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Vieste: omicidio di Omar Trotta, la parola ai pentiti

 
Redazione Foggia

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Tribunale di Foggia

Ascoltati dai giudici della Corte d’assise i due collaboratori di Giustizia in videoconferenza da località segrete

Domenica 26 Novembre 2023, 12:33

VIESTE - Giovanni Surano, pentito viestano: «Mio cugino Danilo Della Malva mi disse che in occasione dell’omicidio di Omar Trotta, Gianluigi Troiano fece uno squillo ai killer che stavano fuori». Carlo Verderosa, pentito foggiano: «Ho conosciuto Marco Raduano in carcere, dell’omicidio Trotta non so nulla». Così i brevi interrogatori dei due collaboratori di Giustizia nel tranche del processo «Omnia Nostra» in Corte d’assise a Foggia a Gianluigi Troiano, trentenne di Vieste latitante; e Angelo Bonsanto, 34 anni, sanseverese, detenuto per altre vicende, accusati di concorso nell’omicidio premeditato e aggravato anche dai motivi abietti e dalla mafiosità di Omar Trotta, il 31enne assassinato nel suo ristorante “L’antica bruschetteria del corso” di Vieste il 27 luglio 2017 nell’ambito della guerra tra il clan Raduano e i rivali Iannoli-Perna che dal 2015 al 2022 ha contato 19 fatti di sangue con 10 omicidi, 1 lupara bianca e una serie di agguati falliti.

I due collaboratori di Giustizia sono stati sentiti in videoconferenza da località segrete dai pm della Dda Luciana Silvestris e Ettore Cardinali. Il processo «Omnia nostra» alla mafia garganica conta 45 imputati accusati di omicidi, tentativi di omicidio, mafia, armi, estorsioni, droga e altri reati e si è diviso in 3 tronconi: 19 giudicati con rito abbreviato e condannati dal gup di Bari; 2 sotto processo in Corte d’assise; altri 24 per i quali è in corso il processo in Tribunale a Foggia.

Secondo l’accusa Troiano, ricercato dal dicembre 2021 quando evase dai domiciliari dove scontava 9 anni per traffico di droga, si assicurò che Trotta fosse nel suo locale e avvisò i due sicari giunti su uno scooterone; Bonsanto fu il killer che entrò nel locale e ammazzò a pistolettate il ristoratore sotto gli occhi della moglie e della figlioletta, e ferì un amico della vittima, Tommaso Tomaiuolo. I due imputati, difesi dagli avv. Salvatore Vescera e Luigi Marinelli, si dicono innocenti: per i difensori quanto affermato in aula da Surano sarebbe in contrasto con quanto dichiarato da Della Malva, anche lui collaboratore di Giustizia interrogato nell’udienza del 26 maggio.

L’accusa sostiene che Trotta fu ucciso per vendetta in quanto sospettato d’aver preso parte all’omicidio di Gianpiero Vescera, cognato di Raduano, assassinato il 3 settembre 2016. Per l’omicidio Trotta ci sono state già tre condanne in primo grado lo scorso 31 ottobre nel processo celebrato con rito abbreviato davanti al gup di Bari: ergastolo quale mandante dell’agguato al capo clan Marco Raduano (riconosciuto colpevole anche di mafia, dell’omicidio Silvestri e del tentato omicidio Caterino), quarantenne evaso lo scorso 24 febbraio dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga; 11 anni anche per altri reati a Della Malva; e 12 anni e 4 mesi (anche per altri reati) al pentito mattinatese Antonio Quitadamo, entrambi rei confessi.

Surano è stato condannato nel processo abbreviato «Omnia nostra» a 3 anni e 4 mesi per mafia quale affiliato al clan Raduano: arrestato il 3 maggio 2018 quale custode di un arsenale, si pentì il 15 gennaio 2020. Il foggiano Verderosa si pentì il 18 dicembre 2019, confessando di aver fatto parte negli ultimi 8 anni del clan Moretti della «Società foggiana» occupandosi anche di omicidi. Con i loro interrogatori salgono a 4 i collaboratori di Giustizia sentiti nel processo in corso dal 3 febbraio; in precedenti udienze furono interrogati Della Malva e il compaesano Orazio Coda; nella prossima udienza del 22 dicembre sarà di scena un altro pentito, Andrea Quitadamo, mattinatese soprannominato «baffino» come il fratello Antonio; quest’ultimo, reo confesso dell’omicidio Trotta, verrà interrogato in una successiva udienza.

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