrazioni” circolanti sul mondo dell’agricoltura, in effetti, sono funzionali alla promozione e alla creazione di nuovi spazi di mercato per prodotti che non hanno alcuna caratteristica superiore scientificamente accertata rispetto a quelli da agricoltura integrata, se non i costi. Ricordo ad esempio la campagna “Cambia la Terra” promossa da vari portatori di interesse del bio, insieme a una serie di associazioni ambientaliste. Con lo slogan “No ai pesticidi, sì al biologico”, si suggeriva al consumatore l’idea che gli agricoltori che scelgono di non certificarsi bio siano dei potenziali avvelenatori. Per questo dico che la libertà d’acquisto del consumatore è davvero tale quando si realizza in un contesto informativo corretto. Il biologico ha obiettivi importanti che sono gli stessi dell’agricoltura integrata: meno fitofarmaci, risparmio di terra, cibo sano per tutti. Perché non cercare soluzioni reali con i metodi della scienza?».
Il tema però è anche il ruolo della politica. Il Parlamento italiano è stato in grado di finanziare (la cito) «una vera e propria truffa» come il metodo Stamina, salvo poi correggersi. Nelle Camere insieme a qualche negazionista delle scie chimiche - un suo vicino di banco, pugliese, spostò la residenza in campagna per impedire il taglio di un ulivo malato di Xylella - ci sono persone che, come lei, hanno una spiccata preparazione scientifica e hanno assunto ruoli importanti. E allora chiedo: mancano gli esempi o manca la volontà di seguire la scienza?
«Nel 2013 fu proprio il Senato ad abbracciare Stamina quasi all’unanimità. Nella successiva lettura alla Camera, grazie all’attivismo di alcuni deputati che ascoltarono gli scienziati, vennero limitati i danni potenzialmente in grado di far saltare il Servizio sanitario nazionale, e si corresse quanto approvato dal Senato. Confido che la dinamica, in questo caso virtuosa, del bicameralismo si ripeta anche per questo disegno di legge. Nella mia peculiare posizione di scienziata attiva e senatrice, mi sono accorta di quanto urgente sia la necessità di rendere comprensibili le conquiste della scienza dentro e fuori i palazzi delle istituzioni. Solo così si può sviluppare una “immunità sociale” contro false notizie, ciarlatani e suggestioni pseudoscientifiche che inquinano il dibattito pubblico aprendo la strada a decisioni politiche irragionevoli o pericolose».
Sarebbe ingiusto dimenticare che nel 2017, con la legge sull’obbligo vaccinale, il Parlamento ha dato un segnale al mondo intero riconoscendo che in situazioni straordinarie la tutela della salute non è più soltanto un problema individuale ma richiede l’intervento dello Stato. Altri Paesi come gli Usa oggi adottano modelli di incentivazione economica per spingere i cittadini a vaccinarsi. Perché c’è chi accetta il rischio alto di una malattia mortale rispetto a quello infinitesimale di una reazione avversa?
«I numeri dimostrano che i gruppi estremisti di no-vax, benché rumorosi, rappresentano una piccola minoranza: sia sui vaccini sia su altri argomenti, esisterà sempre uno “zoccolo duro” di persone che, pur di non cambiare idea di fronte alle evidenze contrarie alle proprie credenze, possono radicalizzarsi ancora di più sulle “narrazioni alternative” e sulle superstizioni su cui si basano».
Lo scetticismo scientifico e il successo di metodi come il biodinamico, l’omeopatia, la chiropratica sono figli della stessa subcultura, quella che parla di «medicina alternativa» senza rendersi conto che l’alternativa alla medicina è la non-cura. O no?
«Servirebbe, da parte degli studiosi, imparare a veicolare e consolidare in anticipo un’informazione basata su prove accertate e accertabili, quindi scientificamente verificate, anche dove i gruppi di negazionisti della scienza sono più attivi, nei social network, senza dimenticare i canali di comunicazione classici. Questo potrà aiutare a costruire maggior fiducia nella scienza da parte delle persone cosiddette “esitanti”, molto più numerose degli “integralisti irrecuperabili”, ma confuse da una mole di informazioni contrastanti»
Il dibattito di questi giorni sarà sufficiente affinché la Camera corregga il disegno di legge sul Biologico?
