Conti taroccati e un management irresponsabile. La vicenda della Popolare di Bari di cui Bankitalia venerdì ha deciso il commissariamento, si arricchisce di ora in ora di nuovi particolari. Spunta anche un file audio, pubblicato da Fanpage.it e che la Procura di Bari ha acquisito, in cui a parlare - nel corso di una riunione lo scorso 10 dicembre - sono l’ex presidente Gianvito Giannelli e l’ex a.d, Vincenzo De Bustis con quest’ultimo che si sfoga per la situazione che ha ereditato.
«Quando sono arrivato la prima volta c'era un signore coi capelli bianchi a capo della pianificazione e controllo, a cui chiesi di vedere i dati delle filiali. Tutti truccati. Truccavate persino i conti economici delle filiali» dice De Bustis. Poi aggiunge: «E' stato veramente irresponsabile quello che è successo negli ultimi tre, quattro anni. Questa banca è un esempio di scuola di cattivo management, irresponsabile, esaltato». Una dirigenza di fronte al quale non a caso il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non promette sconti. «Il governo cum grano salis, con intelligenza, interviene. Ma sulle responsabilità del management saremo inflessibili», assicura il premier, mentre l’ex a.d - nominato un anno fa per cercare di rimettere in piedi l’istituto - sottolinea anche che il credito «è stato la palla di piombo che ha distrutto il patrimonio» della banca. «Alla fine sarà la distruzione, 800-900 milioni, è stato distrutto - afferma - un patrimonio di questa entità».
Per De Bustis, inoltre «il cost/income, cioè il rapporto costo/ricavo, è indecente. Non è possibile che una banca possa viaggiare al 100% quando alcune banche stanno al 50%. Quindi ci sono troppi costi e pochi ricavi». Di fronte a tutto questo «un piano di ristrutturazione è imprescindibile» e con un «taglio degli organici molto importante», argomenta sottolineandone l’importanza anche di fronte all’Europa.
Nella stessa occasione, e quindi a tre giorni dal commissariamento, l’ex presidente Gianvito Giannelli, assicura che «non c'è rischio» in questo senso, anche perché «c'è un piano industriale serio che prevede gli interventi di investitori istituzionali, una parte pubblica e una parte privata, cioè il Fondo interbancario, con un percorso light, non stiamo parlando di Genova, passata per il commissariamento, e meno che mai delle banche venete». Un «percorso di messa in sicurezza» che «è assistito dalla Vigilanza», assicura Giannelli e che sarà «molto breve per i primi passaggi che si chiuderà prima di Natale».
Ora il quadro è completamente diverso con i commissari Enrico Ajello e Antonio Blandini che in un primo incontro con i sindacati hanno chiesto di essere insieme artefici del risanamento dell’istituto. Un salvataggio che passa soprattutto attraverso il Governo con il commissario europeo, Paolo Gentiloni che plaude all’intervento dell’esecutivo che ha stanziato 900 milioni per ricapitalizzare il Mediocredito Centrale, perno della futura banca d’investimento per il Sud. Altra forza in campo è il Fondo interbancario il cui contributo deve essere definito e che domani ha un comitato di gestione e venerdì un consiglio con un punto dedicato a «ipotesi di intervento» proprio sulla Bari.
Da Bankitalia, tirata in ballo dal mondo politico, arriva intanto una precisazione sul caso banca Tercas, al centro di ricostruzioni della stampa. Il prestito concesso alla Cassa di Teramo, «era stato concesso a titolo di liquidità di emergenza (ELA - emergency liquidity assistance) il 20 dicembre 2012», come finanziamento - puntualizza Via Nazionale - di competenza delle Banche centrali nazionali, ma sottoposto a valutazioni del Consiglio direttivo della Bce. «L'ELA a Tercas, scesa a 480 milioni di euro (dai 660 iniziali), - precisa ancora la Banca d’Italia - fu interamente rimborsata il 5 novembre 2013, contestualmente all’erogazione di un finanziamento da BPB a Tercas per lo stesso importo».
