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Pavoncelli bis, i lavori infiniti
e le coincidenze: 3.000 euro
di fitti a ex moglie commissario

 
Pavoncelli bis, i lavori infiniti e le coincidenze: 3.000 euro  di fitti a ex moglie commissario

Martedì 05 Settembre 2017, 12:31

15 Novembre 2017, 16:40

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - Quello della Pavoncelli-bis, il cuore dell’acquedotto del Sele, è uno dei commissariamenti più lunghi d’Italia: deciso dal governo Berlusconi nel 2010, il procedimento straordinario è ancora aperto nell’attesa che i lavori per la galleria vengano finalmente portati a termine. Da allora la struttura commissariale retta dall’ingegner Roberto Sabatelli ha sede in due appartamenti nel quartiere Picone di Bari, per i quali la presidenza del Consiglio dei ministri paga in totale 3mila euro al mese. Ebbene, questa è la storia di una doppia incredibile coincidenza.

Gli immobili sono di proprietà per due ottavi di Maria Lucrezia Colaianni e per il resto, in parti uguali, di Nicola Aldo e Paolo Sabatelli, rispettivamente moglie (separata) e figli del commissario. Che quella casa, molto probabilmente, la conosceva bene: era l’abitazione dei suoi (ex) suoceri, che la sua (ex) moglie ha ereditato nel 1994 alla morte della madre. Il contratto per il primo appartamento è stato stipulato nel 1998 (e registrato, curiosamente, solo due anni dopo): 110 metri quadrati per 22mila euro l’anno. Il secondo è stato firmato il 30 giugno 2010: altri 110 metri quadrati, altri 15mila euro l’anno. A sottoscrivere l’uno e l’altro contratto la signora Colaianni e l’ingegner Michele Paradiso, pensionato, ex capo dell’ufficio tecnico del Policlinico di Bari, oggi responsabile del procedimento di appalto della galleria Pavoncelli, che firmò i contratti di locazione per delega del commissario.

«Non sono stato io a prendere in locazione quei locali - è la spiegazione di Sabatelli -. L’immobile fu ricercato da un’altra persona». Ma è una coincidenza abbastanza singolare che l’«altra persona» abbia scelto proprio la vecchia abitazione dei suoceri del commissario. «Non è singolare. All’epoca non ero neanche a Bari. Fu presa in locazione la prima casa perché - così mi dissero - era vicina al Policlinico che era la sede di lavoro del Rup dell’epoca. Dopodiché quando tutti gli uffici furono spostati arrivò altro personale e fu preso l’altro appartamento, che è stato possibile collegare informaticamente come fosse un unico ufficio». Sabatelli dice che la circostanza era già nota: «All’epoca fu mandata una lettera anonima alla Protezione civile, cui ho già relazionato in merito, facendo presente la circostanza anche all’assessore ai Lavori pubblici dell’epoca, Fabiano Amati». Resta però il fatto che i fitti, una cifra obiettivamente fuori mercato per la zona (per 110 metri quadrati il canone di locazione non va oltre gli 800-1.000 euro) finiscono nella disponibilità della famiglia del commissario. Che però smentisce. «Quei soldi servono esclusivamente per la sopravvivenza della mia ex moglie che non tratto da oltre trent’anni. Non rientrano nel budget di casa mia e nemmeno di quello dei miei figli».

Anche perché, di certo, di quei soldi il commissario non ha bisogno. Nel 2010, firmando il decreto che sancì lo stato di emergenza per la Pavoncelli, il premier Berlusconi fu munifico con Sabatelli, ex direttore generale del ministero delle Infrastrutture. Stabilì infatti che il suo compenso annuo lordo (non pubblicato, nonostante gli obblighi di legge) ammontasse allo 0,25% delle opere oggetto di appalto. Ebbene, il valore dell’appalto della Pavoncelli-bis è pari a 166 milioni di euro, dunque il compenso del commissario dovrebbe ammontare a 415mila euro lordi l’anno: fanno più o meno 15mila euro netti al mese cui si sommano i rimborsi spese a pié di lista.

Il commissariamento è stato prorogato cinque volte con una norma apposita e dovrebbe scadere il 31 dicembre. Ma i lavori per la Pavoncelli-bis non sono ancora conclusi: a fine ottobre, se tutto va bene, dovrebbe terminare lo scavo vero e proprio, poi serviranno altri 9-10 mesi per le ultime opere affidati al raggruppamento di imprese tra Vianini, Ghella e Giuzio Ambiente. È dunque probabile che Palazzo Chigi sia costretto a intervenire ancora una volta con la legge di bilancio.

Nel frattempo, l’appalto della Pavoncelli bis assomiglia tanto a un ritrovo della Prima Repubblica. Il potente lucano Emilio Lagrotta è stato nominato all’interno della commissione di collaudo dell’opera insieme a Carlo Camilleri, già segretario dell’Autorità di bacino Sinistra Sele ma più noto per essere il consuocero di Clemente Mastella. La direzione dei lavori è invece affidata a un raggruppamento di studi professionali di cui fa parte Vams di Roma: secondo una vecchia inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, la Vams era «ritenuta partecipata dal Camilleri medesimo».

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