«Ci sono segnali incoraggianti: molti esperti, imprenditori agricoli, gruppi di studenti e dottorandi, società scientifiche stanno già scrivendo al Parlamento affinché questo ddl sia modificato almeno nelle parti in cui dà esplicita legittimazione alle pratiche esoteriche e stregonesche della biodinamica. Ma, in ogni caso, esistono battaglie che val la pena di portare avanti anche da soli, “armati di scienza”, qualunque ne sia l’esito. La questione esula dalla specificità della biodinamica: bisogna evitare, in ogni settore, i rischi derivanti dello sdoganamento del pensiero magico tramite leggi dello Stato».
Un’ultima cosa. Può dirci quanti sono stati i morti da vaccino negli ultimi vent’anni, da quando ci sono dati?
«Che io sappia, pensando ai dati prima della pandemia da covid, negli ultimi vent’anni non ci sono state morti correlate ai vaccini; mentre nel ventesimo secolo, quando i vaccini non esistevano, quasi 1,7 miliardi di persone sono morte per malattie infettive che oggi possiamo combattere. Nel mondo occidentale le vaccinazioni di massa hanno salvato 500 milioni di vite e tra il 2011 e il 2020 si è stimato ne abbiano salvate altre 25 milioni».
STEFANO (PD): CON QUESTA LEGGE MAGGIORI TUTELE ALLA PRODUZIONE BIOLOGICA PUGLIESE (di Michele De Feudis) - Senatore Dario Stefano (Pd), è stato approvato in Senato il disegno di legge sull’agricoltura biologica, riconosciuta di interesse nazionale e ambientale. Quali i vantaggi per i produttori pugliesi?
«I vantaggi saranno per i produttori italiani. La Puglia in questi anni è molto cresciuta perché ha saputo raccontare una propria identità, e, quindi, anche il quadro normativo del biologico assicurerà un valore aggiunto nello storytelling della Puglia nel mondo. Ora si tratta di ottimizzare i tempi di attuazione, mettendo da subito nella disponibilità degli operatori pugliesi le aperture di una norma nazionale ben formulata».
Come si riconoscerà la specificità dei prodotti italiani?
«La nuova legge sul biologico pone degli step che, se ben sviluppati, consentiranno di avere un piano di gestione e un marchio dedicato, nel solco della formazione e dell’innovazione, istituendo anche consorzi e organizzazioni di produttori. Il recente Pnrr ha ribadito come questa sia la strada giusta, se è vero, com’è vero, che nel 2030 si punta a raggiungere il 25% delle produzioni aderenti al sistema biologico».
Ha fatto discutere l’equiparazione tra agricoltura biologica e biodinamica. La senatrice Cattaneo è insorta. Che ne pensa dei metodi agricoli steineriani?
«Come riportato in sede di dichiarazione di voto, non ho un approccio ideologico nei confronti dei metodi agricoli steineriani, né in un senso né nell’altro. Sull’equiparazione, fu sostenuta da molti la necessità di questo riferimento esplicito, per garantire una maggiore incisività dei controlli e una maggiore efficacia dell’azione di deterrenza e di sanzione dei comportamenti scorretti. Perché, appunto, non si sarebbero più basati solo sul rispetto di disciplinari, ma di una norma in legge. L’esatto contrario di quanto si è voluto sbandierare ai quattro venti per delegittimare il Parlamento».
C’è chi ha parlato di esoterismo…
«Il biodinamico è un sistema di produzione che sui mercati consegue un valore del 10-15% sulle vendite, ed è da considerare come uno dei metodi di produzione, al pari del biologico e del convenzionale. Ogni produttore potrà quindi continuare a scegliere come produrre, così come ogni consumatore può continuare a scegliere cosa mangiare. Con la garanzia di un percorso di regolamentazione e controllo più definito e serrato di quanto avvenuto fin qui, a tutto vantaggio del consumatore finale»
NATURALE (M5S): TROPPA CONFUSIONE SU QUESTI METODI, AVREMO BENEFICI ANCHE PER L'AMBIENTE (di Michele De Feudis) - Senatrice Gisella Naturale (M5S), componente della Commissione Agricoltura, il disegno di legge sull’agricoltura biologica ha il via libera di Palazzo Madama. Cosa cambia per il mondo produttivo?
