Viene da Adelfia uno degli scienziati più competenti d’Italia che dall’infinito silenzio di un laboratorio sono chiamati a dare risposte, spesso attese con angoscia e speranza, in questi tempi di emergenza. Antonio Fasanella, 61 anni, veterinario, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata, ente sanitario di diritto pubblico, potremmo definirlo sinteticamente l’”uomo dei tamponi”.
Dirige a Foggia uno dei laboratori che studiano i campioni di muchi prelevati dalla bocca e dalle narici di cittadini pugliesi potenzialmente contagiati dal Covid-19.
Si schermisce subito: «Non sono l’unico in Puglia a coordinare un’attività del genere, quindi non mi merito definizioni particolarmente elogiative. Faccio il mio lavoro e basta», risponde al telefono durante una pausa del suo lavoro inarrestabile. «Anzi - si corregge - dovrei parlare al plurale perché il merito va a una squadra straordinaria di 14 professionisti, in dettaglio tre veterinari me compreso, otto biologi e tre tecnici, un team prevalentemente al femminile, considerato che i maschietti siamo soltanto quattro. A loro si aggiungono i data entry, gli addetti all’inserimento dei dati nella rete informatica del sistema sanitario regionale».
Aggiunge: “Sono tutti ragazzi straordinari, l’età media è giovane, hanno entusiasmo, professionalità e dedizione esemplari. Con loro, dal 19 marzo ho intrapreso un’avventura impegnativa e allo stesso tempo avvincente”. Nell’Istituto di via Manfredonia tra gli investigatori in camice bianco non mancano i momenti di allegria, nonostante la grande responsabilità di emettere verdetti decisivi per ciascuno dei pazienti monitorati. Proprio martedì è arrivato un gustosissimo tiramisù, portato dalla mascotte del gruppo di novelli ghostbusters (acchiappafantasmi o meglio acchiappavirus), Viviana, che ha voluto festeggiare il trentesimo compleanno in quella che per lei e i colleghi è diventata la seconda casa almeno da due settimane.
“Dal 19 marzo, quando abbiamo avviato questa attività - spiega Fasanella -, trascorriamo qui almeno 12 ore al giorno, dalle 8 del mattino anche fino alle 22, domeniche comprese. Solo domenica scorsa sono riuscito a staccare alle 18,30 e a tornare a Barletta, dove abito”.
Una domanda. Ma come? Un direttore generale non dovrebbe limitarsi a dare ordini, a coordinare il lavoro dei sottoposti? “Beh, innanzitutto la passione per il laboratorio ce l’ho cucita sul cuore, insomma non mi vedo seduto dietro una scrivania - risponde il ricercatore adelfiese -. E poi - taglia corto - devo dare l’esempio”. E allora, tuta, visiera, calzari, guanti e mascherina Ffp3, come tutti gli altri. E la giornata tra schede e provette comincia: lunga, impegnativa e tuttavia meravigliosa per chi ha scelto il mestiere di esplorare l’infinitamente piccolo.
Laureato all’Università di Bari, lo scienziato adelfiese per molti anni si è occupato di ricerche su alcuni tipi di malattie che colpivano gli animali (e che potevano interessare indirettamente gli esseri umani) e tra l’altro è stato ricercatore responsabile per l’emergenza antrace, l’infezione batterica che qualche anno fa salì agli onori della cronaca come possibile strumento di guerra batteriologica. Nel 2014 è stato insignito del premio “Melograno d’argento” riservato ai cittadini adelfiesi che si sono distinti nel mondo per i risultati raggiunti con il loro lavoro. Il riconoscimento gli fu consegnato da Michele Emiliano, non ancora governatore della Puglia. Si occupa della pandemia dopo che il Ministero ha individuato l’Istituto zooprofilattico interregionale come possibile laboratorio Covid-19 in quanto centro dotato di livello di biosicurezza 3, cosiddetto Bl3, quindi particolarmente idoneo”, racconta. Proviamo a ricostruire con Fasanella il percorso dei tamponi dal paziente all’atteso esito finale delle analisi.
Dottore, che cosa succede quando arrivano i tamponi da voi?
“Al momento noi qui a Foggia analizziamo quelli provenienti dalle province di Brindisi e Taranto, compresi gli ospedali. C’è una distribuzione territoriale tra i vari laboratori Covid della regione. Fino a qualche giorno fa esaminavamo anche i campioni prelevati nell’Ospedale della Murgia, ad Altamura. Ce li fanno arrivare direttamente gli ospedali, oppure giungono attraverso i corrieri interni. C’è innanzitutto un passaggio che definirei amministrativo, nel quale tra l’altro si abbina il tampone al certificato e si dà un numero a ciascun tampone. Quindi si passa all’esame vero e proprio”.
In che cosa consiste?
“Non entro nel dettaglio tecnico, altrimenti rischierei di essere incomprensibile. C’è una prima fase dell’estrazione dell’acido nucleico, l’Rna, segue l’amplificazione dello stesso per vedere se c'è il virus. A volte può essere necessario rifare il test”.
Dottore, possiamo definire i tempi? Per esempio, se io mi sottoponessi al tampone oggi, quando avrei realisticamente il risultato, positivo oppure negativo?
“Diciamo che nei primi giorni si era verificato un effetto imbuto, comprensibilmente, per l’arrivo in contemporanea di una notevole quantità di campioni. Poi ci siamo messi in pari. In media, oggi il responso può essere reso noto al paziente in 36-40 ore, o anche meno”.
Secondo lei la Puglia si sta muovendo bene sul fronte della pandemia?
“Il presidente Emiliano sta facendo un ottimo lavoro”.