VIESTE – “Non ci sono parole per farmi perdonare…”. Lo scrive Gianluigi Troiano, il mafioso viestano pentito, nel chiedere scusa alla vedova di Omar Trotta, l’amico e compaesano che tradì, contribuendo al suo omicidio avvenuto proprio sotto gli occhi della moglie e della figlioletta di pochi mesi il pomeriggio del 27 luglio 2017 nel ristorante della vittima. Agguato collegato alla guerra tra il clan Raduano e i rivali del gruppo Perna/Iannoli, con cui era ritenuto schierato Trotta. Le scuse in una lettera manoscritta sono giunte ieri nel processo in corte d’assise a Foggia che vede imputati Troiano, 32 anni, che ha confessato che ebbe il compito di accertarsi cheTrotta fosse nel suo ristorante e quindi dare il segnale di via libera ai sicari; e Angelo Bonsanto, 34 anni, di Lesina ritenuto uno dei due killer, che si dice innocente.
La lettera è stata consegnata dall’avv. Giovanni Signorile difensore di Troiano, e confermata dall’imputato in videocollegamento da una località segreta. Come era in videocollegamento dal carcere Bonsanto, difeso dall’avv. Luigi Marinelli. La vedova Trotta (non ha partecipato all’udienza), si è costituita parte civile con l’avv. Gildo Russo.
“Sono qui a scriverti Giovanna Quitadamo queste poche righe, anche se so che sono l’ultima persona che vorresti sentire. Non ci sono parole per farmi perdonare” scrive Troiano, pentitosi lo scorso autunno dopo essere stato catturato il 31 gennaio 2024 a Granada in Spagna dopo 2 anni e 2 mesi di latitanza “e chiederti scusa per quello che ho fatto a te, alla piccola…” (segue il nome della bimba che ha contribuito a rendere orfana) ”alla comunità di Vieste, alla famiglia di Omar. Non sono queste righe che possono riparare i danni da me fatti. Chiedo scusa a Gesù Cristo per tutto il male che ho fatto, e alle persone cui ho fatto male; me ne pento amaramente. Sono fiducioso nella Giustizia, voglio pagare tutti gli errori che ho fatto in questi ultimi 15 anni. Spero che un giorno non tanto lontano tu e la piccola… con la famiglia di Omar potete perdonare perché sono davvero dispiaciuto di tutto quello che ho fatto. Perdonami ancora, un saluto a te e alla piccola…”.
Per l’omicidio di mafia di Omar Trotta ci sono già state tre condanne di altrettanti pentiti nel processo abbreviato Omnia nostra: 20 anni (dopo l’ergastolo in primo grado quand’era ancora latitante) a Marco Raduano al vertice dell’omonimo clan viestano, mandante del delitto; 11 anni (anche per mafia ed altri delitti) a Danilo Pietro Della Malva, anche lui viestano, altro esponente di spicco del clan Raduano; 12 anni e 4 mesi ad Antonio Quitadamo, mattinatese, già membro del clan Romito con cui era alleata la batteria Raduano nella guerra contro i Li Bergolis/Miucci che sono invece alleati del gruppo Perna/Iannoli.
Della Malva e Quitadamo diedero supporto prima e dopo l’omicidio ai due killer che fecero irruzione nel ristorante “L’antica bruschetteria”, uccidendo a colpi di pistola Trotta e ferendo l’amico Tommaso Tomaiuolo. Il pm della Dda Ettore Cardinali indica in Bonsanto uno dei 2 sicari, mentre le indagini proseguono per identificare il presunto complice che secondo alcuni pentiti potrebbe essere un foggiano affiliato al clan Moretti della “Società”, alleato dei Romito e del gruppo Raduano.
E della presunta vicinanza di Bonsanto al gruppo Moretti si è parlato ieri in corte d’assise, dov’era previsto l’interrogatorio di tre carabinieri: su accordo tra accusa e difesa acquisite le loro relazioni di servizio. Entra così negli atti processuali una foto scattata il 2 giugno 2017 vicino a un bar di Pescara che ritrae 4 persone tra cui Bonsanto e Rocco Moretti, 75 anni, storico capo della “Società foggiana” che dal luglio ’89 a oggi è stato sempre detenuto in cella conseguenza di condanne per omicidio, mafia, droga, armi, estorsione. Unici periodi di libertà del vecchio boss 4 mesi tra luglio e novembre 2014; e 18 mesi tra aprile 2017 e ottobre 2018.
Prossime udienze il 13 giugno e il 26 novembre per proseguire e concludere gli interrogatori dei testi d’accusa; poi sarà la volta di quelli indicati dall’avv. Marinelli per Bonsanto. Per la sentenza di primo grado si dovrà attendere il 2026. Sia Troiano sia Bonsanto sono a piede libero per questo processo ma detenuti in carcere per altre accuse.