«Il provvedimento ha creato problematiche e confusioni. Si è parlato solo di biodinamica. Mentre ci sono ritorni indiscutibili per l’ambiente. Questo Dl si attendeva da 20 anni: la sostenibilità del biologico, sul piano economico, era un punto critico. C’è la sostenibilità ambientale perseguita da questa agricoltura, ma la quantità si riduce e il prezzo sale. E tanti non possono acquistare questi prodotti. Ora i produttori hanno tutela, mentre saranno potenziati i controlli a tutela del consumatore, con certificazioni rigorose».
Come si riconoscerà la specificità dei prodotti italiani?
«Ci sarà un logo sempre controllato. E su questo noi riteniamo necessarie verifiche a garanzia della veridicità della produzione biologica. Di furbetti ne abbiamo piene le tasche».
I controlli?
«Saranno svolti dall’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi. Ci sarà uno stretto controllo dal ministero dell’Agricoltura, per sanzionare le infrazioni».
Il dl tutela anche l’agricoltura steineriana, con i protocolli della produzione biodinamica. Che ne pensa di questi metodi?
«Dico che sono state fatte e dette tante inesattezze e falsificazioni della realtà. In questo contesto ci sono stati fraintendimenti o azioni volontarie per inficiare un metodo che vuole oscurare la pratica tradizionale con i fitofarmaci. Bisogna con lealtà seguire queste pratiche agricole che devono avanzare in modo parallelo al biologico».
Ci saranno finanziamenti per chi utilizza il cornoletame?
«C’è stato un lungo lavoro alla Camera e al Senato, con decine di audizioni. L’agricoltura biodinamica, con i disciplinare di Demeter e di altre sigle prevede il rispetto dei disciplinari italiani e dell’Ue dell’agricoltura biologica. Per essere biondinamici bisogna essere biologici».
L’accusa di esoterismo?
«Lascia il tempo che trova. La senatrice a vita Cattaneo protesta perché difende l’uso nelle campagne del glifosato. E mi fermo qui».
DAMIANI (FI): LA PUGLIA È SECONDA PER LA SUPERFICIE DEDICATA AL BIOLOGICO E VERRA' TUTELATA (di Michele De Feudis) - Senatore Dario Damiani (Fi), cosa ne pensa del disegno di legge sull’agricoltura biologica approvato a Palazzo Madama?
«Si tratta di un risultato importante. Abbiamo adesso un quadro di riferimento che favorisce l’ulteriore sviluppo di un settore che conta già 80.000 operatori e interessa quasi 2 milioni di ettari di superficie coltivata, il cui mercato complessivo vale 6,9 miliardi di euro, tra i 4,3 miliardi di euro di vendite nazionali e 2,6 miliardi di euro di export. Il provvedimento favorisce, infatti, il rafforzamento della sostenibilità della filiera sotto il profilo ambientale, sociale ed economico, con una serie di misure focalizzate sull’aggregazione e sulla competitività. Nel contesto nazionale, la Puglia, con i suoi 266mila ettari di superficie a biologico, è seconda solo alla Sicilia. Le principali produzioni biologiche realizzate a livello regionale, quali olio, cereali, vite, ortaggi e frutta, potranno solo trarre benefici dalle misure messe in campo dalla legge nazionale sul biologico, intese a sostenere lo sviluppo del settore».
Come si riconoscerà la specificità dei prodotti italiani?
«Il disegno di legge prevede l’istituzione del marchio “Biologico italiano”, che caratterizza e favorisce il riconoscimento di prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Il marchio è uno strumento importante messo a disposizione dei nostri produttori per rafforzare la loro identità e, allo stesso tempo, è un elemento altrettanto importante per il consumatore, che così sarà messo nelle condizioni di identificare facilmente i prodotti biologici Made in Italy».
Cambia qualcosa nei controlli sulla produzione?
«Il disegno di legge delega il Governo a rivedere, entro 18 mesi la normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica con uno o più decreti legislativi che devono migliorare le garanzie di terzietà dei soggetti autorizzati al controllo e rivedere l’impianto del sistema sanzionatorio».
Ha fatto discutere l’equiparazione tra agricoltura biologica e biodinamica. La senatrice Cattaneo è insorta. Che ne pensa dei metodi agricoli steineriani?
«Si tratta di metodi convalidati dalla comunità scientifica sui quali non ho altro da aggiungere»