Anche gli ospedali privati dovranno mettere i loro posti letto a disposizione dell’emergenza. La Regione fa dietrofront rispetto all’estate, quando - su input del ministero - aveva concentrato la rete sulle strutture pubbliche. E ieri, in una riunione in videoconferenza, ha chiesto ai rappresentanti dell’imprenditoria sanitaria di presentare, entro domenica, una proposta con il numero di posti letto riconvertibili per accogliere i pazienti covid.
La situazione è dunque molto seria, se nella serata di martedì il dipartimento Salute della Regione ha dovuto mandare una lettera per chiedere la disponibilità di letti anche alle case di riposo e ai centri di riabilitazione: dovrebbero servire a ospitare i cosiddetti pazienti post-covid, ma si tratta pur sempre di strutture non ospedaliere. Una scelta che dà il polso della delicatezza del momento: la parola d’ordine è recuperare tutti gli spazi (e il personale) possibile.
Ieri si è registrato un lieve calo dei ricoveri nei reparti di medicina (sono 669, 21 in meno) a fronte di altre otto persone finite in Terapia intensiva (ora sono 78). I posti totali effettivamente disponibili sono circa 1.200, ben lontani dai numeri previsti dai Piani via via presentati dalla Regione. Entro la prossima settimana si dovrebbe salire a circa 1.700, ma - considerando che se la curva epidemica non si inverte per effetto delle nuove misure - a fine novembre ci saranno 2.500 nuovi contagi al giorno, se non si correrà ai ripari velocemente si rischia di ritrovarsi con il tutto esaurito nei reparti. Una prospettiva a cui nessuno vuole nemmeno pensare: a dicembre dovrebbero essere pronti i 276 nuovi posti di terapia intensiva previsti (e finanziati) dal Piano per la seconda ondata, che verranno allocati anche negli ospedali di primo livello e poi diventeranno strutturali. In tutto la Puglia dovrebbe arrivare a 578 posti di terapia intensiva «strutturali»: ma al momento l’obiettivo appare ancora lontano. E in provincia di Bari si continua a registrare il tutto esaurito: i pazienti vengono spesso ricoverati a Bisceglie e in Salento.
Dagli ospedali privati (ieri alla videoconferenza con il capo dipartimento Vito Montanaro e l’assessore Pier Luigi Lopalco c’erano i rappresentanti di Confindustria, Aris, Aiop, Arsota e di numerose aziende del settore) potrebbero arrivare fino a un migliaio di posti letto, oltre quelli da utilizzare per il decorso di chi non ha più bisogno di cure e attende la guarigione completa. Posti letto che dovranno essere allocati in reparti da riconvertire e in strutture attrezzate, con la contemporanea sospensione delle attività ordinarie. Ma anche questo non è facile, come dimostra quanto sta accadendo al «Miulli» di Acquaviva: i 100 letti che l’ospedale ecclesiastico sta garantendo alla provincia di Bari (è la seconda struttura dopo il Policlinico) sono già quasi esauriti, ma i medici e in particolare i rianimatori sono sul piede di guerra e contestano la riapertura dei reparti covid osservando (hanno ragione) la disparità di trattamento con i colleghi degli ospedali pubblici. Tuttavia la Regione, in questo momento, non può fare distinguo per non ritrovarsi in emergenza: il presidente Emiliano è pronto, se se ne dovesse presentare la necessità, ad utilizzare i poteri commissariali (previsti in uno dei decreti di Conte) che gli consentono di requisire strutture private da utilizzare nella lotta al Covid.