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Ex Ilva, Ong rivela: Mittal guadagna da vendita quote Co2

 
Vincenzo Chiumarulo (Ansa)

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Vincenzo Chiumarulo (Ansa)

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foto Instagram @stefanomariabianchi

In sette anni il colosso dell'acciaio avrebbe ottenuto dall'Europa 1,8 miliardi di euro. Quindi,se lasciasse Taranto conitnuerebbe a guadagnare

Mercoledì 11 Dicembre 2019, 19:53

19:55

Secondo la Ong internazionale «Carbon market watch», il colosso dell’acciaio ArcelorMittal ottiene profitti anche dalla vendita delle quote di emissione di C02, i cosiddetti «permessi di inquinare» che le sono stati assegnati gratuitamente dall’Italia per consentirle di produrre nel nostro Paese. La notizia, rivelata ieri da «Le Iene», viene confermata all’ANSA dalla policy officer della Ong (che si occupa del monitoraggio delle politiche europee sul clima), Agnese Ruggiero.

Le quote - spiega Ruggiero - vengono vendute sul mercato Ets, l'Emission trading system, nato nel 2005 quando l’Ue ha deciso di dare un incentivo a inquinare di meno, stabilendo un tetto massimo di emissioni e il conseguente scambio di quote. I "permessi di inquinare», infatti, quando eccedono perché ad esempio si riduce la produzione, possono essere rivenduti su apposite piattaforme online tra cui la 'European Energy Exchange (EEX)', e l’ICE Futures Europe.

«Attraverso il mercato Ets - spiega Ruggiero - tra il 2008 e il 2015 ArcelorMittal ha guadagnato in Europa circa 1,8 miliardi di euro». E quindi, anche se chiudesse lo stabilimento di Taranto o riducesse la produzione, continuerebbe comunque a guadagnare. «Se l’impianto chiudesse nell’arco dell’anno in cui le quote sono state già ottenute - evidenzia Ruggiero - la società potrebbe tenerle e quindi rivenderle. Se invece di chiudere, decidesse di ridurre la produzione entro il limite del 49%, potrebbe comunque mantenere il 100% delle quote e continuare a vendere quelle che saranno in eccesso in seguito al calo della produzione». Ogni quota, che corrisponde a una tonnellata di C02, costa ad oggi 25 euro.

Secondo uno studio di Carbon market watch, che ha riguardato tutti i settori più inquinanti, «in Europa tra il 2008 e il 2015 le imprese hanno guadagnato 25 miliardi di euro con la compravendita di quote di Ets». «Dal 2021 - evidenzia Ruggiero - questo non sarà più possibile poiché cambieranno le regole e a un cambio di produzione uguale o maggiore del 15% corrisponderà una assegnazione proporzionale di quote».

«L'Italia e gli altri paesi dell’Ue - spiega Ruggiero - ogni anno fanno un Piano nazionale in cui le vengono assegnate quote in base a una stima delle emissioni fatta su quelle degli anni precedenti. A seconda del settore e del tipo di industria e del livello di efficienza dell’impianto, le aziende ricevono un tot di quote». I 'permessi di inquinarè, però, non sono gratis per tutti. Se l’acciaieria è uno dei settori che beneficia dell’assegnazione gratuita delle quote, il settore energetico no. «Deve comprarle - evidenzia Ruggiero - e il ricavato va a finire nelle casse dello Stato».

«Il sistema degli Ets - prosegue - ha ridotto molto le emissioni nel settore energetico che le quote le acquista: in sei anni si sono ridotte del 20%. Non ha molto funzionato nel settore industriale, dove l'assegnazione è gratuita». Perché, conclude Ruggiero, «se devo pagare di più per inquinare, cercherò di inquinare meno; ma se ricevo le quote gratuitamente, non ho nessun costo e dunque nessun interesse a inquinare meno». 

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