CERIGNOLA - Il padre, 2 fratelli, la sorella e lo zio di Natasha Pugliese - 23enne di Cerignola ricoverata agli ospedali riuniti di Foggia il 18 giugno in seguito a un incidente stradale e morta nella sala operatoria del reparto di chirurgia toracica la sera del 4 settembre - sono indagati a piede libero per l’aggressione ai medici ospedalieri quando fu comunicato loro il decesso. Il pm Paola De Martino ha notificato ai 5 cerignolani l’avviso di conclusione indagini, atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Contestati le lesioni a «personale esercente professione sanitaria nell’esercizio e a causa di tale attività», minacce, violenza privata, danneggiamento, interruzione di pubblico servizio, e la resistenza a un poliziotto che si frappose tra aggressori e uno dei chirurghi picchiato. Tutti reati furono commessi – dice la Procura - «in concorso con altri soggetti non identificati»: erano una cinquantina tra familiari e amici della vittima le persone presenti quella sera nel nosocomio del capoluogo.
Sono quindi a rischio processo Luigi Pugliese, 54 anni, padre di Natasha; i figli Vittorio e Mario, di 35 e 31 anni; la figlia Tatiana, 26 anni; e Giuseppe Pugliese, cinquantenne, fratello di Luigi, zio della vittima. Dalla notifica dell’avviso, gli indiziati hanno 20 giorni per chiedere d’essere interrogati, depositare memorie difensive, sollecitare nuove indagini; poi il pm deciderà se e per chi chiedere al gup il rinvio a giudizio. L’avvocato Francesco Santangelo, legale della famiglia Pugliese, preferisce non rilasciare alcun commento.
Sono due le indagini aperte dalla Procura sul decesso della giovane cerignolana. Una vede la famiglia Pugliese parte offesa e conta 21 indagati: si tratta di 20 chirurghi e medici degli ospedali riuniti che ebbero in cura la paziente per i quali il pm ipotizza il reato di omicidio colposo per ambito sanitario; e di un giovane cerignolano che guidava l’auto scontratasi col monopattino su cui viaggiava Natasha Pugliese, indagato per omicidio stradale. I 21 indiziati furono raggiunti da informazioni di garanzia il 16 settembre quando il pm dispose l’autopsia (se ne conosceranno gli esiti fra tre mesi) per accertare cause del decesso e eventuali responsabilità; e ne diede avviso a tutte le persone potenzialmente indagabili per dar loro la possibilità di nominare propri consulenti medici: molti l’hanno fatto. E c’è poi l’inchiesta sull’aggressione ai medici.
Sei i reati contestati dal pm ai 5 componenti la famiglia Pugliese. Nella ricostruzione accusatoria basata su video, testimonianze, relazione della Polizia intervenuta in ospedale, Luigi Pugliese «accusò il dottor… d’aver ucciso la figlia Natasha e lo minacciò reiteratamente di morte; il figlio Vittorio Pugliese colpì con un pugno il dottor... che aveva eseguito l’intervento chirurgico nel quale era morta la paziente, poi una volta caduto a terra lo colpì con calci insieme allo zio Giuseppe Pugliese e a un altro soggetto». Vittorio e Mario Pugliese (fratelli della vittima) «colpirono ripetutamente con calci e pugni il dottor» (il medico minacciato dal padre della giovane) «che riportò ferite guaribili in 20 giorni. Giuseppe Pugliese istigò e rafforzò il proposito criminoso, incitando i presenti e brandendo una bombola d’ossigeno, oltre a colpire con calci il chirurgo quand’era a terra. Tatiana Pugliese istigò i presenti, accusando i medici presenti d’aver ucciso la sorella; e colpì con un pugno il dottor …». Ad avere la peggio nell’aggressione fu un terzo medico, una dottoressa che riportò la frattura di una mano e 30 giorni di prognosi; «ciò in quanto per effetto della spinta esercitata dagli aggressori» prosegue l’atto d’accusa della Procura «sulla porta d’accesso alla stanza in cui il personale sanitario aveva cercato riparo, la mano della dottor… rimase incastrata tra montante e porta».
Nella concitazione dell’aggressione, furono rivolte minacce di morte ai medici. «Vi ammazzo, voi due l’avete uccisa; uccidiamo te e la tua famiglia; tu sei morto; se hai figli, ti faremo provare la stessa cosa; il dolore che noi proviamo adesso tu che sei un uomo di m.. lo proverai anche tu; noi siamo morti, non temiamo più nulla da perdere; tu vali 10mila euro; hai beccato la famiglia sbagliata; l’avete uccisa, faccio del male alla tua famiglia». Tra le accuse ipotizzate anche «aver interrotto un pubblico servizio, per aver impedito ai sanitari presenti nella zona operatoria del reparto di chirurgia toracica di attendere alle proprie mansioni a causa della violenta irruzione». Tra le parti offese la Procura ha individuato anche uno degli agenti intervenuti: da qui l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale ai danni del poliziotto, «che si frappose tra gli aggressori e il chirurgo caduto a terra».