Costringere il presidente Nicola Canonico a dimettersi e cedere la società del “calcio Foggia 1920”, ricorrendo a avvertimenti: una bomba sotto l’auto del figlio Emanuele lo scorso 9 gennaio a Modugno davanti alla sede dell’azienda “CN costruzioni generali” dell’imprenditore; poi il 15 e 16 marzo a Foggia i tentativi di incendiare le auto di due dirigenti. Rispondono a vario titolo di tentata estorsione, porto e detenzione di esplosivo, incendio e tentato incendio aggravati dalla mafiosità per i metodi usati i 5 foggiani - 4 maggiorenni e 1 minore - indagati a piede libero nell’indagine della Polizia sulla “presunta commissione di gravi fatti di reato perpetrati sia in danno dei vertici del club sportivo ‘Calcio Foggia 1920’ sia nei confronti di personaggi riconducibili e/o vicini all’entourage societario rossonero”, come scritto dalla Questura in un comunicato.
Il 22 marzo squadra mobile e Digos su ordine dei pm Bruna Manganelli della Dda e Enrico Infante della Procura dauna hanno perquisito una mezza dozzina di abitazioni e sequestrato ai 4 maggiorenni 9 telefonini (chi ne aveva 5, chi un paio, chi 1) e un tablet, su cui i magistrati hanno ora disposto accertamenti tecnici irripetibili per estrapolarne dati e messaggi, dandone avviso agli indiziati perché nominino eventualmente propri consulenti.
L’indagine partì il 19 giugno 2023: quella notte nel piazzale antistante lo stadio Zaccheria persone ancora ignote esplosero colpi di pistola infrangendo il finestrino della “Jeep Renegade” dell’allora capitano della squadra Davide Di Pasquale, avvertimento avvenuto poche ore la sconfitta del Foggia nella finale play-off a Lecco dove si infransero i sogni rossoneri di promozione in serie B. Inizialmente indagava la Procura, poi fors’anche per l’emergere di sospetti su persone ritenute appartenenti alla “Società” e/o vicine a esponenti dei clan gli atti passarono alla Dda.
I 4 indagati sono foggiani di mezza età: uno fu coinvolto un blitz antidroga e ritenuto vicino a esponenti dei Francavilla; un altro è stato condannato per mafia in “Decimabis”; di un terzo se ne parla anche nella relazione sullo scioglimento del consiglio comunale di Foggia. Due sono sospettati d’aver piazzato il 9 gennaio a Modugno, uno quale esecutore e l’altro come istigatore, un chilo di materiale pirotecnico con miccia vicino alla “Audi Q 5” del figlio del presidente della società rossonera. I 4 maggiorenni e il minore sono indagati per l’incendio dell’auto di un capo tifoso data alle fiamme il 14 marzo; e dei tentativi di bruciare le macchine di 2 dirigenti della squadra, avvenuti il 14 e 15 marzo; e soprattutto rispondono di tentata estorsione al presidente Canonico “per costringerlo a dimettersi e cedere la società”.
Nell’inchiesta “Decimazione” contro la mafia del pizzo (30 arresti il 30 novembre 2018; 29 imputati; 2 assolti e 27 condanne) pur non se non c’era alcuna imputazione, il gip per rimarcare la capacità della “Società foggiana” di “inquinare tutti i gangli vitali” delle attività locali si soffermò anche sulle… attenzioni dei clan al mondo del pallone, scrivendo nell’ordinanza cautelare: “è emerso che i membri della ‘Società’ hanno imposto al ‘Foggia calcio’” (il riferimento è alla precedente gestione della squadra, non l’attuale) “la stipula di contratti di ingaggio di soggetti vicini al sodalizio mafioso pur non disponendo di qualità sportive significative. Dirigenti e allenatori lungi dal denunciare l’accaduto, come dovrebbe fare ogni vittima di estorsione dovendo affidarsi alla forza dello Stato per sradicare fenomeni di mantenimento parassitario come quello attuato dalla ‘Società foggiana’, hanno preferito in maniera pavida accettare le richieste formulate” (smentite da alcuni dei chiamati in causa) “abiurando anche a quei valori di lealtà e correttezza sportiva che dovrebbero ispirare la loro condotta”.
Dda e gip citarono due episodi svelati da intercettazioni che chiamavano in causa un malavitoso poi ammazzato sospettato d’aver incaricato un familiare per contattare un dirigente rossonero per un precontratto a un giocatore; e un mafioso che nel… perorare l’ingaggio di un calciatore si vantò d’aver libero accesso agli spogliatoi: “gli ho detto che vengo giù agli spogliatoi e prendi un sacco di botte, ti do forte”.