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Legittima difesa, Decaro preoccupato, Emiliano: «È marketing politico»

 
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Legittima difesa, Decaro preoccupato, Emiliano: «È marketing politico»

Giulia Bongiorno e Salvini in Senato

Il governatore è contrario all'uso delle armi: «Non previene il crimine in maniera privata e persino la polizia, la pubblica sicurezza, utilizza le armi con una cautela estrema»

Venerdì 29 Marzo 2019, 14:46

19:09

«Io sono preoccupato a livello personale come sindaco di Bari e non come presidente dell’Anci». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, rispondendo ad una domanda sulla legge sulla legittima difesa approvata ieri dal Parlamento, a margine di un incontro elettorale davanti al cantiere del parco dell’ex Fibronit per la presentazione della lista «Democratici ecologisti».
«È uno di quei temi anche di coscienza personale - ha detto Decaro - su cui non c'è una posizione univoca da parte degli 8mila sindaci del nostro Paese, ci sono posizioni diverse perché hanno anche una impronta politica e ideologica diversa i sindaci del nostro Paese».

EMILIANO: MARKETING POLITICO - «È un immenso meccanismo di marketing politico e mi auguro che i giudici riescano a mantenere ferma la barra. Nella sostanza mi auguro soprattutto che questa norma non sia un incentivo a dotarsi di un’arma, pensando che avere un’arma a casa serva ad evitare i furti. Questa è una stupidaggine gigantesca». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commentando la legge approvata ieri dal Parlamento sulla legittima difesa.
«Avere un’arma addosso non serve a niente. Quindi - ha continuato Emiliano - io invito tutti gli italiani, anche dopo il cambiamento di questa norma, a non comprare pistole, a non detenere pistole, a non utilizzare armi. Perché avere armi per casa è pericolosissimo. L’utilizzo delle armi non previene il crimine in maniera privata e persino la polizia, la pubblica sicurezza, utilizza le armi con una cautela estrema». «Uno stato civile non ragiona pensando che la legittima difesa aiuti il calo dei reati. Non è così. Io so come ragiona un criminale. Si attrezzeranno presumendo che la difesa sia più forte e quindi attaccheranno in maniera più violenta. Si chiama escalation, che è una cosa che va sempre evitata, soprattutto in materia di ordine pubblico. Però siccome questo è un Governo di incompetenti che non capisce assolutamente niente di molte delle cose di cui si occupa non mi meraviglia».

«La legittima difesa era una norma inserita nel codice penale dall’epoca di Mussolini, se non c'avevano pensato i fascisti a modificare l’articolo 54, non capisco come sia possibile che ci abbia pensato questo governo, cioè incrudelirla ancora di più. Peraltro - ha concluso - è anche un’offesa nei confronti delle forze dell’ordine» da parte del ministro dell’Interno «che ha la responsabilità di organizzare le forze dell’ordine, e che che dice che 'siccome le forze dell’ordine non sono all’altezza di prevenire i reati, difendetevi da solì, insomma un delirio». 

SPANGHER: MESSAGGIO POLITICO A SOCIETÀ - La riforma della legittima difesa nasce «dall’esigenza di dare una risposta in termini di emotività a ciò che la società chiede. Non è importante se la legge è giusta o sbagliata» ma «l'importante è il messaggio politico». Così il professor Giorgio Spangher, responsabile del Comitato scientifico della Scuola nazionale dell’Unione delle Camere penali italiane, a margine del convegno nazionale organizzato a Bari sul tema «Il processo della vittima».
«Dal punto di vista processuale - ha detto - non esiste una notizia di reato che configuri una vittima che si possa archiviare d’emblée, bisognerà comunque fare un’indagine» spiega Spangher, ritenendo però che «oggi la giustizia penale non è più legata al singolo fatto di reato ma, nella risposta politica, a fenomeni. Se il problema di determinati reati diventa un fatto sociale, quindi un fatto politico, diventa un fenomeno» e «il problema dei fenomeni della giustizia penale è legato ad un rapporto che si instaura direttamente fra l’opinione pubblica, il popolo, la gente, la percezione che la gente ha e la classe politica che deve intercettare questa sollecitazione per ottenere consenso. Quindi si instaura un rapporto di immediatezza, di emotività fra la società che sente determinate esigenze e la classe politica che deve rispondere a queste esigenze».
«La legge ormai - conclude - è diventata un terreno sul quale le forze politiche si misurano e cercano di trarre vantaggio da quello che portano a casa in termini politici». 

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