Dalla lingerie alla mascherina. Un’azienda di San Nicola di Pietragalla, la Lucana Intimo, si è riconvertita in tempo di Covid-19. In questa emergenza sanitaria ha deciso di produrre dispositivi speciali perché destinati a persone particolarmente esposte al rischio del contagio, vale a dire gli emodializzati e i pazienti reduci da trapianto.
Una platea di circa 1.700 unità a cui l’azienda ha fatto dono delle mascherine, omologate dopo essere state testate dall’Università di Basilicata che le ha sottoposto a prove di respirabilità con valori che rientrano nella soglia prevista dalle normative di riferimento. Le mascherine si possono riutilizzare per un massimo di 10 volte sterilizzandole con un semplice ferro da stiro a 10 centimetri di distanza o lavare a mano delicatamente con acqua fredda e igienizzante con asciugatura su fonte di calore. In ogni caso è necessaria la stiratura affinché si riattivi il processo di idrorepellenza.
L’iniziativa imprenditoriale, come dicevamo, nasce con un intento solidaristico sulla scia di una una collaborazione con la Caritas diocesana di Acerenza, coordinata da don Antonio Romano.
C’è anche l’imprimatur del vescovo Mons. Francesco Sirufo e il patrocinio dell’Aned, l’associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto.
Già un nutrito numero di mascherine, prodotte in vari colori, è arrivati in alcuni centri dialisi della regione. Recapitate con una missiva del vescovo in cui l’alto prelato parla di condivisione e sensibilità, di conforto e speranza per le persone più deboli e sofferenti.
L’Aned ha ringraziato per questa iniziativa, esprimendo, a nome di tutti gli emodializzati e trapiantati, profonda gratitudine nei confronti della Lucana Intimo e del vescovo stesso. Il ringraziamento è esteso anche al personale sanitario che opera nei centri dialisi e trapianto per la collaborazione offerta e in particolare a tutti coloro che operano per salvare vite umane e per difendere la vita e la salute di tutti.
Per dializzati e trapiantati, con queste mascherine, la vita è un po’ meno in salita. Sono costretti a recarsi in ospedale a giorni alterni, sottoporsi al trattamento per tre, quattro ore tra sacrifici e sofferenze. Il nemico invisibile, il Covid-19, è l’ennesima preoccupazione con cui fare i conti, sapendo che la loro condizione fisica li rende più fragili e più esposti.
L’azienda, che conta una ventina di dipendenti, ha dovuto fare i conti con il blocco che, inevitabilmente, ha inciso sulla distribuzione della classica produzione di lingerie. La conversione produttiva dell’azienda, diretta da Rocco Pace, risponde al richiamo della solidarietà concreta ma anche a una ricollocazione sul mercato, forte di un’offerta che prevede mascherine di qualità, personalizzate (per uomo, donna e bambino) e speciali come quelle destinate ai sordomuti. Il prezzo di vendita? «A noi - spiega Pace - ogni mascherina viene a costare nel processo produttivo più di un euro. Impossibile, quindi, venderle a 50 centesimi come indicato da Arcuri nei giorni scorsi».