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Foggia, omicidio Traiano: il pg chiede nessuno sconto di pena

 
Redazione Capitanata

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Foggia, omicidio Traiano: il pg chiede nessuno sconto di pena

Al nuovo processo d’appello dopo la sentenza della Cassazione, che ordinava una rideterminazione delle pene ai 4 foggiani, 89 anni di reclusione complessivi

Martedì 26 Novembre 2024, 13:00

13:01

Il pg Carmelo Rizzo e i legali di parte civile hanno chiesto alla corte d’assise d’appello di Bari di non concedere sconti di pena ai 4 foggiani, e condannarli a complessivi 89 anni di reclusione; la difesa replica invece che le condanne vanno ridotte. Così ieri la prima udienza del processo-quater per l’omicidio di Francesco Traiano, 38 anni, titolare del bar-tabaccheria “Gocce di caffè” di via Guido Dorso accoltellato all’occhio il 17 settembre 2020 durante una rapina che fruttò 100 euro, deceduto il 9 ottobre dopo 22 giorni di coma. Si torna in aula nel 2025 per la ripresa del processo con arringhe e sentenza.

Il 13 settembre 2023 un’altra sezione della corte d’assise d’appello di Bari inflisse 89 anni ai 4 giovani. La Cassazione lo scorso 21 maggio pronunciandosi sui ricorsi difensivi rese definitiva la responsabilità degli imputati, ma ordinò la celebrazione di un nuovo processo d’appello unicamente per valutare eventuali riduzioni delle condanne. Ieri quindi requisitoria e arringhe sono state incentrate sulla sussistenza o meno di attenuanti e aggravanti, dal cui bilanciamento dipenderà il nuovo verdetto.

Il pg ha chiesto di confermare 30 anni per Antonio Bernardo, ventisettenne, colpevole di omicidio, rapina e incendio dell’auto usata per il colpo; 25 anni per il ventiquattrenne Antonio Pio Tufo, colpevole di omicidio, rapina e ricettazione; 27 anni per il coetaneo Christian Consalvo accusato di omicidio e rapina; 7 anni per Simone Pio Amorico, venticinquenne, colpevole “solo” di rapina (partecipò alla progettazione senza prendervi parte) e incendio dell’auto. I primi tre sono detenuti in carcere dal 25 febbraio 2021 quando furono arrestati nel blitz “Destino”: erano presenti in aula. Ha rinunciato a presenziare Amorico, detenuto ai domiciliari. L’inchiesta conta un quinto imputato: era minorenne all’epoca dei fatti, e sconta 16 anni per omicidio, rapina, furto dell’auto e spaccio.

I processi hanno accertato che Consalvo e il minore rubarono la “Fiat Punto”, usata l’indomani per la sanguinosa rapina: Consalvo è stato assolto dal furto per mancanza di querela del derubato. Alle 14.10 del 17 settembre 2020 la “Punto” guidata da Consalvo con a bordo Bernardo, Tufo e il minore si fermò davanti al bar-tabaccheria; Consalvo rimase al volante; gli altri 3 a volto coperto fecero irruzione; Tufo si fermò sulla soglia e scagliò un posacenere contro 2 dipendenti; il minore armato di coltello e Bernardo aggredirono Traiano, accoltellato all’occhio dal ragazzo; quest’ultimo e Bernardo colpirono con calci la vittima quand’era a terra esanime; rapinarono 100 euro e “gratta e vinci”; quindi la fuga in l’auto; il colpo durò meno di un minuto. La “Fiat Punto” fu abbandonata in campagna; Amorico con la propria auto riportò in città il minore e Consalvo; la sera tornò in campagna con Bernardo per bruciare la macchina.

La Cassazione ha sancito che i giudici dovranno valutare se rideterminare al ribasso le pene verificando 2 circostanze. Accertare se i 4 imputati sapevano come ritenuto nei precedenti gradi di giudizio, che il quinto complice fosse minorenne, il che significa applicare l’aggravante d’aver commesso il reato con un minore. Per il solo Consalvo invece va valutato anche se debba rispondere di concorso anomalo (reato diverso da quello voluto) o di omicidio volontario, come ritenuto delle corti d’assise di Foggia e di Bari. Secondo la Cassazione, Bernardo e Tufo sapevano che il minore era armato perché uscì dall’auto impugnando il coltello, quindi per entrambi si deve parlare di omicidio volontario e non concorso anomalo perché gli sviluppi tragici della rapina erano prevedibili; anche Consalvo vide il coltello in mano al minore, ma rimase alla guida dell’auto: va quindi valutato se anche lui potesse dedurre il possibile esito tragico della rapina, che segna la differenza tra omicidio e concorso anomalo. La difesa di Consalvo aggiunge che il riconoscimento del concorso anomalo dovrebbe comportare l’ulteriore riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato che fu chiesto dal legale durante l’udienza preliminare. Il gup disse “no” perché c’è l’aggravante del nesso teleologico (aver compiuto l’omicidio per portare a termine la rapina) che prevede la pena edittale dell’ergastolo, ostativa all’abbreviato. Col riconoscimento del concorso anomalo potrebbe venire meno il nesso teleologico, e ridurre la pena di un terzo.

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