FOGGIA - «Sono Giusy Gaudiano: non vedo mio padre Romeo dal 7 novembre; 2 giorni dopo è partito in autobus per Napoli dove l’11 è stato controllato dalla Polizia in zona stazione; su Tik tok una persona m’ha detto d’averci parlato sempre a Napoli domenica 19. Non ha un telefonino, sono molto preoccupata perché non si è mai allontanato di casa in passato; perché l’ultima volta che abbiamo parlato era molto depresso; perché il 20 novembre prima sconosciuti hanno bussato a casa di mia nonna dove vive papà chiedendo di lui e dicendole che se mio padre non avesse saldato il debito lo avrebbero pestato, poi a mezzanotte dello stesso giorno uno sconosciuto con accento foggiano ha telefonato a nonna per dirle che era inutile cercare mio padre perché è morto: ho riferito tutto questo alla Polizia. Tramite la Gazzetta rivolgo un appello a chiunque abbia notizie, di contattare il 113».
Romeo Gaudiano, tatuatore foggiano, 50 anni, è alto 1.65, molto magro, capelli neri e corti, porta occhiali da vista, ha tatuaggi su braccia e gambe, una cicatrice allo zigomo destro. Abita con i genitori al rione Candelaro; un familiare lo accompagnò il 9 novembre alla stazione intermodale dove salì sul bus per Napoli; ha problemi di salute e deve soldi a non meglio precisate persone. «La famiglia è molto preoccupata - commenta il loro legale, l’avv. Fortunato Rendiniello - Romeo Gaudiano in un passato molto remoto ebbe problemi con la Giustizia con accuse di furto, truffa e armi, ma ripeto si tratta di vicende molto datate».
«Il 7 novembre andai a trovare papà a casa dei nonni - riprende il racconto la figlia Giusy - non mi disse che sarebbe partito per Napoli; l’ho saputo nei giorni successivi, informò i familiari che sarebbe andato da un’amica che ho rintracciato sui social: ha escluso di averlo visto. La Polizia m’ha informato che è stato controllato da una pattuglia a Napoli l’11 novembre; dopo un mio appello su Tik tok mi ha contattato una signora dicendomi che il marito il 19 novembre aveva incontrato a Napoli vicino via Toledo mio padre, che non conosceva: avevano chiacchierato e lui gli aveva riferito di fare il tatuatore. Poi nonna mi ha informato delle minacce al citofono e della telefonata anonima».