Bari - Capperi, cipolla rossa, radicchio, uva (specie rossa, buccia e semi), mandorle, noccioline, buoni per uccidere il coronavirus grazie alla presenza di una preziosa sostanza - la quercetina, un flavinoide - dimostratasi capace di ridurre o bloccare l’attività enzimatica di 3CLpro, una proteina che co-gestisce la moltiplicazione (riproduzione, replicazione) di tutti i tipi di coronavirus.
La scoperta, che fa registrare la morte del virus e, per questo, definita «letale per il virus», deriva da un importante studio internazionale degli Istituti di nanotecnologia del Cnr-Nanonotec e di Cosenza, insieme ad altri ricercatori di Zaragoza (Adrian Velazquez-Campoy, capo del gruppo ricerca e Olga Abian, capofila nella pubblicazione) e Madrid supportato dalla Fundación hna, appena pubblicato sull’«International Journal of Biological Macromolecules».
Simulazioni al computer sono state illuminanti per dimostrare le modalità di azione della quercetina. La sostanza entra e si piazza all’interno del sito (zona) attivo della proteina 3CLpro, nel quale «mescola» le carte che servono a far riprodurre il virus, così che quest’ultimo non riesca più ad avere «figli» e la sua progenie si spenga così, senza discendenti. Ovvero, una sorta di antifecondativo per il coronavirus.
La qurercetina, accanto alle sue note proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antiallergiche e antiproliferative ha mostrato anche questa azione contraccettiva per il coronavirus. «Questa sostanza - dice il dottor Bruno Rizzuti del Cnr - può essere facilmente modificata per sviluppare una molecola di sintesi ancora più potente, grazie alle piccole dimensioni e ai particolari gruppi funzionali presenti nella sua struttura chimica. La sostanza non è soggetta a brevetto per cui può essere utilizzata in qualsiasi laboratorio di ricerca per nuove ricerche». La quercetina si caratterizza e supera altri inibitori (150 quelli saggiati per questa ricerca) che, però, hanno mostrato effetti collaterali e, quindi, sono stati messi da parte. La ricerca sulla quercetina è partita dalla acquisizione consolidata della sua capacità di inibizione (blocco) della secrezione di citochine che facilitano l’instaurarsi di infiammazioni. Si candida dunque ad essere un’arma in più con le caratteristiche di efficacia, prodotto naturale, risparmioso e senza effetti collaterali sinora conosciuti. Un contraccettivo che potrebbe diventare «letale» per la progenie del coronavirus.