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Pavoncelli bis: la galleria che porta l'acqua in Puglia è pronta, ma resta chiusa

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Pavoncelli bis: la galleria che porta l'acqua in Puglia è pronta, ma resta chiusa

Il tunnel sotto l'Irpinia collega le sorgenti del Sele all'Acquedotto pugliese. Quello originario fu danneggiato dal terremoto dell'80

Mercoledì 05 Giugno 2019, 13:01

I lavori sono stati conclusi ufficialmente il 3 dicembre, e a fine gennaio è terminato con esito positivo il monitoraggio ambientale. Ora manca il collaudo finale. Ma dopo oltre trent’anni e tre appalti, la galleria Pavoncelli bis resta ancora chiusa: scaduto cinque giorni fa l’incarico del commissario straordinario, Roberto Sabatelli, il destino del nuovo tunnel sotto l’Irpinia che porta in Puglia l’acqua delle sorgenti del Sele è nelle mani del ministero delle Infrastrutture. Che non ha ancora proceduto a consegnarlo alla Regione.
«Una situazione irragionevole e inspiegabile», secondo il presidente della commissione Bilancio della Regione, Fabiano Amati che ieri ha scritto al ministro per il Sud, Barbara Lezzi, chiedendole di intervenire e di accettare l’invito a partecipare a una seduta della sua commissione.


Sullo sfondo c’è anche il nodo mai sciolto dell’accordo quadro tra Puglia e Campania: i campani chiedono una contropartita per l’acqua trasferita alla Puglia e sono ormai allenati alla guerriglia (vedi la mancata autorizzazione della Asl locale al depuratore di Conza). Ma il problema, stavolta, sembra essere più burocratico che politico: le imprese appaltatrici (un raggruppamento guidato dalla Vianini) hanno iscritto una serie di riserve, che dovranno essere discusse, e la Puglia accetta di prendere in consegna l’opera ma non di farsi carico dell’inevitabile contenzioso.
Il terremoto dell’Irpinia del 1980 danneggiò in maniera definitiva la vecchia galleria Pavoncelli, tuttora utilizzata con portata molto ridotta. Il nuovo tunnel di 9 km ha avuto una genesi molto travagliata, tra lavori affidati e interrotti e risarcimenti milionari alle imprese, tanto che il costo iniziale è ormai quadruplicato (siamo a 150 milioni di euro calcolati per difetto): l’ultimo appalto, quello definitivo, ne ha assorbiti 117, ma prima ce ne erano stati altri due. Nel mezzo una storia di sprechi, di tempo e di denaro. «Gli scavi - ricorda Amati - sono terminati il 24 ottobre 2017, e nel frattempo sono stati conclusi e collaudati i lavori di collegamento della nuova galleria con le sorgenti e il canale principale dell’Acquedotto Pugliese. Ma ci sono ancora numerosi adempimenti burocratici di livello statale e infra-regionale».


La scorsa settimana Aqp ha scritto al ministero delle Infrastrutture per confermare che non può farsi carico della fase di chiusura del commissariamento, ma che è disponibile a prendere in custodia l’opera per la successiva messa in esercizio. Il problema è la procedura di collaudo: il ministero a guida grillina non vuole prorogare il commissario Sabatelli (ritenuto un burocrate d’oro) come sarebbe invece opportuno per accelerare, e Aqp non vuole occuparsi di un atto tecnico che potrebbe avere implicazioni patrimoniali. Pare che il Mit voglia trasferire la patata bollente al Provveditorato per la Campania: se davvero andrà così, i tempi non saranno brevi.

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