BARI - Un nuovo impianto per il compostaggio e il recupero di materia da realizzare a Brindisi, utilizzando i finanziamenti previsti dal vecchio Piano dei rifiuti e da una delibera Cipe. Una struttura che dovrà avere gestione pubblica, e che potrebbe essere utilizzata anche per risolvere il problema occupazionale degli ex dipendenti della Nubile. Il Comune ha presentato una manifestazione di interesse, di cui si discuterà in Regione il 18 settembre.
L’argomento è sensibile e tocca diversi ordini di interesse, anche perché a Brindisi ha innescato la polemica politica. Sul tavolo della Regione c’è infatti anche un altro progetto, quello presentato dalla multinazionale A2A, che già ai tempi del sindaco Carluccio aveva chiesto di costruire un impianto di compostaggio sul sito Edipower, attraverso il revamping di un biostabilizzatore mai entrato in funzione.
Sul tema dei nuovi impianti la Regione ha sondato il sindaco Riccardo Rossi, che ha espresso una posizione chiara. Per quanto riguarda il nuovo biostabilizzatore con recupero di materia e produzione di Css «eow», Rossi ha chiarito che dovrà rimanere in mano al pubblico, mentre su A2A la posizione è contraria, in primis per la scelta del sito che andrebbe - piuttosto - riqualificato: ecco perché, al limite, ne verrà proposta una diversa ubicazione.
Tutto questo a parte i ragionamenti sulla compatibilità con il piano rifiuti. Nel nuovo documento predisposto dalla giunta Emiliano, che ha cambiato radicalmente l’approccio, la produzione di Css «eow» (è il combustibile solido che si ottiene con il recupero spinto della frazione secca) è considerata l’ultimo passo del ciclo con l’obiettivo di ridurre al minimo i conferimenti in discarica. Il Css «eow», che in base ai parametri definiti dalla legge ha una carica inquinante nulla o molto bassa, può essere bruciato in maniera pulita, sia in impianti di tipo tradizionale che in nuovi termovalorizzatori.
Già a novembre, del resto, l’esecutivo regionale aveva rifatto il bilancio della produzione di rifiuti valutando la necessità di realizzare «almeno» un nuovo impianto per il trattamento meccanico-biologico con produzione di Css e successiva utilizzazione, così da riequilibrare la capacità di recupero dalla frazione secca e, allo stesso tempo, neutralizzare la disposizione dello Sblocca Italia che aveva individuato la necessità di realizzare in Puglia un nuovo termovalorizzatore.
Oggi il deficit è valutato in circa 48mila tonnellate l’anno, ma quando la differenziata arriverà al traguardo del 65% (oggi si aggira intorno al 50%) la capacità necessaria sarà cinque volte più alta. Puntare sul Css serve a trovare una maniera alternativa all’incenerimento per diminuire le quantità di rifiuto conferite in discarica: in questa prima fase, negli impianti per il Css «eow» dovrà essere trattato il tal quale prodotto dai Comuni che non raggiungono il 60% di differenziata.
Per questo, a luglio, la Regione ha chiesto ai Comuni di presentare candidature a riconvertire impianti esistenti alla nuova tecnologia. L’unica risposta presentata alla scadenza è quella arrivata da Brindisi. E su questa, al momento, si dovrà discutere.
Resta inteso che in base al nuovo Piano tutti gli impianti dovranno essere gestiti con il coordinamento dell’Ager, l’agenzia guidata da Gianfranco Grandaliano, eliminando la distinzione in bacini provinciali su cui si basava l’approccio voluto dalla giunta Vendola. In Puglia il problema più importante è, da anni, proprio la capacità di biostabilizzazione, che gli impianti pubblici esistenti non riescono a garantire.