CODACONS PRESENTA ESPOSTO CONTRO BANKITALIA - Il Codacons ha presentato oggi l'annunciato esposto contro Banca d’Italia sul caso della Popolare di Bari alle Procure di Bari e di Roma (nonché alle Procure di Teramo e Reggio Calabria) in cui si chiede di "accertare il ruolo avuto dall’ente di controllo nella grave situazione di crisi della banca, alla luce delle varie operazioni autorizzate e che hanno incrementato le difficoltà dell’istituto di credito». Si chiede anche di «disporre il sequestro dell’elenco dei debitori della Popolare di Bari, allo scopo di verificare a chi siano stati concessi prestiti, a quali condizioni e sulla base di quali requisiti». Lo annuncia la stessa associazione dei consumatori.
Il Codacons ha dunque chiesto alle Procure di «verificare se la Banca d’Italia abbia omesso di vigilanza ed anzi, concorso, nel crack della Popolare di Bari. Appare inaccettabile, infatti, che la Banca d’Italia non abbia svolto la propria opera di controllo e, anzi, abbia consentito di acquisire ulteriori istituti con criticità abnormi che, sommati alle criticità accertate della banca pugliese, oggi, finiscono per ripercuotersi sui risparmi di oltre 70mila soci». Secondo il Codacons, inoltre, «il mancato controllo esercitato da Banca d’Italia potrebbe configurare un concorso in tutti i reati posti in essere, eventualmente, dagli amministratori della Popolare di Bari. L’associazione chiede anche di disporre il «sequestro della documentazione bancaria capace di far emergere i nomi dei debitori insolventi che in concreto hanno depredato le casse della Banca Popolare di Bari, ricevendo somme senza adeguate garanzie e poi non restituendole».
DECARO: NO GIOCHI ELETTORALI ALLE NOSTRE SPALLE - «Gli ultimi dati confermano quello che da tempo vediamo ogni giorno: siamo la provincia che è cresciuta di più in Italia negli ultimi anni. Non è un caso: abbiamo lavorato tanto con le nostre imprese, i nostri ragazzi. Non consentirò alcun gioco elettorale sulle nostre spalle». Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro, in un’intervista a Repubblica in cui rassicura i correntisti della Popolare di Bari: «Ho un conto alla Popolare come decine di migliaia di miei concittadini, e mi sento di dire a tutti che i nostri risparmi, sui conti correnti, sono quasi al sicuro. Il decreto deve ancora trovare attuazione, ma mi sembra che il peggio sia passato».
«Le colpe le stabilirà la magistratura, e siamo in ottime mani. A intervenire economicamente ci penserà, invece, il Fondo Interbancario, che è un fondo privato che nel passato magari non si poteva utilizzare, ma abbiamo dimostrato all’Ue che è un fondo privato, quindi non è un vero e proprio aiuto di Stato», rileva Decaro. «Certo, poi si dovrà aprire anche un dibattito politico che sarà necessario affrontare con franchezza. E' necessario mettere mano alle norme. Il Parlamento dovrà decidere una volta per tutte chi e come controlla le banche».
SINDACATI: COMMISSARI CI DICANO SE LAVORATORI A RISCHIO - «Comprendiamo benissimo le ragioni dei risparmiatori, che vanno tutelati, ma ci sono anche i lavoratori della Banca Popolare di Bari che non sanno cosa li attende, circa 3mila su 13 regioni». A dirlo è Gaetano Errico, segretario generale Fisac Cgil Bari, che con le rappresentanze sindacali dell’azienda e i colleghi delle altre sigle, First Cisl, Uilca, Fabi e Unifin, partecipa ad un sit in davanti alla sede centrale della BpB.
«Il sit in - spiega - è organizzato in maniera preventiva per dire ai commissari che ci sono anche i lavoratori, Si parla di azionisti e correntisti ma non dei lavoratori. Vogliamo sapere se in base al modello di banca che i commissari metteranno in piedi con il nuovo piano industriale ci sono rischi per i dipendenti». «Clienti e dipendenti vittime innocenti» c'è scritto su uno degli striscioni esposti. «Non si tratta di salvare la banca, ma l’economia di un intero territorio" aggiunge Errico che, nel chiedere un incontro con i commissari, auspica che «al Governo questa vicenda non diventi un osso elettorale da spolpare».