L’uomo chiamato per far scomparire uno degli storici carrozzoni dell’Italia repubblicana dovrà risarcire lo Stato per aver contribuito ad allargarne il «buco». L’Ente Irrigazione è ancora lì, vivo e vegeto, nonostante almeno dieci governi abbiano tentato (invano) di chiuderlo. E secondo i giudici della Corte dei conti, uno degli ultimi liquidatori, Saverio Riccardi, ha sprecato 370mila euro per assumere un geometra come capo di gabinetto a 110mila euro l’anno di stipendio oltre i benefit. Per questo Riccardi dovrà risarcirne 285mila, pari alla quota che nel frattempo non stata cancellata dalla prescrizione.
L’indagine, all’epoca seguita dal vice-procuratore Pierpaolo Grasso, un anno fa aveva portato la Finanza a sequestrare i beni di Riccardi, materano, 67 anni (due appartamenti, due locali e la pensione). Ora la sezione giurisdizionale (presidente Romanelli, relatore Daddabbo) ha accolto in larga parte l’impostazione accusatoria del vice-procuratore Cosmo Sciancalepore: non è solo il fatto che il capo di gabinetto, Donato Di Noia, non avesse la laurea, quanto che per gli enti come Eipli la possibilità di costituire uffici di staff non fosse espressamente prevista dalla legge. Una forzatura, insomma, che Riccardi avrebbe fatto basandosi su un parere pro-veritate di un noto studio barese. Tuttavia, secondo i giudici contabili, Riccardi aveva trasmesso questo parere all’Avvocatura dello Stato «omettendo, però di evidenziare l’assenza dei requisiti del Di Noia» per la nomina a capo di gabinetto. Sarà il successore di Riccardi, il dirigente della regione Puglia Mario Lerario, a tentare di sanare la situazione revocando l’incarico.
Dagli accertamenti della Finanza è emerso come «al Di Noia sono state riconosciute ingentissime somme (ben 40.242,31 euro fra il 2012 ed il 2015) a titolo di rimborsi spese per missione, disposti a piè di lista, senza che vi fosse alcun documento giustificativo o indicazione specifica delle spese sostenute, ma solo generici riferimenti ai luoghi ove si sarebbe svolta la missione, senza alcuna menzione dell’evento, né alcuna autorizzazione preventiva all’espletamento della stessa».
La difesa di Riccardi sosteneva che per l’incarico non servisse la laurea. Ma i giudici hanno detto che questo è vero per gli uffici di staff dei Comuni, e non per gli enti locali come l’Eipli dove il capo di gabinetto è a tutti gli effetti un dirigente generale e, dunque, esiste l’obbligo di applicare le norme in materia sul lavoro pubblico. Eppure al geometra, oltre che uno stipendio da dirigente, era stata concessa anche una indennità da 1.200 euro al mese collegata alle funzioni superiori. «L’espletamento dell’incarico in assenza dei requisiti di legge rende del tutto inutile l'attività e priva il rapporto sinallagmatico della necessaria ed indefettibile qualità della controprestazione», hanno scritto i giudici: il lavoro svolto dal geometra, insomma, non può avere alcun pregio.
La condanna ammonta, come detto, a 285mila euro (oltre interessi) ed è coperta dal sequestro dei beni. In sede di esecuzione Riccardi potrà risparmiare qualcosa perché nel frattempo l’Eipli con il nuovo commissario aveva proceduto al recupero delle somme erogate in più al geometra-capo di gabinetto, prima che quest’ultimo si mettesse in aspettativa. A febbraio 2017 la Procura di Potenza ha fatto scattare 11 arresti (tra loro c’era anche Di Noia) con l’accusa di aver truccato una serie di appalti (l’inchiesta è in fase di udienza preliminare). Nel frattempo anche l’incarico del commissario Lerario è scaduto, e il ministro Gianmarco Centinaio nello scorso ottobre ha nominato un commercialista di Potenza, Antonio Altomonte, il cui incarico scadrà a sua volta in autunno. Il decreto con cui l’ente è stato posto in liqudazione risale al 2011. Al momento l’Ente Irrigazione risulta ancora vivo e vegeto.