Raffaele Fitto, europarlamentare pugliese, co-presidente del gruppo dei conservatori a Bruxelles, il cerchio dei «top job» europei si sta chiudendo. In attesa della Lagarde alla Bce, David Sassoli presiede l’europarlamento e Ursula Von der Leyen guida la Commissione. Un bilancio?
«Su entrambe le nomine abbiamo espresso un giudizio d’opposizione. Non abbiamo votato né l’uno né l’altra perché rientrano in un accordo prestabilito, imposto al Parlamento, creato mettendo insieme una maggioranza che, per contenuti e numeri, assume un ancoraggio sempre più a sinistra».
Per la Von der Leyen non c’era margine per un sostegno? I conservatori polacchi di Diritto e Giustizia l’hanno votata e lei non ha una storia da falco...
«Guardi, sulla Von der Leyen la nostra contrarietà è stata ancora più netta. Abbiamo avuto modo di confrontarci con lei la settimana scorsa e ci aveva rappresentato delle posizioni su alcuni punti. Salvo poi, nell’intervento in Aula, cambiarle totalmente. Sembrava di avere di fronte due persone diverse».
Lei le ha chiesto pubblicamente un chiarimento...
«Sì, nel mio discorso in Parlamento ho portato l’attenzione su alcuni punti fermi a cominciare dalla preconcetta esclusione di alcuni gruppi politici a cui spetterebbero delle posizioni di garanzia nella macchina parlamentare. Ma poi c’è molto altro».
Ad esempio?
«Politiche ambientali, sociali, occupazionali. Tante belle parole, che resteranno tali, pronunciare per recuperare il voto da gruppi di sinistra».
E l’immigrazione?
«Si continua con la solita impostazione: tutti fanno gli eroi con i porti degli altri. Continuano a dare all’Italia lezioni di accoglienza e democrazia Paesi che, quando vengono toccati dalla questione, si comportano molto diversamente».
Si riferisce alla Francia?
«La Sea Watch, duranti i giorni in mare, ha lanciato anche un messaggio alle autorità francesi che l’hanno ignorato. Ma poi la invitano a Parigi per darle una medaglia. Vede, noi siamo in Europa per cambiarne il funzionamento e tutelare l’interesse nazionale. Non mi sembra che si vada in questa direzione».
Ha ragione chi sostiene che si è persa un’occasione per spezzare l’asse franco-tedesco?
«Mi sono espresso contro l’elezione della Von der Leyen anche per questo. L’obiettivo non era gettare le istituzioni europee nel caos ma evitare che continuassero ad operare nel caos sotto l’egida dell’asse franco-tedesco».
L’ha stupita l’appoggio del M5S alla candidata tedesca?
«No perché da giorni erano arrivati segnali in questo senso. E poi anche altri partiti al governo nei propri Paesi, pur non condividendone la linea, l’hanno votata. È una di quelle vicende che nascono male e rischiano di finire peggio».
Con quali riflessi sulle nomine dei commisari?
«Nei prossimi mesi sono certo che la Von der Leyen punterà ad allargare la maggioranza che l’ha eletta e, nella quale, non ci riconosciamo».
Anche su questo il governo italiano si è spaccato. È l’ennesimo fronte polemico.
«Ormai Lega-M5S sono, quasi su tutto, su posizioni contrapposte. È tempo di fare chiarezza. Il nostro auspicio è che la Lega interrompa questa esperienza e recuperi un percorso con il centrodestra».
Nel frattempo, voi avete avviato la «fusione» con Fratelli d’Italia anche sui territori. Come procede?
«È un processo serio, chiaro che va avanti spedito, anche in Puglia, con ottimi margini di crescita».
La soglia del 10% è raggiungibile?
«Non mi piace fissare asticelle ma, alle Europee, qui in Puglia abbiamo preso il 9%. Perché non puntare più in alto?».
Chiudiamo sul 2020. Lei ha detto che si sarebbe adoperato per l’unità del centrodestra. Si sta muovendo?
«Dobbiamo costruire una alternativa seria al disastro del centrosinistra. Un disastro visibile su tutti i fronti: agricoltura, sanità, rifiuti, fondi europei. Non basterebbe un giornale intero per descriverlo. Il tavolo di coalizione si è già mobilitato».
Ecco, quali sono gli errori da non commettere al tavolo regionale?
«Dividersi politicamente sarebbe lo sbaglio più grande, così come accapigliarsi sui nomi. Serve fare sintesi. Prima viene il programma, poi l’individuazione di una figura condivisa».
È giusto che chi ha più voti, cioè la Lega, s’imponga per il candidato?
«Non è scontato. Certo, chi ha avuto più voti è naturale possa rivendicare una candidatura. Ma anche gli altri è giusto facciano lo stesso. Ho fiducia nella possibilità di trovare un’intesa. E, trovato il nome, come ho già detto, sarò al suo fianco e lo sosterrò con tutte le mie forze».