Condannato a 4 anni Ivan Di Gianvittorio, lo studente di Candela di 19 anni accusato del tentato omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi di un minorenne foggiano, ferito nel capoluogo con 3 coltellate all’addome, ascella e spalla la sera del 14 settembre 2023, dopo un litigio per storie di donne. Il ragazzo venne ricoverato con prognosi riservata, e il presunto aggressore arrestato subito dopo dalla Polizia (fu posto ai domiciliari dove si trova tuttora) mentre postava un video su un social: “Non volevo arrivare a questo, ma tu credi davvero che ero stupido: legittima difesa. Potevamo parlare con calma senza alzare le mani”.
Vizio parziale di mente - La sentenza di primo grado è stata pronunciata dal gup del Tribunale di Foggia, Roberta di Maria nel processo abbreviato chiesto dalla difesa, con conseguente riduzione di un terzo della pena. Il riconoscimento del vizio parziale di mente per la ridotta capacità di intendere e volere al momento dei fatti, attestato da una consulenza psichiatrica disposta dalla Procura, ha fatto ulteriormente calare la pena. Il giudice ha anche escluso la sussistenza delle aggravanti; l’imputato dovrà risarcire i danni da quantificare in sede civile alla vittima. Applicata anche la misura di sicurezza di 12 mesi di libertà vigilata a pena espiata.
Chiesti 14 anni – Il pm chiedeva 14 anni di reclusione, sostenendo che Di Gianvittorio premeditò l’aggressione tanto da presentarsi all’appuntamento armato di due coltelli, e che agì per futili motivi. Richiesta di condanna ribadita dal legale di parte civile, l’avv. Nicolas De Noia. Gli avv. Angelo Marano e Andrea D’Amelio avevano sostenuto la tesi della legittima difesa (anche putativa: sussiste quando l’aggredito si sente erroneamente in pericolo); in subordine l’eccesso colposo in legittima difesa; in terza istanza chiesto di derubricare il reato in lesioni con condanna al minimo della pena, visto anche il vizio parziale di mente al momento dei fatti: l’imputato è in cura da uno psicologo da tempo; lo psichiatra incaricato dalla Procura di verificare lo stato mentale dello studente rimarcò in lui un forte timore di morire, tant’è che prima di recarsi all’incontro a Foggia girò un video affidandolo a un conoscente perché lo divulgasse se gli fosse successo qualcosa. I difensori sollecitavano inoltre l’esclusione delle aggravanti (richiesta accolta) ritenendole incompatibili con il vizio parziale di mente; e il riconoscimento delle attenuanti generiche e della provocazione, negate dal giudice.
Doppia indagine L’indagine per tentato omicidio si incrocia con quella ancora aperta a carico di Di Gianvittorio per stalking a una minore: accusa che respinge e per la quale fu riarrestato il 14 ottobre 2023 su ordinanza ai domiciliari quand’era già detenuto per l’aggressione armata. Secondo l’accusa Di Gianvittorio per mesi molestò, diffamò e perseguitò una studentessa (anche in epoca successiva all’arresto per tentato omicidio) che aveva detto “no” a una relazione sentimentale; il ragazzo accoltellato è fratello di un’amica della vittima degli atti persecutori. La mattina del 12 settembre 2023 Di Gianvittorio - stando alla ricostruzione accusatoria - cercò di contattare a scuola la studentessa che aveva detto “no” a una relazione sentimentale; subito dopo avvicinò un’amica della studentessa perseguitata (la sorella del minore accoltellato) cercando di mettere zizzania tra le due. Nell’incontro fissato la sera del 14 settembre alle spalle del Comune per quello che doveva essere un chiarimento tra Di Gianvittorio, 2 fratelli e un conoscente dell’amica della studentessa perseguitata, la situazione degenerò e l’imputato accoltellò il minore; un suo amico bloccò a terra l’aggressore, evitando la tragedia.
“Mi sono difeso” – Di Gianvittorio ha ricostruito diversamente la vicenda nell’udienza del 29 gennaio, quando chiese scusa alla vittima e alla sua famiglia, rendendo dichiarazioni spontanee. Disse d’aver parlato la mattina del 12 settembre a lungo e tranquillamente con la sorella del ragazzo poi accoltellato; successivamente un foggiano a lui sconosciuto (il giovane che bloccò a terra l’accoltellatore) lo contattò e lo invitò a un incontro alle spalle del Comune la sera del 14 settembre; quando arrivò, trovò a attenderlo oltre a chi gli aveva fissato l’appuntamento anche i 2 fratelli della studentessa; i 4 discussero, Di Gianvittorio negò d’aver infastidito la ragazza spiegando che avevano chiacchierato, ma il minore gli sferrò due pugni a volto e petto; lui arretrò, vide avvicinarsi il terzetto, impaurito estrasse il coltello (gliene furono sequestrati due) e sferrò i fendenti per difendersi.