Il mondo dell’automobile è un mondo prettamente maschile da tempo, ma negli ultimi anni la figura femminile si sta affermando sempre più. In un contesto mondiale in cui le donne assumono ruoli di spicco, pensiamo solo a Stella Li, la numero 1 del marchio cinese BYD, vedere un marchio storico come Alpine affidato a Cristina Faienza, una giovane manager italiana, pugliese, originaria di Torremaggiore, provincia di Foggia, fa capire come dalla nostra terra si siano sviluppate delle eccellenze che hanno occupato i vertici di marchi storici.
L’esempio di Luca De Meo, Locorotondo, passato da Fiat ad Audi e Seat per approdare poi ai vertici di Renault Dacia o Alfredo Altavilla, Taranto, da n.2 di Marchionne ai vertici del colosso cinese BYD per l’Europa e tanti altri esempi ancora. Ma quello di Cristina Faienza merita maggiore attenzione e rispetto proprio perché, da donna, ha dovuto superare più ostacoli rispetto ai colleghi maschi e per giunta lo ha fatto al vertice per l’Italia e regione Adriatica di un marchio amato dai francesi come Alpine, impegnato nelle GT stradali, ma presente anche in F.1 (team diretto da Flavio Briatore) e nel mondiale WEC, dove ha vinto la gara negli USA a fine stagione.
Una giovane donna al vertice di un marchio storico come Alpine, fra sport in pista e il futuro elettrificato: una sfida importante…
«È una sfida che accetto ogni giorno, con grande senso di responsabilità e passione. Alpine è un marchio iconico, che unisce la purezza dello sport automobilistico con una visione fortemente innovativa. Il mio obiettivo è custodire l’eredità, ma anche traghettarla verso il futuro, quello dell’elettrificazione e delle nuove forme di performance. È un equilibrio affascinante: tra emozione e tecnologia, tra pista e strada, tra tradizione e rivoluzione».
Quali difficoltà per una donna doversi districare nell’automotive?
«L’automotive è un settore ancora percepito come maschile, ma le cose stanno cambiando rapidamente. All’inizio può esserci qualche resistenza culturale, ma la competenza e i risultati parlano più forte di qualsiasi pregiudizio. Personalmente non ho mai voluto forzare un ruolo “al femminile”: ho voluto solo essere autentica e professionale. Credo che la diversità, non solo di genere, sia una forza. Porta nuovi punti di vista, sensibilità differenti e un modo diverso di fare squadra».
Che rapporto ha con i vertici francesi?
«Ottimo. Alpine è un marchio francese, certo, ma con un’anima fortemente internazionale ed una cultura fortemente condivisa: il senso di appartenenza e la ricerca dell’eccellenza. Con i colleghi della sede centrale c’è un confronto continuo e costruttivo, sempre nel segno della fiducia reciproca. Loro apprezzano la creatività e la passione che arrivano dall’Italia, noi riconosciamo la precisione e la coerenza che caratterizzano la cultura francese. In fondo, la forza di un brand sta proprio in questa contaminazione».
Che rapporto ha con la sua terra di origine, Torremaggiore, provincia di Foggia?
«La Puglia per me è casa, è radice. È il luogo che mi ha insegnato la determinazione, l’accoglienza e la capacità di rimboccarsi le maniche. È una terra che ti forma nel profondo: ti da calore umano, senso di comunità e quella testardaggine che ti permette di arrivare dove vuoi. Ogni volta che torno a casa mi rigenero e si, magari un piatto di orecchiette aiuta a rimettere tutto in prospettiva! Porto con me la mia terra ovunque vada: la luce, la concretezza e quella determinazione silenziosa che ti spinge sempre a fare un passo in più. È da li che nasce il mio modo di lavorare: unire passione e pragmatismo, valorizzare le radici, ma con lo sguardo fisso sul futuro. In fondo è lo stesso spirito che guida anche Alpine: rispetto per la tradizione e coraggio nell’andare avanti».
Come ha deciso di affrontare questa sfida proprio nell’automotive?
«Ho sempre amato le sfide che uniscono emozione e innovazione. L’automotive è il luogo perfetto per chi ama vedere il cambiamento da vicino: è un settore dove convivono emozione, tecnologia, sostenibilità e design. Alpine mi ha conquistata proprio perché incarna tutto questo: performance, eleganza e leggerezza. È un brand che parla alla testa e al cuore e credo che oggi rappresenti un’idea nuova di sportività».
Quali i sogni sul futuro e le ambizioni?
«Il mio sogno è vedere Alpine crescere sempre di più in Italia, diventare punto di riferimento per chi ama la guida e guarda al futuro con curiosità. Vorrei che il marchio riuscisse a parlare alle
nuove generazioni, quelle che vivranno la transizione elettrica non come rinuncia, ma come nuova forma di piacere di guida. A livello personale, mi piacerebbe continuare a costruire ponti tra persone, culture e competenze, perché credo che la leadership del futuro sia soprattutto collaborazione».
Ci sono molti pugliesi nell’automotive e ad alto livello, dall’ex CEO Renault Luca De Meo ad Alfredo Altavilla, BYD, Giorgia Solarino comunication manager di Bari o Davide D’Amico di Taranto, CEO di PressMediaLab: abbiamo qualcosa in più?
«Forse sì (scherzo). Credo che i pugliesi abbiano una miscela speciale di passione e resilienza. Siamo abituati a lavorare sodo, ma anche a farlo con entusiasmo e una visione creatività. Forse è questo che ci distingue: la capacità di non perdere mai il sorriso, neanche davanti alle sfide più complesse. E quella, nel lavoro, come nella vita, è una forza enorme».













